In una grande sala, era stato allestito un banchetto, con tavoli lunghi e disposti su file e colonne, imbanditi, e sedie, su cui erano sedute tantissime persone, dalle varie età ed aspetto, chi uomo, chi donna, bambini e ragazzi, dall'aspetto piú cupo a quello piú allegro. Stavano tutti chiacchierando sommessamente, ridendo o discutendo su qualche argomento, ma sembravano tutti festeggiare qualcosa. Erano perlopiú agghindati per una festa tra ragazzi, in borghese, senza alcun abito particolare. Il brusio era terribile, cosí fastidioso da farmi venire il mal di testa.
E, in fondo alla sala, c'era un tavolo, molto piú lungo degli altri, vuoto, con qualche fiore colorato sopra la tovaglia bianca, disposto in orizzontale, al contrario di tutti gli altri tavoli, disposti in verticale. Era elevato, su un piccolo palchetto, a cui si poteva accedere solo salendo qualche gradino. Seduta a quel tavolo, la rossa stava osservando la moltitudine di persone che stava prendendo parte al banchetto. Mentre gli altri mangiavano, lei non faceva che sorridere gentilmente e parlare con chi le rivolgeva la parola.
Avanzai lungo il fianco lungo della stanza, affianco ai tavoli, fino a raggiungere il piccolo palchetto.
Non riuscii nemmeno a cominciare a salire i gradini, che la rossa mi vide e si alzó, venendomi incontro. Era vestita con il suo solito mantello rosso e il vestito bianco, come il mio, semplice e lungo, che le accarezzava i fianchi. Sembrava che facesse di tutto per somigliarmi. Cominciava a darmi fastidio."Eccola." esordí lei, sorridente, prendendomi una mano.
Ero tentata dal ritrarla, mantenendo un atteggiamento imparziale con lei, ma, allo stesso tempo, avevo voglia di sentire come avrebbe continuato.
"Lilith, ti presento il Capitano." si mise di lato, allungando il braccio libero verso i gradini, su cui stava scendendo un uomo vestito elegantemente, con giacca nera e pantaloni abbastanza eleganti da fare invidia a quelli di Dimitri.
I capelli erano pettinati all'indietro, i suoi occhi erano a dir poco sconvolgenti. Non mi colpivano per il fatto che fossero profondi, scuri, o con uno sguardo particolarmente intenso, come se avesse voluto sbriciolarmi da un momento all'altro. Ci eravamo già visti. Ed entrambi ci ricordavamo l'uno dell'altra.
Levai la mano da quella della rossa, improvvisamente indifferente a tutto quello che stava succedendo.
Quando il capitano arrivó alla fine dei gradini, incrociai le braccia al petto e lo squadrai, osservando il suo completo elegante. Nessun farfallino, nessuna cravatta, solo una camicia bianca gli copriva il collo."Sí, lo so, ci conosciamo." dissi, secca.
Non avrei usato parole gentili e carine con lui: aveva fatto sí che venissi catturata, che Dimitri venisse catturato.
A quanto pareva, anche lui ricambiava il sentimento: le scintille di rabbia, nei nostri occhi, si scontravano a piú riprese.
La rossa giró la testa verso il capitano, con un sorriso dolce."Avró bisogno di piú tempo." disse, come scusandosi con il Capitano.
"Piú tempo per cosa?" intervenni, sospettosa.
Di che cosa stanno parlando?
Il Capitano le rivolse un sorriso gentile.
Traditore.
Ma noi non eravamo mai stati alleati. Aveva tutto il diritto di parteggiare per la rossa. Sembrava, anzi, che fosse la ragazza a dettare gli ordini, o che fossero fidanzati.
La rossa si voltó verso di me, mantenendo quell'atteggiamento gentile, che non le si addiceva."Presto imparerai a comportarti come una ragazza di alto rango. So che è difficile per te, ma mi piacerebbe che ti impegnassi, per riuscirci. Essere cresciuta nel ceto medio-basso non ti ha fatto bene." insinuó, prendendomi entrambe le mani nelle sue, e sorridendomi come una madre fa con una figlia.
Essere cresciuta nel ceto basso?! Chi si credeva di essere? Si comportava come se mi conoscesse da sempre, ma, in verità, sapeva a malapena come mi chiamavo. E non sapevo nemmeno come faceva a sapere anche solo quella piccola informazione, su di me."Io non faró proprio niente, se non mi dici, prima, chi sei." la sfidai, ritraendomi e levando le mani dalle sue.
Non seppi decifrare la sua espressione. Era un misto di confusione, eccitazione, gioia e paura."Come desideri." sussurró, sfoggiando un sorriso lugubre.
Per un attimo, mi pentii di averla sfidata. Non sapevo, ancora, che cosa era in grado di fare e dove si sarebbe spinta, per i suoi interessi.
Tornó solamente a guardare il Capitano, poi si alzó la parte anteriore del vestito e salí i gradini di legno.
Il Capitano mi si avvicinó, facendomi irrigidire.
Che cosa voleva da me?
Mi si posizionó dietro le spalle, poi avvertii il suo fiato sul mio collo. A dir poco raccapricciante."Sali." mi esortó, con un tono che non ammetteva repliche.
Feci come aveva detto, imitando la rossa, prendendomi la parte anteriore del vestito e salendo i gradini, fino a quando non fui in cima al palchetto. A quel punto, mi avvicinai alla ragazza, che stava salutando e cercando di attirare l'attenzione della folla.
Quando questa fu in silenzio, cominció a parlare, prendendomi per il polso.
Avvertii improvvisamente lo sguardo di tutti su di me. Sentivo che mi osservavano, che mi scrutavano, che mi esaminavano. Ero un intruso."Signore e signori, grazie per essere venuti. Noi tutti, oggi, stiamo festeggiando il ritorno di qualcuno a noi caro. Diamo il benvenuto a mia nipote, Lilith!" disse, in modo solenne, alzandomi il braccio verso il cielo, come se fossi la vincitrice di chissà quale scontro.
Non riuscii, peró, a concentrarmi sulla folla che applaudiva ed esultava: nipote?!
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Regno ribelle
Vampire2° libro di "Uno di noi" 《Se me l'avessero raccontato, non ci avrei creduto. Eppure, era lí, davanti ai miei occhi. Si muoveva con decisione, sapeva ció le spettava e non si sarebbe fatta problemi a chiedere niente a nessuno. Ma, soprattutto, era vi...