Capitolo 66

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"Non mi fido di lei." commentó la rossa, una volta che i due biondi erano scomparsi dalla nostra vista.
Si giró verso di noi, guardando, con la coda dell'occhio, dietro di sè, per essere sicura che non ci stessero ascoltando. Sbirciai anch'io dietro di lei: eravamo al sicuro.

"Finchè avrà la tua protezione, potrà fare ció che vorrà. Soprattutto dal momento che ha quell'umano con sè." sibiló il Capitano, rivolto alla rossa.
La sua bocca, piegata in una smorfia di disgusto, rendeva il suo viso quasi spaventoso. Sembrava avere le sembianze di un animale.

"Non è un umano quel ragazzo. È un licantropo. Tu stesso l'hai trasformato. E come licantropo deve essere protetto da me." gli rispose la rossa.
Come al solito, parlavano come se io non sentissi la benchè minima parola di ció che si dicevano, cosí provai a sfruttare la cosa a mio vantaggio: rimasi ferma e mi limitai ad ascoltare, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento. Speravo funzionasse.
Da quello che si erano detti fino ad allora, avevo capito che Mike era un licantropo, una cosa che assolutamente non mi era passata minimamente per la testa.
Mike è un umano. Mike non si potrebbe trasformare di fronte ai miei occhi. Come se non l'avessi già visto complottare con i licantropi.
Le loro affermazioni erano ovvie.
Un altro concetto che afferrai era il fatto che era stato il Capitano a trasformarlo.
Potrebbe tornarmi utile. Non sapevo ancora come, ma sarebbe stata sicuramente un'informazione a mio vantaggio.

"Tu mi hai detto di trasformarlo. E so che non sta simpatico nemmeno a te. Quindi, perchè non cacciarlo da qui?" quasi ringhió il Capitano.
Mostró i denti bianchissimi, come se avesse potuto mangiare la rossa con la sola forza della mente. Mi accorsi che il Capitano si era avvicinato a me. Vederlo in quelle condizioni mi fece sussultare, ma cercai di trattenermi, per poter captare ancora qualcos'altro. Deglutii.
Potrebbero cacciarlo di qui. Cosa vuol dire?
Aveva, forse, a che fare con gli uomini che mi avevano appena aggredita?

"Non puoi fare ció che vuoi. Anche tu, come me, hai dei doveri. Se cacciassimo anche lui di qui, si unirebbe ai popoli oltre il limite. Inoltre, Stacey non me lo permetterebbe mai: scapperebbe con lui ed aiuterebbe gli altri popoli a complottare contro di noi. Quella ragazza è sveglia, Capitano. Non sottovalutarla.".
Seguirono momenti di silenzio, carichi di tensione, ma che mi aiutarono a riflettere.
La rossa sembrava persino temere Stacey, non perchè fosse piú potente di lei, ma perchè avrebbe potuto aiutare altri popoli a fare qualcosa contro di loro. Loro chi? Di chi stavano parlando esattamente? E cosa intendevano per limite?
Il Capitano sembrava capire le parole della rossa. Anzi, le condivideva.

"Scusa. È stato solo...." cominció il Capitano, piú rilassato e quasi pentito.

"...un momento di debolezza. È stato solo un momento di debolezza." continuó per lui la rossa, assottigliando lo sguardo, tagliente come una lama.
"Che ti sta succedendo, Capitano?" mormoró, non ferita o preoccupata; al contrario, il suo era un tono di rimprovero.
Dietro di me, sentii il Capitano irrigidirsi, diventare quasi piú freddo.

"Assolutamente niente." chiuse il discorso.
Mi cinse la vita con i fianchi e mi portó via.
Aspetta, cosa succede?
Credevo di aver trovato una buona posizione per poter origliare meglio quell'interessante conversazione!
Avevo imparato di piú con quel piccolo dialogo, piuttosto che con tutte le parole che aveva usato James. Forse, stare con i licantropi non sarebbe stato cosí male.
La rossa non protestó, nel vedere che il Capitano mi stava portando via.
Dato il tempo che avevo passato nella struttura, ormai, qualche percorso sapevo riconoscerlo. Come quello che stavamo percorrendo: quello verso la mia camera. E se c'era un posto che avrei preferito non vedere piú era proprio quella: cominciava a diventare un po' troppo piccola per i miei gusti.
Mi schiarii la voce.

"C-Capitano...?" provai a chiamarlo.
Mi suonava strano chiamarlo per nome, dato che era un mio nemico. Poi, mi venne in mente una cosa.
Mi fermai, a forza, puntando i piedi sul pavimento, per far fermare anche il Capitano, che, intanto, aveva continuato a trascinarmi verso la mia stanza, rigido e silenzioso. Non che parlasse molto, ma sembrava che la chiacchierata con la rossa lo avesse cambiato.
Forse, era solo una mia impressione.
In ogni caso, la mia temperanza e la mia fermezza riuscirono a fermarlo, facendolo anche girare verso di me.

"E ora cosa c'è?" domandó, spazientito, fulminandomi con lo sguardo.
Mi fermai, prima di parlare, a guardarlo. Sí, quella chiacchierata l'aveva sicuramente cambiato. Altrimenti, non sarebbe comparsa quella leggera ruga di preoccupazione sulla sua fronte giovane. Quasi, mi sembró di vedergli la barba crescere appena. La sua pettinatura accurata cominciava a sfaldarsi.
Il Capitano si accorse di quest'ultimo particolare e si passó una mano su una ciocca che gli cadeva sugli occhi, rimettendola a posto.
Sí, le parole della rossa lo avevano veramente cambiato.

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