Il sole fuori alla finestra illuminava gli occhi ancora assonnati.
Ero solita sempre chiedermi per quale ragione venissi spinta a impelagarmi in situazioni di cui a posteri mi pentivo.
"Fammi alzare dai..." Bofonchiai con la voce impastata dal sonno. Dormire in un letto non mio era la mia abitudine, ma solitamente ero sola e proprio con Andrea non mi sapevo sentire a mio agio.
Il suo braccio su di me era pesante, nonostante i miei sforzi non riuscii a spostarlo.
"Mmmh Nicole, vorrei possederti proprio ora." Strinse il suo corpo al mio, e con un moto di imbarazzo mi divincolai.
"Devo andare da Fabrizio, ci sono le prove e poi il concerto." Raccolsi i miei vestiti e andai in bagno a fare la doccia.
"Da Fabrizio, sempre lui." Borbottò entrando in bagno con me.
"Sai com'è, lavoro per lui." Il sarcasmo regnava sovrano dentro di me. Sapevo che stavo per affrontare il pericolo a muso duro, ma non mi sarei sottomessa.
Dopo una doccia velocissima, mi vestii con dei jeans strappati e un top fiorato bianco.
"Ci sentiamo." Lo salutai infilandomi il giacchetto di pelle nero posato sulla sedia.
"Se vengo a sapere che te la fai con quello, ti rovino questo bel faccino. Intanto questo è preventivo." L'impatto della sua mano contro il viso mi lasciò frastornata.
Sapevo che non era innocuo, ma quel gesto mi lasciò impaurita e senza alcun dubbio, anche un po' intimorita.
"Ora sparisci." Mi lanciò la borsa fuori e mi spinse chiudendomi la porta alle spalle.
Non che non volessi dar peso all'accaduto, ero come sotto effetto di una potente ipnosi.
Non riuscivo a rendermi conto di ciò che era appena successo.
Mi posai sulle scale tenendomi il viso fra le mani. Il lato ancora bollente mi lasciò uscire qualche lacrima.
Una ragazza scese le scale passandomi vicino velocemente, e poi risalì ancora più velocemente.
"Tutto bene?" Sembrava preoccupata. La mia borsa era ancora a terra con i contenuti riversi sul pianerottolo.
"Ha importanza?" Chiesi alzandomi per rimettere tutto nella borsa.
"Certo. Hai un segno sul viso, e... non ti conosco, ma posso aiutarti?" Mi passò gli ultimi oggetti e il cellulare miracolosamente intatto.
"Grazie. Io sono Nicole." Le strinsi la mano e lei sorrise porgendo la sua.
"Desiree. Dai andiamo, prima che chiunque ti abbia fatto questo ci senta ancora qui." Mi prese sottobraccio scendendo le scale ed io la ringraziai con tutto il cuore.
Non l'avevo guardata neanche in faccia per ricordare il viso di chi mi aveva aiutata.
"Dovresti denunciare." Asserì andando via.
Avrei dovuto, ma era insieme a tutti gli altri dovrei, nascosto in fondo al cestino delle paure."Ole." Fabrizio mi salutò alzandosi dalla poltrona dello studio.
Dal canto mio, alzai solo una mano come cenno e nascosi il viso dai capelli. Sentivo il fuoco ancora acceso sulla guancia e di certo, con l'amicizia che si era creata con lui, avrei creato situazioni ancora più gravi.
Era un mio problema e lo avrei affrontato da sola, come sempre del resto.
"Nicole, che è successo?" Mi alzò il viso con l'indice, segno che i capelli non avevano fatto il loro dovere.
"Niente, ho..." Cercai una scusa in fondo alle bugie che tutte le donne avevano detto almeno una volta nella mia vita, stando nella mia situazione.
"Che sei caduta contro una cinquina di una merda? Dille a qualcun altro queste cazzate! Io non ci casco." Borbottò ispezionandomi. Rimase immobile e attonito difronte al mio sguardo pieno di lacrime.
Non sapevo se era già successo prima, ma mi fiondai tra le sue braccia così accoglienti da farmi perdere il senso del tempo e dello spazio.
Di colpo non faceva più male lo schiaffo, e la paura scomparve.
Chiusi gli occhi contro il suo petto, lasciando che le lacrime restassero al sicuro, ma senza un risultato.
Le sue braccia intorno a me, risvegliarono la mia mente dall'ipnosi e anche se non volevo, stavo rivivendo quei momenti a ripetizione nella mia testa.
"Piccola." Sussurrò accarezzandomi i capelli. Lo guardai e quella vicinanza mi fece rivivere ogni momento in cui ero sicura di amarlo.
Mi ero totalmente innamorata di lui, e sebbene non riuscivo a dirglielo, sapevo che quando lo nominavo o lo nominavano si vedeva.
Il mio mondo prendeva tutta un'altra sfumatura di colori più accesi.
In quello spazio così confortante, mi chiesi per quale ragione se non era destinato a me, io mi sentissi così tanto a casa.
"Non devi dirmi cosa sia successo, ma sappi che io sarò qui ogni volta che vorrai parlarne." Sussurrò mentre i ragazzi entravano rumorosamente nello studio.
Asciugai le lacrime con il dorso della mano, e mi staccai da lui annuendo.
Lui c'era e tanto bastava per star bene.
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Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-
FanfictionAl destino non si riesce mai a scappare. Neanche Nicole c'è riuscita. La storia di un amore travolgente. Lei ha vent'anni è piena di sogni. Ballare per Vasco era sempre stato un sogno per lei. Uno di quelli per cui valeva rischiare tutto. Ce n'er...