Questione Di Scelte

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Mi misi seduta affianco a mia sorella e a Fabrizio, lui mi prese la mano tranquillizzandomi, “Aurò, con papà ci parlo io, ok?” dissi fissandola, lei annuì, “Mancini?” chiamò il dottore, “vai” presi il giacchetto, “vieni?” mi guardò, “arrivo” baciai Fabrizio entrando in stanza con Aurora. “Allora, qual è il problema?” chiese il dottore guardandomi, “ha un ritardo da due settimane e ieri sera ha dato di stomaco… è minorenne e vorrei capire come muoverci” dissi sedendomi, Aurora si sdraiò sul lettino tremante, “Nicole, non mi lasciare sola” disse piangendo, andai da lei, “devo andare un attimo nella stanza accanto, torno fra poco” dissi uscendo, entrai in un'altra stanza, “ciao” salutai Benedetta, la mia ginecologa, “ho fatto una cazzata” dissi sedendomi, “Nicole, devi stare attenta a prendere le pillole alle ore giuste!” mi strillò, “Bene… in realtà io due giorni non l’ho proprio prese” dissi incrociando le braccia, “rapporti?” chiese, “non protetti” risposi, “coito interrotto?” chiese, scossi la testa, “devi pregare che il tuo corpo non se ne sia accorto” rispose seria, “ah” risposi sedendomi meglio, “però Nicole devi stare attenta, che c'hai i punti? Ti mette le mani addosso?” chiese preoccupata, “no, non lui… sono uscita per un po’ con uno, e l’ho lasciato con questo risultato” risposi giocherellando con la sua penna, “tuo padre?” chiese sedendosi, “è a casa…” risposi scrollando le spalle,  “ah, di là c’è Aurora… è nei guai” dissi alzandomi, “cos… che guai?” chiese impaurita, “devo andare di là, ma cerca di richiamare mio padre ok? Sei l'unica donna che non ha tradito, uno spiraglio di speranza daccela” dissi andando verso la porta, “a voi?” chiese ridendo, “ovvio, vuoi mettere che viviamo con la paura che fra qualche anno ce lo dobbiamo mette dentro casa noi?” chiesi ridendo, “Ma va” rise anche Benedetta, la donna per cui mio padre aveva perso la testa. “Vado da Aurora, ti chiamo più tardi” dissi tornando nell’altra stanza, “la situazione è questa” il dottore mi fece mettere seduta, “è grave?” chiesi sedendomi, “no” rispose il medico, “e allora sorrida… che già è tosta doverne parlare con mio padre” dissi provocando la risata di Aurora, “giusto un secondo” mi alzai andando a guardare fuori la porta, Fabrizio era al telefono, la richiusi tornando seduta, “eccomi, scusate” dissi sedendomi, “aspetta un bambino, la ragazza ha manifestato incertezza sul tenerlo, la famiglia gioca un ruolo importante in questo, dovrete cercare di guidarla alla decisione giusta, o altrimenti ci sarà un team di psicologi pronti” disse porgendomi dei fogli, “scusi, ma se il padre decidesse di non essere d’accordo con lei?” chiesi indicandola, “lei deciderà da sola, in quel caso, o comunque ci basta la firma di un familiare” rispose, “grazie mille” mi alzai, grazie a lei” mi porse la mano, “arrivederci” la strinsi, Aurora gli strinse la mano uscendo dalla stanza.
“Che ha detto?” chiese Fabrizio entrando al bar, “Aurora vai a prendere un tavolo, noi arriviamo” dissi prendendo coraggio, “Fabri” sussurrai, lui guardò il barista, “Fab, ascoltami un attimo” dissi tirando un sospiro, “dimmi” rispose guardandomi, “mi sono dimenticata due giorni di pillole…” dissi poggiandomi sul bancone, il barista si avvicinò a noi,” due cappuccini e un succo di frutta alla pesca” ordinai, “cosa stai dicendo… sei… anche tu?” chiese confuso, “no, in realtà no, non lo so… era giusto per informarti… teoricamente la mia pillola è coperta per 48 ore, ma non lo so” risposi portandomi una mano alla fronte, “amore, amore guardami” alzai la fronte, “se lo sei, andrà bene così… se non lo sei, lo sarai” mi accarezzò il viso per poi baciarmi, “tu oggi proprio ‘sta maglietta ti dovevi mette?” chiesi guardandolo con una maglia a mezze maniche bianca attillata, “due cornetti semplici e uno con i frutti di bosco” ordinai al barista, “tutti al tavolo Nì?” chiese il barista, “sì Frà, stiamo là” indicai mia sorella, “perfetto, vai bella, te li porto io” sorrise ed io trascinai Fabrizio che stava guardando il ragazzo in cagnesco, “Nicole, sta arrivando papà, mi ha chiamata, ha detto che avremmo fatto colazione insieme dato che hanno cancellato la sua lezione oggi” Aurora mi guardò impietrita, “va bene, tu taci” dissi sedendomi, “certo che te sei messa i tacchi… neanche potresti stare in piedi” disse Aurora guardandomi, “dettagli” risposi scrollando le spalle.
“Papà” mi alzai salutandolo, “ciao tesoro” mi baciò la guancia, strinse la mano a Fabrizio e baciò la guancia di Aurora, “Papà, ti devo parlare” dissi girando il cappuccino, “ascolto” rispose incrociando le braccia, “senti, non cominciare a sbraitare come sai fare tu, gli errori li facciamo tutti, chi meno gravi chi più gravi… Se tua figlia fosse incinta?” chiesi sotto gli sguardi interdetti di Aurora e Fabrizio, “tu? Ormai sei adulta e vaccinata” rispose, “mmh no” risposi sorseggiando il cappuccino, “Aurora?” tuonò, “Papà, papà, ascoltami ok? Aurora non ha bisogno di scenate dicendole quanto abbia sbagliato, ha bisogno solo di qualcuno che la faccia stare bene, e le faccia capire cosa deve fare” dissi mangiando a metà il cornetto ai frutti di bosco, “ne parliamo in un luogo chiuso?” chiese diventando bordeaux, annuii finendo di fare colazione in silenzio.
“Nicole, papà ora mi ucciderà” Aurora mi guardò implorandomi, “Aurora sto facendo del mio meglio, ma non sono esattamente la figlia migliore per aiutarti con lui…” risposi,  “ma tu l'hai deluso più volte” rispose prontamente, “appunto, so come reagisce” risposi guardando fuori al finestrino, Fabrizio mi posò una mano sulla gamba rassicurante.
“Sto salendo a casa a prendere le mie cose, se vuoi salire parliamo lì, le mie coinquiline non ci sono” dissi guardando mio padre, annuì seguendomi di sopra, aprii la porta andando in camera, “quindi tu pensi sia normale Nicole? Ha sedici anni” urlò mio padre, “diciassette” Aurora lo corresse sottovoce, “sì penso possa succedere, tu non vedi più in là del tuo naso eh! Ti sei mai fumato una canna? Ti sei mai fatto una donna senza impegno? Non rispondere di no. Che tu lo voglia o no, sei stato giovane anche tu” urlai, notai Fabrizio tossire imbarazzato, “tutti abbiamo fatto cazzate, hai sei figli! Sei cazzo! Non mi dire che ci hai voluti tutti!” dissi buttando i vestiti nei borsoni, “non vi ho fatti a sedici anni” urlò, “non sai neanche che ne ha diciassette! Non sai niente di noi! Niente! Però quando c’è da criticare le scelte di vita sei nostro padre! Fai pena!” urlai, “sai che ti dico? Che se lei è questo, è solo perché sta seguendo le tue orme! Niente di concreto! Niente!” urlò anche lui, “cazzo ma lo vuoi capire che ognuno è libero di fare ciò che vuole? Ti ho deluso, lo so, ma anche tu hai deluso me… non farlo a lei… è brutto crescere senza stima per il padre” lo guardai negli occhi, “occupati tu di lei, me ne lavo le mani” disse alzando le braccia, “facile eh? L’aiuterò io... Ma così hai voltato di nuovo le spalle a un figlio” dissi chiudendo le borse, “cosa devo fare? Cosa?” chiese guardandomi,  “sei tu padre, non io!” urlai, “allora te lo chiedo da padre, non so aiutarla, dammi una mano” disse abbassando la testa, “me la tengo qualche giorno se a Fabrizio va bene, la porto io a scuola e la vado a riprendere” dissi prendendo le mie cose, “i tacchi Nicole? Non devi fare sforzi” mio padre mi prese le borse dalle mani, “perché sai fare il padre solo quando ti viene fatto notare che non lo stai facendo?” chiesi andando in salone, “perché solo tu mi crei problemi?” chiese guardandomi negli occhi, “perché sono l'unica con un carattere” risposi scrollando le spalle, “Fabrizio, per te va bene se Aurora starà da voi un paio di giorni? Tempo che aggiustino le cose?” chiese mio padre, “per me non ci sono problemi” rispose tranquillo, “grazie, so che sono stato uno stronzo con te, ma, sei veramente una persona speciale” disse mio padre abbracciandolo, guardai Aurora, “grazie” sussurrò, “ti fermi a pranzo?” chiesi scrivendo un foglio alle ragazze, “no, devo andare a fare dei giri e poi incontrarmi con Benedetta” disse uscendo di casa, Fabrizio prese le borse a terra e lo seguì fuori, “Benedetta? E come mai?” chiesi vaga, “mi ha chiamata questa mattina, non è un caso che voi eravate lì proprio questa mattina” disse mio padre, “mmh, era un uomo il tuo vero?” chiesi a Aurora, lei annuì, “vedi?” dissi ridendo.
Salii in macchina, “ciao papà” dissi, “ciao Nicky, ah… le bugie non le sai dire” disse mettendo in moto, risi chiudendo lo sportello.
“Mi ha scritto Maya, stanno arrivando” dissi raggiungendo Fabrizio sul divano, “quando arrivano vado a trovare i miei figli… devi disinfettare la ferita” disse facendo per alzarsi, “sssh, rilassati” lo spinsi con la schiena sul divano sdraiandomi in mezzo alle sue gambe, “tua sorella sta dormendo?” chiese posando la mano sulla mia spalla, “no sta sul letto con il telefono” risposi posando la testa sul suo petto, lui mi sorrise guardandomi, lo baciai accarezzandogli la barba, lui mi accarezzò i fianchi dolcemente, “no, tranquilli non aprite la porta” Aurora passò davanti a noi, “vitto e alloggio, almeno fa’ da maggiordomo” dissi ridendo, mentre apriva la porta, Maya e Federica entrarono in casa, “sono debole di cuore, sensibile all’amore” Maya si buttò sulla poltrona, “oggi è contenta…” Federica rise, “come mai? “ chiesi, “allora, tu che sei uomo, se uno ti chiede di andare a cena a casa sua è serio?” chiese Maya, “prima uscita?” chiese lui, lei annuì, “fuggi” parlammo in coro, “tu sei troppo pratica” disse Fabrizio guardandomi, lo guardai ridendo, “perché devo fuggire?” chiese Maya, “ti vuole solo portare a letto” risposi, chiusi gli occhi sotto le sue dita delicate sul viso. Rimasi in silenzio cullata dal dolce tocco e il chiacchiericcio. “Sta dormendo?” chiese Federica, “non lo so” rispose Fab, mi girai verso di lui infilando una mano tra le sue gambe e un braccio lungo il suo fianco, sentii il rumore di una foto scattata, “scusa, è che eravate troppo carini” rise Maya, lui mi abbracciò mettendomi le mani sopra i passanti dei jeans, “Fabri, se devi andare vai” farfugliai, “fra poco vado” rispose sorridendo, “Aurora?” chiesi girandomi, “qui” rispose giocherellando con un pacchetto di sigarette sul tavolo, “dai, vado… sento anche se qualcuno mi accompagna a recuperare la tua macchina” disse alzandosi, “le chiavi stanno nella borsa” dissi posando la testa sul cuscino, “sì, tutto bellissimo, ma tu devi fare una cosa, e pure io, vieni” mi chiamò, mi alzai seguendolo in camera da letto, mi sdraiai alzando la maglietta, “oh, Fabrì fa’ piano che mi fai male” dissi fissandolo, “dai, prendi” mi passò la boccettina del disinfettante, lo guardai togliermi la garza, “mo’ sta’ ferma sennò ti faccio male” disse armeggiando sulla ferita, “dammela” Fab prese la boccettina, “aaaah” urlai per il bruciore, mi mise il cicatrizzante e mi abbassò la maglietta dedicandosi al braccio, “no” quando era il momento di mettere il disinfettante lo ritirai, “dai, Ole, questa è meno profonda” disse mettendo il disinfettante, urlai dal dolore, “no, basta, basta” mi alzai, “fermati” disse ridendo, “perché ridi?” chiesi con gli occhioni, “perché sei carinissima” rispose prendendomi per le guance, “tieni” porsi il braccio girandomi, mi mise il cicatrizzante e la garza. Tornammo in salone dagli altri, “era molto equivoco il vostro dialogo di là” disse Maya ridendo, “sarebbe stato molto meglio” risposi sedendomi sul divano, Fabrizio si girò guardandomi, “che c’è?” chiesi toccandomi la benda che ancora bruciava, “sì può sempre rimediare” rispose prendendo il cellulare e il portafogli sul tavolinetto, alzai un sopracciglio, “bene, me ne vado, sta’ attenta ok? Ti serve qualcosa?” chiese avvicinandosi,  “no, non mi serve niente” risposi alzandomi, “ma vai piano, stai attento e…” mi bloccò baciandomi,  “Ole, non sto andando in Afganistan” rise dandomi un bacio, “sì, ma sta’ attento lo stesso” dissi spingendolo, “va bene, tornerò fra un po’, se volete rimanere a cena fra un po’ scogelate la carne, altrimenti… non lo so, Nicole vedi tu… vado” mi baciò di nuovo uscendo.
Fuori in balcone tirava vento, l’aria estiva ci stava accarezzando, mi misi seduta su una sedia con le ginocchia al petto, Maya e Federica stavano cercando di aiutare Aurora. “Più che altro, tu lo vuoi?” chiese Maya, “devi riflettere” Federica le accarezzò i capelli, “sssh” sbottai buttando fuori il fumo, loro mi guardarono, “devi parlare con lui, le cose si fanno in due, lui deve sapere” dissi seria, “scusa? Se tu fossi rimasta incinta e fossi confusa sul tenerlo o no ne parleresti con lui?” chiese Aurora, “certo, diciamo che se non ce lo metteva tu non ce lo trovavi… quindi è problema suo quanto tuo” risposi alzandomi, “ma che hai? Sono ore che sei silenziosa, c’è qualcosa che ti turba?” Federica mi guardò preoccupata, “no, sto bene” risposi continuando a fumare, “se ne sei sicura” rispose annuendo. In realtà ero solo preoccupata per Aurora, non era capace neanche di andare a scuola da sola, figuriamoci di avere un figlio. Guardai il cellulare, un messaggio di Fabrizio, “amore, come va? Fra poco torno, sto andando a prendere la tua macchina con Alessandro…” lessi ad alta voce, mandai un messaggio vocale, “tutto bene amore, stiamo qui… rimangono a cena e poi dopo cena devo passare da papà a prendere lo zaino di Aurora” lo mandai, passarono pochi minuti che mi arrivò la chiamata, “chiamalo, ci vado io a prenderlo, dove vai tu di sera” disse in vivavoce, “tu devi tornare qui e poi andare lì?” dissi avvicinandomi il telefono sulle gambe, “capirai” rispose, “dai, ora lo chiamo” dissi giocando con i capelli, “va bene, come ti senti?” chiese, “bene” risposi tranquilla, “sono passato in farmacia” sentii che aveva inserito la freccia, “Fabrì che devi dì? Sei in vivavoce” risi, “vabbè te lo dico dopo” rise anche lui, “anzi, te lo faccio vede’ dopo” rise di nuovo, “mmh” mi schiarii la voce, “senti, sto guidando la tua macchina, ma quando pensi di mettere benzina? E soprattutto quando pensi di far vedere ‘sto volante?” chiese impaziente, “perché a quanto sta la benzina” chiesi confusa, “è appena entrata in riserva” rispose, “aaaah, tranquillo va avanti per altri tre giorni così” risposi ridendo, “ma sei seria? Cioè tu non sei normale” disse nervoso, “mi scoccio” risposi sbuffando, “aspetta un attimo” disse fuori dal finestrino, poi lo sentii parlare con qualcuno fuori dalla macchina e accostarsi il telefono all’orecchio, “no” lo sentii dire, “ma con chi stai parlando?” chiesi, “no, non lo voglio. No, non mi serve il vetro pulito, ma è pulito, senti per piacere” sbottai a ridere, “stai litigando con il ragazzo che sta al self?” chiesi ridendo, “che palle, vabbè fa come te pare, sì Nicole” rispose scocciato, “devo dire che sei molto paziente” risposi, “glielo ho detto mille volte che non me lo doveva pulì, tieni” intuii che gli stava lasciando la mancia, “comunque sono quasi arrivato, ci vediamo fra cinque minuti. Salgo su a portarti le chiavi” disse tranquillo, “va bene, mi porti su anche i trucchi che stanno sotto il sedile del passeggero?” chiesi, “dicevo che mi sembrava strano non ci fosse ombra di nulla in questa macchina” rise, “non approfondire le ricerche” risi, “dai, ti aspetto” dissi, “arrivo” attaccò. “Quindi…” Aurora fece segno del sesso, “no, scusa, ma pensi che siamo asessuati?” chiesi ridendo, “lui no, tu… ti facevo più tonta” disse ridendo, “ma vattene” dissi ridendo. La porta si aprì, “amore” lo chiamai, “ma chi è Nicole?” chiese il suo amico guardandoci tutte intorno al tavolo, “secondo te chi può essere?” chiese Fabrizio facendo segno di star zitte, “lei è piccola Fabrì te denuncio” indicò Aurora, “infatti no” disse lei ridendo, “lei no, non è il tuo tipo” indicò Federica, “lei mi auguro di no” indicò me, “è lei” indicò Maya, “perché lei ti auguri di no?” chiese Aurora ridendo, “perché sei…” Fabrizio lo guardò a lungo a braccia conserte,” è lei ve’?” chiese ridendo, annuii, “piacere, Nicole” dissi alzandomi, “che poi non sei per niente sveglio, t'ho detto che le hanno messo i punti…” Fabrizio mi alzò il braccio, “comunque ciao piccola” mi baciò dandomi le chiavi della macchina, “quanto ti devo dare?” chiesi alzandomi, “ma di cosa?” chiese entrando dentro, “della benzina” risposi, “va bene così, andiamo a prende quelle cose, vuoi venire Aurò? Così se mai ti prendi quello che ti serve” Fab le mise un braccio intorno al collo, “è piccolaaaaa” urlò Alessandro, “Ma è mia cognata deficiente” rispose ridendo, “ci vediamo dopo” disse chiudendosi la porta alle sue spalle.
Aurora si portò tutte le sue cose, le sistemò nella stanza e tornò in salone. “Allora? Siete fidanzate?” chiese Alessandro, io e Fab ci guardammo in cucina, “non cominciare a essere molesto” urlò Fabrizio prendendomi per i fianchi, “ora torno, tu rimani qui” disse andando in salone, la casa si riempì dalle note di Rino Gaetano, “a mano a mano… è una persecuzione” risi vedendolo entrare in cucina, “ma dammi la mano, e torna vicino, può nascere un fiore nel nostro giardino” cantò prendendomi la mano per farmi girare, “così mangiamo fra due mesi” dissi ridendo, iniziò E Berta Filava, cominciò a cantarla mentre io presi a pelare le patate da fare al forno, mi prese i fianchi ballandomi dietro, “cos’hai oggi?” chiesi ridendo, “sto bene” rispose abbracciandomi da dietro, posò le mani sul seno muovendole, “ieri ero intoccabile, oggi?” chiesi azzerando ancora di più le distanze corporee tirandomi indietro, “oggi ti voglio da morire” rispose mordendomi l’orecchio, “mmh” mi girai verso di lui baciandolo, mi alzò da terra, “non sento cucinare” urlò Alessandro, “allora vie’ te” rispose Fabrizio, lo guardai stupita di come aveva risposto, mi mise giù ridendo, prese la carne buttandola nella teglia affianco alle patate, “Sto mettendo una canzone” disse Maya, mise una canzone reggaeton, cominciai a ballare mentre cucinavamo, “fermati” disse Fabrizio guardandomi, “sto bene” dissi alzando gli occhi al cielo, “non è quello il problema” rise, andai in salone ad apparecchiare, “fai la ballerina tu?” chiese Alessandro, annuii, “verrò a vederti” disse ridendo, “ma conosci almeno una di quelle gnocche che stavano a Modena Park? Io me lo so visto in televisione… mamma mia” disse sedendosi sul divano, “c’era una che era…” proseguì, “vedi che devi fa’” Fabrizio posò le bottiglie al centro del tavolo,  “c’era pure lei a Modena” disse serio, stava perdendo la pazienza, “davvero?” chiese stupito, annuii, “come darti torto” guardò Fabrizio ridendo, “non sto ridendo” disse mettendo le posate a tavola, Maya e Federica lo guardarono divertite, Aurora guardò me fissandomi, mi schiarii la voce abbracciando Fabrizio, “rilassati” sussurrai, “più di così?” rispose abbracciandomi, “sì, più di così” risposi, “sei riuscita a capire quella cosa?” chiese stringendomi, “no” risposi, “senti, mi sta mandando al manicomio questa cosa, c’ho pensato, ho guardato i miei figli, inizialmente non ero per niente convinto di averne un altro, non adesso… ma oh, non lo so se è stata la voce tenera di Anita o gli occhioni o lo sguardo felice di Libero quando mi ha visto, ma io ho pensato che tre fosse un numero bellissimo” disse baciandomi, sorrisi, “ti amo da impazzire” disse stringendomi al suo petto, “anche io” risposi lasciando le lacrime, “prendo le sigarette” disse allungandosi sul tavolo, poi mi portò fuori, “che succede?” chiese accarezzandomi, “non lo so, è l’insieme delle cose…” risposi accendendo la sigaretta, mi misi seduta, “in farmacia ti ho comprato le pillole, ho visto la ricetta che avevi in borsa” mi asciugò le lacrime, “tu non lo vuoi un figlio vero?” chiese dolcemente, “sinceramente?” chiesi alzando lo sguardo, lui annuì, “no” risposi, “quando vorrai, se vorrai” rispose, “eh no, non è che decido io… se viene viene” risposi vedendo che erano tutti girati verso di noi, “tua sorella ha capito cosa vuole fare?” chiese facendomi appoggiare la testa sulle sue gambe, si poggiò con la schiena al tavolo, “no, tu che gli consiglieresti da sorella?” chiesi, “da sorella?” chiese ridendo,  “dai, hai capito che voglio dì” risi, “io consiglierei di tenerlo, lo può sempre dare in adozione… ma io ragiono da padre, non oso immaginare se non fossero nati” disse guardandomi, “ma se Anita ti dicesse di essere incinta?” chiesi alzandomi, “senz’altro ammazzerei chi l’ha toccata… proprio le basi” disse prendendomi per i fianchi, e poi le direi che la decisione è sua, ma io rimango al suo fianco” rispose tranquillo, “quindi?” chiesi confusa, “quindi Nicole, le cose ormai sono fatte, qualsiasi cosa decida segneranno la sua vita, perciò da qui in poi tu non puoi più sollevare i suoi pesi, deve crescere e decidere, sbagliando? Può essere! Ma la decisione deve esse sua” disse tranquillo, “hai ragione” convenni. “che facciamo ceniamo?” chiese Maya affacciandosi, “sì, arrivo” disse Fabrizio spostandomi, “ei, guardami” disse asciugando le ultime lacrime, “qualsiasi scelta voglia prendere, io sono con lei” disse entrando dentro, capii che non si riferiva più a mia sorella. Sentii il sangue gelare, non avevo mai affrontato questo tipo di problema.
Guardai mia sorella spensierata, entrai dentro sedendomi sulla poltrona, ci avrei pensato a un figlio.
L'avrei fatto.
Ma non adesso.
Non così.

Ps:
Perdonate gli eventuali errori, ma sto scrivendo dal cellulare 😘

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora