Modena Park

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 "Guarda la gente" Valentina si sporse, "stiamo partecipando a qualcosa di epico" India era impaziente di cominciare, "stiamo scrivendo un pezzetto di storia ragazze" Marika ci prese per le spalle, "giusto per rilassarci un po'" bofonchiai. Per me, ormai aveva più di un valore, avevo concentrato tutte le mie forze solo ed unicamente per questo, ero più forte, ero più determinata. La concentrazione era sempre alle stelle. Volevo solo che lui vedesse cosa mi aveva fatto, mi aveva resa solo più determinata. Imparai ad amarmi, e ad amare ciò che viene dalla mia fatica. Strinsi i lacci delle scarpe guardando le altre ragazze. Sentivo bisogno di lui, ora e adesso. Non è vero, Nicole.Pensai. Ce le la farai, anche senza di lui. Mi promisi.

"Ehm, chi è Ole?" un ragazzo sulla porta lo chiese, non mi girai, "Ole? Chi è Ole?" chiese di nuovo a voce più alta, India mi indicò, "è lei" mi spinse dal ragazzo, "vieni con me, ti cerca un uomo" il concerto si stava per aprire, "Nicole" Fabrizio era stupito di vedermi, "ciao" incrociai le braccia, "devi salire sul palco?" chiese sentendo la musica, "abbiamo cinque minuti, perciò non li sprecare" risposi, "Senti... io..." mi baciò, mi allontanai di scatto, "ma sei matto? Ripiombi dopo mesi e cosa fai? Mi baci? Ma... Tre minuti Fabrì. Tre" dissi guardando le ragazze, "io ti amo, ho fatto una cazzata ok? Forse la più grande negli ultimi tempi, ma non volevo mandarti via dalla mia vita. Sono stato un'idiota perchè non ho capito che tu mi amavi, e che però ami anche il tuo lavoro. Spero che con questi tre minuti che ti ho ruba..." lo interruppi, alzando una mano, "cazzate" girai il volto di lato, "credimi. Ho capito che senza te non credo che nient'altro abbia senso, che la sera mi sono addormentato tutte le notti con il tuo profumo nelle narici, e la mattina mi svegliavo con il tuo sorriso impresso nella mente. Ricordo di aver pensato che i minuti non passavano, e i giorni correvano. Ti amo, sarò egoista a volere una ragazza di vent'anni nella mia vita, ma voglio farlo, perchè senza di te, mi sono accorto che la mia vita è più buia. E che nessuno la sera mi dà la buonanotte, e che il buongiorno non ha mai avuto così tanto senso, da quando me l'hai detto tu" lo bloccai, "devo andare" sorrisi, "lo so" sorrise anche lui, "ma?" chiese, "rimani" sorrisi di nuovo, "quindi?" chiese confuso, "ti amo" urlai allontanandomi, corsi sul palco.

Ballai per ore, ed era vero, qui si fa la storia, mai frase di Vasco fù più vera, si respirava aria di festa, aria di quiete e pace. Era tutto perfetto. La stavamo scrivendo con ogni singola nota, con ogni singolo passo, ad ogni battito di ciglia. Eravamo tutti lì. Tutti per scrivere una pagina comune della nostra storia. Ognuno che la viveva a modo suo, ma eravamo tutti lì. Tutti per quest'uomo certo timido, ma con una grinta paurosa. Era il sogno dei sogni, essere sul palco con lui, essere su quel palco con lui. Ce l'avevo fatta. Ce l'avevamo fatta. Finalmente potevo essere orgogliosa di me. Avevo raggiunto uno dei miei obiettivi, avevo realizzato un sogno, e non un sogno qualsiasi. Il sogno di quando si è piccoli. Da quando da piccola mio padre ascoltava Albachiara, immaginavo di essere sul palco con lui. I sacrifici ripagano sempre. Mi avevano quasi fatto perdere Fabrizio. Ma ero qui. Lui era qui.

L'allineamento dei pianeti segna sempre qualcosa di catastrofico nella mitologia, ma ero sempre stata autodistruttiva. Avevo sempre bisogno di farmi del male se stavo bene, eppure questa volta non ne avevo bisogno, non volevo star male. Finalmente stavo bene. "Vuoi dirmi che c'è tra voi?" chiese India interroppendo il mio flusso di pensieri andando dietro le quinte alla fine del concerto, "quello che c'è tra te e il tuo fidanzato" risposi sorridente, "ciao" lo baciai, lui mi alzò da terra stringendomi, "ciao amore" sussurrò. "Andiamo a casa?" chiesi scendendo le scalette, "mmh? Casa? E come?" chiese, mossi le chiavi della macchina nella mano, "vuoi fartela ora con la macchina?" chiese, annuii, "sei matta?" chiese ridendo, "facciamo un po' per uno" risposi, "quello indubbiamente, ma tu volevi guidare da qui a Roma da sola dopo aver ballato tre ore?" chiese arrabbiato, "sì" risposi, "oddio, menomale che so' venuto io" si portò una mano alla tempia, "Fabrì, se me la fai soffrire, ti faccio male" India si avvicinò sussurrando, "no, giuro" Fabrizio rise, "stiamo aspettando qualcosa o possiamo andare?" chiese incrociando le braccia, gli toccai le braccia sfiorandole, "possiamo andare..." dissi soave, "perchè fai la maliziosa?" chiese stringendomi, "mm" scrollai le spalle allontanandomi, presi le mie cose e andai verso l'uscita, "ciao" salutai tutte, "ciao" Fabrizio dietro di me, "cazzo fai? Saluti... muoviti" lo tirai, "sei addirittura così gelosa?" chiese ridendo, "bhe?" chiesi seria, "mi piace" rispose accarezzandomi il mento, "tieni" gli tirai le chiavi della macchina mettendo la borsa nei posti dietro.

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora