L'istinto primordiale di spegnere la radiolina, ma la maturità di non farlo.
"Papà!" La voce di Charlotte era talmente nitida, da farmi sgomitare."Ti sta chiamando tua figlia." Farfugliai contro il cuscino.
"No, s'è sbagliata, vuole te." Bofonchiò richiudendo gli occhi.
"PAPÀ!" L'urlo mi sconvolse. Come faceva un corpicino così piccolo a tirare fuori tutto quel fiato, per me era ancora un mistero.
"No no, ce l'ha proprio co te. Zero fraintendimenti." Risi passandogli gli indumenti.
"Questo non è mio." Mi passò il mio intimo ridendo.
"Oh Papà!" Urlò di nuovo la bambina.
"Eh 'n'attimo!" Borbottò Fabrizio. "Tu chi sei?" Mi indicò ridendo.
"Scemo." Borbottai posando la testa contro la spalliera del letto, guardandolo uscire dalla stanza.
"La mia bambina." Tornò nella stanza, stringendo nostra figlia tra le braccia. Quella scena la vedevo praticamente sei sere su sette, eppure ogni volta mi rendeva felice. Avevamo costruito qualcosa di bello, e potevo ritenermi fiera di questo.
"Papà no dormo io." Lamentò Charlotte.
"Se n'eravamo accorti. Fidate." Sbuffai affondando la testa nel cuscino.
"Amore." Fabrizio mi riprese divertito. "Che è successo, Charlie?" Domandò alla creatura, che lo guardava incantata.
Lei non rispose affondò il visetto paffuto contro il petto di suo padre. Era il suo modo di chiedere protezione, ed io avevo imparato ad amare, come fosse dipendente da lui."Mamma?" Contro la pelle di suo padre, uscì la voce ovattata.
"Sono qui, amore mio." Allungai una mano, prendendole la manina. "Dimmi." Alzai il viso dal cuscino, per vederla e lei mi guardò con gli occhioni enormi.
"Occole." Quell'espressione dolce, che a me faceva sempre mancare il fiato. La strinsi forte, accarezzandole i capelli corvini. La sua mano afferrò i miei capelli, tirandoli verso di lei.
Su questo, non era cambiata per niente dalla sua nascita."Aia Charlie, te e sto vizio balordo." Lamentai togliendole i capelli dalle dita.
"Ao." Fabrizio mi guardò di traverso.
"Che c'è? A te non lo fa." Mi giustificai, sotto lo sguardo mortificato della bambina.
"Mamma è stronza." Fabrizio sorrise alla bambina ed io mi portai una mano in faccia.
"Fabri', questa ripete tutto." Disperata strofinai la mano sul viso.
"'Onsa?" Ripeté Charlotte.
"No, amore non si dice." Fabrizio la riprese ridendo. Lei si portò un indice fra le labbra, come a domandarsi cosa avesse fatto. "Come ti dice papà?" Domandò girandosi verso di lei con il corpo.
"Ti amo tanto." Ripetè la bambina stringendosi a lui.
"E tu? Tu mi ami?" Fabrizio la strinse e lei annuì. "Tì." Sussurrò sorridendo.
"E a me?" Domandai avvicinandomi a loro. La bambina mi guardò senza rispondere.
"Non mi ami a me?" Mi finsi triste e lei mi saltò al collo, abbracciandomi.
"Non hai risposto, puzzetta." Le feci il solletico sulla pancia e quella risata inondò la stanza.
"Ti amo. Tanto." Ammise dandomi un bacio sulle labbra.
"Mmmh. Così va meglio." Posai il viso sul cuscino e tutti e tre, sembravamo essere combattuti su chi guardare. La mia mano, si muoveva fra i capelli della bambina, mentre quella di Fabrizio era posata sul mio fianco, ad abbracciare entrambe.
STAI LEGGENDO
Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-
FanfictionAl destino non si riesce mai a scappare. Neanche Nicole c'è riuscita. La storia di un amore travolgente. Lei ha vent'anni è piena di sogni. Ballare per Vasco era sempre stato un sogno per lei. Uno di quelli per cui valeva rischiare tutto. Ce n'er...