Supponiamo un amore.

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Fabrizio's Pov.

"Cerco la pac..." niente, non riuscivo più a trattenere l'emozione che mi aveva accompagnato in tutto quel lunghissimo tempo. Era il momento di fermarsi. Di godermi ciò per cui avevo faticato. Mi concessi di crollare. Tutte le sconfitte. Tutte le porte chiuse in faccia. Tutto quello per cui avevo combattuto, era stato meno, molto meno di tutto questo. L'amore e la realizzazione del sogno di una vita. 

Lasciai il palco a malincuore. Sapendo benissimo che era troppo per me.

Il suo profumo, i suoi capelli. Il suo abbraccio stretto a me. "Ce l'hai fatta, ce l'ha..." la interruppi. "Ce l'abbiamo fatta. Tutti quanti. Compresa tu che stavi lì sotto." Sussurrai al suo orecchio stringendola forte a me. Tutto quello di cui avevo bisogno era lei in quel momento. Qualcuno che aveva creduto in me da sempre. La donna che era stata al mio fianco per anni, senza che lo sapessi. "Dio. Tutto stupendo." Mi accarezzò i capelli. "Amore mio." La strinsi a me, forte. Avevo bisogno di lei. E non volevo più commettere errori. Volevo dirglielo ogni minuto quanto lei era diventata necessità per me. Mi sentii egoista ad essere felice di non doverla condividere con altri. Anche se c'era chi voleva stare al mio posto. E te credo. Pensai mettendola giù.

Andai a salutare i ragazzi dietro a quelle transenne. Quelli che in tutti questi anni mi avevano regalato il loro amore, e le speranze. Avevamo condiviso un sogno. Sentirli ringraziarmi, sentire il loro affetto, era ciò per cui continuavo a nutrire lo stesso entusiasmo di un tempo.

Quando tornai in camerino aprii la porta, e tutti i sguardi volarono dritti a me. Una cosa sola vedevo. Anita seduta a terra con le manine su Charlotte. E Nicole che le guardava con un il suo bellissimo sorriso. Camminai verso di loro. "Anì... per terra?" Chiesi ridendo. "Papà." Lei mi saltò in braccio felice. La presi al volo stringendola. "T'ho dedicato una canzone all'Olimpico, va bene o devo tornà a Sanremo?" Chiesi ridendo. "Vabbè... va bene và..." Rispose stringendosi al mio collo. Mi misi seduto affianco a Nicole con Anita fra le braccia.

"Com'è andata?" Chiesi in cerca di conferme. "Benissimo... Franco ha cantato tutto il tempo... Considerando che l'ultima volta che è andato a un concerto erano gli anni '40..." Benedetta lo prese in giro. "Bene, pà." Libero mi guardò negli occhi e sapevo benissimo, cosa volesse dire. Lo guardai stupito senza rispondere. Lui mi venne ad abbracciare. "Grazie. Grazie mille." Feci fatica a mantenere le lacrime, ma dovevo. "Perché hai pianto, papi?" Chiese Anita accarezzandomi dolcemente il viso. "Perché era importante..." Risposi tranquillo. Lei mi guardò perplessa ma sembrò capire. 

"Che voce hai?" Chiese Nicole prendendomi la mano. "Non ce l'ho." Risposi con un filo di voce. Ero stremato. Stanco. Distrutto. Come se avessi lasciato metà parte di me a ognuno di loro, ma ero proprio soddisfatto di non essermi risparmiato niente; avevo come l'impressione di essere riuscito a lasciare un ricordo. Indelebile non lo so, ma un ricordo l'avrei lasciato. Sembravano tutti lì per me. E tutti felice per me. Non riuscivo a togliermi di dosso quell'emozione. Quella che avevo solitamente, in tutti i live, mista a sogni incompiuti, ma vicini. 

Nicole's Pov.

Era silenzioso. Stanco. Però il suo sorriso non accennava proprio ad andar via. Aveva ancora l'adrenalina in circolo, e si vedeva. "Scusa, papà... mi tieni un attimo Charlotte." Gliela lasciai tra le braccia.

"Scusa Fabrizio, non vorrei disturbarti... ma possiamo fare una foto? Ti seguo da sempre, e non ho mai avuto il coraggio di chiederti una foto. Non serve dirti quanto mi hai cambiato la vita, o quanto senta il bisogno di sentirti sempre. Oggi credo sia il coronamento di un sogno, per tutti noi. E vorrei incorniciarlo con te." Dissi alzandomi in piedi. "Sì... certo." Rispose alzandosi. Porsi il telefono a Maya. "Ci scatti la foto?" Chiesi sorridendo. "Sì... ma diglielo come ti chiami." Suggerì. "Nicole. Piacere." Sussurrai guardandolo negli occhi. "Mi sembra un bellissimo nome." Lui mi posò una mano sul fianco. "Credi?" Chiesi sorridendo. "Sì." Lui mi abbracciò. E forse fingere di essere una sua fan in quel momento, mi regalò la scena migliore. Sarebbe dovuta andare così tanto tempo fa. Avrei dovuto chiedergli una foto, un abbraccio e andarmene. Poi chissà, la vita avrebbe potuto riservare sorprese. "Mi fai vedere la foto?" Fabrizio andò verso Maya. "Sì, ne ho fatte un po'." Rispose lei. "Guarda... secondo me potremmo sposarci, e magari avere una figlia. Ti piace il nome Charlotte? A me da matti." Lui sorrise avvicinandosi a me. "Tantissimo." Risposi sorridendo.

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora