Flashback

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Flashback.

Qualche mese prima.

"Allora... in scaletta io direi di mettere Alessandra sarà sempre più bella e Tu" Lo guardai rimanendo seduta nel mio posto, mentre gli altri ragazzi si avvicinavano per parlarne. "Nicole, dai... partecipe" disse ridendo. Mi alzai raggiungendo la sua sedia. Posai la mano sullo schienale. "Ti ha morso la tarantola?" chiese puntandomi un dito nel fianco. "Dai..." risi. "Oh, vedi... molto meglio" disse lui girandosi di nuovo. Sorrisi scuotendo la testa. "Metti I Remember you" sussurrai. "Sì, bell'idea. Mi piace... e poi metterei le canzoni nuove... Pace... e... L'essenza..." disse scrivendo. "Sono anni che ti aspetto" dissi. "Oh, vedi... Ole, quando decide di rendersi utile" mi sfiorò la mano. Sentii lo stomaco raggomitolarsi. "Stai forse dicendo che sono inutile?" chiesi celando l'imbarazzo. "No, sto dicendo che... quando sei su quel divanetto a guardarti le unghie e pensare al tuo mondo emo, un po' lo sei" disse spingendomi. "Ah sì?" gli tolsi il cappello scappando. "Dai... ridammelo che c'ho 'sti capelli osceni" disse correndomi dietro. "Tu dì, che non sono inutile" lo nascosi dietro la schiena ridendo. "Sei inutile" ripeté ridendo. "E allora niente" dissi muovendo il cappello nella mano. Fece un passo avanti per prenderlo ma corsi via. "Ti ho presa" mi prese per la vita tirandomi a sé. Mi sbattè sul divano facendomi il solletico. Mi contorsi sotto le sue mani. "Mi arrendo" sventolai il cappello in alto. "Brava" disse lui riprendendolo. "Sto meglio senza?" chiese ridendo; forse aveva notato come lo stavo guardando... o forse era solo una domanda per provocare. "Stai bene in entrambi i modi, Narciso" risposi sedendomi. "Vado a cambiarmi... tanto abbiamo finito?" chiesi alzandomi. "Sì" rispose lui.

Entrai nello stanzino. Mi cambiai indossando i jeans e una maglietta a maniche corte bianca. Dott.r Martens nere e giacchetto di pelle. Quando uscii non c'era più nessuno. Solo lui con la chitarra. "Datti pace, campione" dissi passandogli davanti. "Ascolta, c'è questa canzone... l'ho scritta un po' di sere fa, di getto... Senza preoccuparmi troppo delle parole... stavo pensando e..." si tolse il capello posandolo sul tavolino. Glielo rubai indossandolo. Mi piaceva provocare, e lui sembrava accettare. Mi misi seduta affianco a lui. "Fammi sentire" sussurrai. "Un attimo..." disse strimpellando. Accordò la chitarra e poi... una musica dolcissima invase l'aria. "Intanto le parole scorrono da sole, intanto le persone cambiano opinione" cantò. Lo guardai fisso. Non sapevo dire se era l'aria quasi primaverile, o il suo modo di muovere le mani su quelle corde... o semplicemente il suo sguardo. Eppure forse, è stato quel momento lì. Il momento che ho capito che quell'uomo non me lo sarei mai tolto dalla mente. "Intanto fuori piove, intanto. Intanto i tuoi vestiti sanno di sapone. Intanto nella stanza nasce la passione. Intanto io ti vedo, intanto, nella mia versione" in quel momento incrociò il mio sguardo. E pensai che la sua musa, la donna che aveva ispirato quelle parole, doveva essere veramente qualcuno di speciale. Qualcuno a cui non si riesce proprio a voler male. Perché lui in quelle parole stava mettendo tutto l'amore che aveva nel cuore. Ed io non riuscii neanche a provare invidia o gelosia. Solo ammirazione, per chiunque sia riuscito a conquistare il suo cuore. Stava pensando quando ha scritto queste parole... ed io mi sentii una stupida ad essermi innamorata di lui. Arrossii violentemente al pensiero di quanto potessi essere stata sciocca. "Intanto io ti scrivo una canzone, ah, ma intanto tu sei altrove, ah... facevo fra me e me una riflessione... intanto questo amore..." tornò a guardare in basso. Poi chiuse gli occhi. Lei non era lì, quando l'ha scritta. "Facciamo colazione dai, sennò io non inizio bene la giornata, siamo svegli già da un po' e mi chiedo perché intanto sei arrivata" e quando quasi la parlò mi sentii il cuore in briciole. "E intanto cambierà la luce nel salone, intanto asciugheranno pure i panni sul balcone, intanto, sempre, intanto cadremo in tentazione" cantò. E pensai che avrei voluto caderci io in tentazione. Farmi baciare da quelle labbra capaci di tirar fuori quelle parole, ed essere in quella testa che pensava tali poesie. "Ah, ma tu la senti o no quest'emozione?" cantò. Mi trattenni dal dire di sì. "Ah, sta dentro una canzone, ah... Ho avuto proprio come l'impressione che questo è un grande amore" cantò. Lo guardai ammirata. "Intanto... Intanto... Intanto... Intanto..." cantò continuando a suonare. Poi la musica si affievolì. Incrociò il mio sguardo ed io mi tolsi il cappello per rispetto di quella donna, che certo non meritava me, tra i piedi, anche se lui non mi avrebbe notata. Lo guardai a lungo e lui lo fece con me.

"Devo proprio andare... è... stupenda" dissi alzandomi. "Stupenda?" chiese alzandosi anche lui. Sembrava deluso. "Sì... beh... che dire... è una poesia" risposi prendendo la borsa. "Perché stai scappando?" chiese lui incrociando le braccia. "Perché Andrea, mi sta aspettando... però è molto bella... mi sono emozionata... ho i brividi" dissi facendo cenno di toccarmi il braccio. Lui lo sfiorò. Si avvicinò ed aprì la porta. "Beh, allora grazie per oggi..." disse sorridendo. "Grazie a te" risposi imbarazzata. "Buonanotte" disse lui. "'notte" dissi sparendo tra le scale. Corsi veloce con l'intenzione di sparire. Sì. Sparire dalla sua vita.

Per fortuna che però esisteva ancora una parte egoista dentro di me. 

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora