“Ole, andiamo a prendere la pizza io e tuo padre, qualsiasi cosa chiamami” mi lasciò un bacio allontanandosi, “va bene” risposi posando i gomiti sul tavolo, “ah, c’è una busta rosa pallido vicino alla televisione, è tua… stai attenta quando la apri ok?” si chiuse la porta alle sue spalle, “me la passi?” chiesi a Aurora, la posò sul tavolo e tira fuori una scatola rettangolare, “ma è matto? Mi ha ricomprato il telefono?” chiesi girandomi la scatola dell'iphone fra le mani, “ma quando c’è andato” farfugliai tra me e me, “ci sono andata io quando sono venuta a prendere il suo cambio e il tuo” Federica si mise seduta davanti a me, “quindi tu…” sorrisi,” sì, sono stata qui prima” annuì ridendo, “ho capito” dissi annuendo. “Ora che non c’è mi rispondi alla domanda?” Aurora mi fissò, “ragiona, pensi che si guardino in faccia?” Maya sistemò gli oggetti sul tavolino davanti al divano, “no, ma conoscendo mia sorella che dorme da piedi, mi aspetto di tutto” rispose fissandomi, “ma sentila… dormo da piedi” la indicai ridendo.
La porta si aprì lasciando entrare prima mio padre poi Fabrizio che la chiude con il tallone, “che hai nella busta?” chiesi guardandolo, “ciao amore, sono contenta di vederti” si avvicinò posando le pizze sul tavolo, “ciao amore” risposi baciandolo, “non dovevi” dissi tenendo in mano il cellulare, “l'hai acceso?” chiese accarezzandomi la nuca, “no” risposi facendogli spazio sulla sedia, “dove trovo la tovaglia?” chiese Maya, “aspetta, ci penso io, due minuti e arrivo” rispose alzandomi, mi mise sulle sue gambe. “e questa foto?” chiesi guardando il blocco schermo, ero che dormivo affianco a lui la prima notte, “te l’ho scattata per ricordo” sorrise baciandomi la spalla, “e ci sono tutte le mie cose” lo sbloccai scorrendo, “chiamasi backup” rise Maya, “c’è il tuo zampino” dissi ridendo, “forse un po’” ammise, “vado a apparecchiare” Fab mi diede una bottarella sul fianco per farmi alzare. Lo guardai apparecchiare seguito da Maya e Federica, mentre mio padre lo guardava da lontano, “bevi vino, birra… acqua… coca cola… o…” Fabrizio guardò mio padre, “birra” rispose sotto il mio sguardo attonito, non l’avevo mai visto bere qualcosa al di fuori dell’acqua, “perfetto, tu coca cola?” chiese a Aurora che annuì. Ci mettemmo tutti a tavola.
“Se volete potete fumare anche dentro se non vi va di uscire fuori” Fab guardò Maya e Federica alzarsi, “ah, ok” rispose Maya sedendosi, “aspetta, apro la finestra” feci per alzarmi ma la mano di Fabrizio mi tirò verso il basso, “dobbiamo lavorare sul fronte ascolto” rise, “ah, auguri… sono ventuno anni che lotto per farmi ascoltare” mio padre sorseggiò la birra ridendo, “mi piacevate di più quando non eravate coalizzati” risposi prendendo una sigaretta dal pacchetto di Maya, “non puoi” Maya me la tolse, “ragazzi, sto bene, ho i punti non sono in fin di vita” risposi accendendola, “se stanotte ti senti male non voglio sentire niente eh” Fab mi posò la mano libera sulla gamba mentre con l’altra fumava, “sto benissimo” risposi buttando fuori il fumo, “posso rimanere da voi?” Aurora mi guardò, “assolutamente no” risposi, “perché? Domani non ho scuola… e appena mi sveglio vado a casa…” odiavo quando insisteva, posai la testa sulla spalla di Fabrizio, “no” ripetei, lui si girò verso di me, “sì, per me non c’è problema…” disse sorridendo, lo guardai in cagnesco, “posso pa’?” chiese Aurora, “tua sorella non vuole” rispose mio padre, “ma per me va bene” riprese, “lo so perché a te sta bene“ bofonchiai, “esattamente, è proprio ciò che sto pensando” rise, “mi passi la felpa sul divano?” chiesi indicando una felpa nera di Fabrizio, “questa?” chiese passandomela Aurora, “sì, grazie” risposi infilandomela, abbracciai Fabrizio, “hai freddo?” chiese stringendomi anche lui, annuii, posai la testa sul suo petto sentendolo respirare, portai le mani in mezzo alle sue gambe per scaldarle e guardando i presenti, la sua mano si muoveva sulla mia gamba, mentre l'altra mi accarezzava con il pollice il braccio, “hai visto il programma che fa Alessandro Borghese?” chiese Maya a Federica, “quattro ristoranti?” chiesi guardandole, loro annuirono, “Borghese è…” Federica stava per dire qualcosa, “può non essere il tuo tipo, ma è oggettivamente un figo” risposi sentendo lo sguardo di Fabrizio su di me, “che è?” chiese alzando un sopracciglio, “eh?” chiesi ridendo, “no, no, ripeti” rispose geloso, “è bellino” risposi ridendo, “ah sì?” rise anche lui, “ma tu sei più bello” lo baciai, “che paracula” rise lui, tornai nella mia posizione, “comunque dicevo, alla fine quello non l ho mai visto cucinare, sempre a mangia sta” disse Maya ridendo, schioccai le labbra, “se dici qualcosa ti lancio” Fabrizio mi guardò, “vabbè, non negare che è un bell’uomo.” Dissi guardandolo, “subisci il fascino del romano?” chiese Maya ridendo, “più del moro” risi alla mia battuta becera, “il problema non è che fa le battute tristi, ma ride anche” Fabrizio mi strinse di più, “e comunque mogli e buoi dei paesi tuoi, io sono romana e quindi…” risposi indicando Fabrizio, “quindi io so’ Toscana e mi devo mette con un toscano?” chiese Maya, “esattamente” risposi sorridendo, “dove lo trovo io un sardo… sembrano tutti insestenti” rise Federica, “a proposito, una settimana fa sono uscita con uno, stavamo in macchina, mi ha detto che ho il sapore di caffè sulle labbra” Maya mi guardò interdetta, “vabbè ci può stare, ognuno ha un sapore” Federica annuì convinta, “ma sei seria? Cioè adesso mi approfondisci questa teoria” Maya la fissò, “non hai mai baciato uno che sapeva di qualcosa?” chiese Federica, “ma magari se l’è appena mangiato, non è che nel tuo DNA c’è scritto che le labbra devono sape di quella cosa” rispose convinta, “ragazze, vi state incastrando in un discorso che non ha senso” dissi incastrando la testa tra la spalla e il collo di Fabrizio, “Fabrizio ha sempre lo stesso sapore?” chiese Maya fissandomi, “in che senso?” chiesi guardandola, “sì ciao” rise, “no che non ha sempre lo stesso sapore, ma più o meno rimane quello, è come l’odore corporeo, tu non ce l’hai uguale al mio, come io non ce l’ho uguale a Federica e via dicendo” risposi, “mah, a me sembra assurdo” borbottò, “comunque Nì, guarda chi mi ha aggiunto, è un cliente del negozio, fa il cameriere a un ristorante in centro” mi fece vedere delle foto, “gli hai scritto?” chiesi accoccolandomi ancora di più, “no, questo mica pensa a me” rispose seria, “invece sei meglio te che pensi ai miniponi, ma te voi move? Se t'ha aggiunto ci sarà un motivo” dissi provocando una risata generale, “ma non so che dì” rispose, “scrivi adesso” dissi guardandola, “che scrivo?” chiese guardandomi, “ciao, mi sono appena ricordata che tu lavori in quel ristorante, sto organizzando una cena con le amiche, se riesci puoi dirmi che disponibilità hai domani o dopodomani?” dettai, “mandato” disse agitata, “rilassati, male che va ti dice che è pieno, ma se vuole parlare con te ti chiederà quante siete, che occasione, e ti troverà anche un tavolo” Fabrizio la guardò, “dici?” chiese mordendosi le unghie, “e ci fai pure l’estetista prima fare questo schifo” Maya le tolse le mani dalla bocca, “tu? Non hai maschietti che ti vengono dietro?” chiese Maya a Aurora, “Madonna me pari la sorella de mi nonna a Natale, e il fidanzatino?” risi, “effettivamente” convenne Federica, “tu zitta, che stanotte ti riempio l’agenda di appuntamenti al buio” Maya rise, “insomma?” chiese guardando Aurora, “c’è un ragazzo, mi piace ma, non fa per me” rispose guardandosi intorno, “ragazzi, io vado… domani ho lezione alle dieci, tu rimani qui?” chiese mio padre a Aurora, lei annuì, “ti vengo a trovare domani…” mi baciò delicatamente la guancia, per poi stringere la mano a Fabrizio, “aspetta, ti accompagno” disse alzandosi, mi posai sul tavolo guardandoli camminare verso la porta, “grazie di tutto, e… è stato un piacere conoscerti” gli strinse la mano, “piacere mio, e grazie a te” rispose Fabrizio aprendo la porta, “buonanotte” la richiuse tornando al tavolo, “tieni, fuma” dissi tirando le sigarette a mia sorella, “come hai fatto a capire…” chiese confusa, “magia” risposi abbracciando di nuovo Fabrizio, si accese anche lui la sigaretta, “stai fumando un po’ troppo” dissi guardandolo dal basso, “non credo” rispose baciandomi, “decisamente sì” gliela tolsi dalle mani spegnendola nel posacenere, “ragazzi, andiamo anche noi… buonanotte e grazie di tutto” Federica si alzò seguita da Maya, “va bene” ci alzammo insieme accompagnandole alla porta, “buonanotte” dissi abbracciando prima una, poi l’altra, “notte” risposero andando via.
“Finalmente” sussurrai buttandomi sul suo petto nudo, “vieni qui” mi abbracciò forte, “l’hai fatta rimanere perché così io non avrei cercato di sedurti?” chiesi baciandolo, “sì, ma ho come il presentimento che non ti bloccherà” rispose sulle mie labbra, mi misi sopra di lui, “direi di no” risposi baciandolo, scesi sul collo, lo sentii trattenersi, “lo so che lo vuoi” sussurrai, “Nicole, hai i punti e tua sorella è di là” disse mentre mi strusciavo contro di lui, “e quindi? Non bisogna per forza fare qualcosa di eccessivo” risposi al suo orecchio, gli abbassai i boxer e spostai le mie mutandine, mi strinse le mani, “ho avuto veramente paura di perderti” sussurrò, lo feci entrare dentro di me, “ma ora sono qui, e sto bene” risposi al suo orecchio, mi mossi sopra di lui, si mise seduto accarezzandomi la schiena, mi accarezzò ogni angolo di pelle, assaporò ogni bacio, con estrema lentezza, c’era qualcosa di diverso, più profondo, come se ci stessimo scoprendo in quel momento, come se dovessimo ricucire le ferite di un passato ingombrante. Mi guardò negli occhi accarezzando il mio profilo, sembrava essersi fermato il tempo, passai le mani fra i suoi capelli facendole scorrere sulla schiena, era tutto lento, ma assaporai il suo profumo, i suoi movimenti, le sue labbra tenere. Mi girò sotto di lui delicatamente, mi tenne le mani tenendomi le aperte per poi accompagnarle sulla testa, accompagnai i suoi movimenti delicati, sorrise baciandomi, “che c’è?” sussurrai, “controllo solamente che tu sia reale” sussurrò lasciando la presa su una mano per accarezzarmi il viso delicatamente, sorrisi accarezzandolo anche io, allungai la mano sul suo braccio steso vicino la mia testa, e la feci scorrere fino alla spalla, la passai sui muscoli tesi e irrigiditi, lo guardai, era sudato e bellissimo. Ci lasciammo andare rimanendo uno sopra l’altro. “apro la finestra?” chiese ancora su di me, “mmmh” risposi accarezzandogli il braccio con i polpastrelli, “Fab” sussurrai, “dimmi” rispose guardandomi, “ti amo da morire” sussurrai, “anche io” mi baciò. Sentii dei passi in corridoio, evidentemente anche Fab perché si spostò rivestendosi. Aprì la finestra sdraiandosi di nuovo sul letto. “che ore sono?” chiesi guardando l’orologio del telefono, “le tre e mezza” rispose, “impossibile, ci siamo messi a letto due ore fa” risposi, “mi sottovaluti” rise poggiando la testa sul mio seno, “no, che non ti sottovaluto…” venni interrotta dallo sbattere della porta del bagno e un colpo sordo, “Aurora” mi alzai di scatto, “dove vai” mi bloccò Fabrizio infilandosi i pantaloncini, uscì dalla stanza aprendo la porta del bagno, mia sorella era seduta davanti alla tazza con il volto bianco pallido, “che è successo?” chiesi con una punta di panico, “sta vomitando Nicole, stai calma” rispose Fabrizio sedendosi sul bidet affianco a lei, “passato?” chiese, lei scosse la testa in preda a un conato, Fabrizio le prese la testa tenendola. “Esco un attimo dal bagno, sto per vomitare pure io” dissi uscendo, mi misi seduta in cucina con la testa fra le mani, “ce la fai? Ti tengo” guardai Fabrizio e mia sorella entrare in cucina, “Fabri” Aurora lo guardò supplichevole, “non lo dire a nessuno” proseguì, “devi dirlo tu” rispose incrociando le braccia. Mi si bloccò il respiro, “Aurora” la mia voce uscì innaturale, “Nicole, credimi, non so come sia possibile… io…” lei scosse la testa, “che cazzo hai fatto?” chiesi alzando la voce, “Nicole, sono le quattro, abbassa la voce” Fabrizio passò la camomilla a mia sorella, “cosa hai intenzione di fare?” chiesi mettendomi le mani nei capelli, “morire” rispose fissandomi, “non fare la scema… dimmi, così capiamo cosa fare” dissi prendendola per mano, “non lo voglio Nicole, ma se poi…” scoppiò a piangere, “io ho sempre voluto essere come te, sei bella, intelligente… circondata da persone che ti vogliono bene… invece io sono una deficiente, sola come un cane, e anche le mie sicurezze stanno vacillando… vorrei solo non esistere” disse fissandomi tra le lacrime e i singhiozzi, “no, no” la abbracciai forte, “io non sono poi così tanto intelligente, vedi, queste ferite qui me le ha fatte un uomo, un uomo a cui io ho dato affetto… non potevo aspettarmelo, ma potevo dar retta a chi ne sapeva di più, ho scelto un lavoro che non mi aiuta neanche a pagare le spese, e sono piena di gente che mi è amica solo perché posso sempre servire… mi sono adattata a questa vita, cercando di prendere meno pugni in faccia possibili, a papà faccio vedere che è tutto a posto, ma nulla lo è Aurò, perché si diventa grandi, e i sogni la maggior parte dei casi non pagano bene. Sono felice, sono fiera di me quello sì, perché se non altro, non ho rinunciato a me stessa. Anche a me capita di sentire stretta questa pelle, e vorrei vivere la vita di qualcun altro, ma poi mi rendo conto che la vita è mia, e posso sempre cambiarla. Io non ho mai avuto appoggi dai nostri fratelli, ma tu hai me… e ce la facciamo, ce la facciamo ok?” le presi il viso fra le mani, “ma tu non ti senti mai uno schifo?” chiese fissandomi, “continuamente” risposi accarezzandole la guancia, “in realtà quando avevo la tua età ho sofferto molto, mi vedevo brutta, grassa e volevo solo sparire, essere invisibile” guardai Fabrizio, non volevo sentisse, “papà era sempre più pressante, e la mia vita era solo danza, scuola, danza… non toccavo cibo, se non quando papà mi guardava, ero arrivata a pesare pochissimo. Sono stata salvata Aurora, non da papà, non dalla famiglia… ma da me stessa. Ho imparato ad apprezzare la mia vita” dissi asciugandole le lacrime, guardai Fabrizio, era di spalle ma potevo immaginare la sua espressione, l’avrei perso. Aurora mi abbracciò forte, “tu per me sei bellissima” disse con impeto, “cosa facciamo? Domani mattina andiamo a fare una visita?” chiesi accarezzandole i capelli, “no, non voglio farti svegliare presto” rispose tranquilla, “vai a dormire, alle otto ti sveglio” dissi, “scusate, non volevo svegliarvi” disse alzandosi, “non l'hai fatto” risposi sorridendo, Fabrizio la seguì in silenzio fino alla Camera dove stava dormendo, entrai in camera da letto, “mmh” mi schiarii la voce, “è vero?” chiese seduto sul bordo del letto, salii sul letto mettendomi dietro di lui, “sì” risposi prendendo un respiro profondo, “quanto sei arrivata a pesare?” chiese girandosi di poco, “trentadue chilogrammi” risposi, “prima che tu dica qualcosa ti dirò anche che mio padre ha cercato di mandarmi in comunità di recupero perché ho fumato hashish, e più avanti ti dirò di più su ciò che mi è successo” sussurrai notando che sembrava stesse soffrendo, posai le labbra sulla sua nuca abbracciandolo da dietro, “ti proteggerò” promise prendendomi le mani, posai la guancia sulla schiena, “lo so” risposi di spalle, “hai sempre avuto questo tatuaggio?” chiese accarezzandomi la spalla, “sì, ho mentito a mio padre, ma l’ha addolcito con te” risposi girandomi verso di lui, “c’è scritta una mia frase” disse stupito, “è un lupo che tiene in bocca la scritta libero dalla convinzione che la terra è tonda” risposi abbracciandolo, “quindi eri mia fan da prima” rispose compiaciuto, “diciamo che non ho saltato neanche un tuo concerto… fan mi sembra un po’…” mi bloccò baciandomi, “buonanotte” sussurrò, “’notte” risposi facendomi stringere. Crollai all’istante.Ps: scusate se non ho aggiornato molto oggi, sono stata impegnata con il lavoro e mille altre noiose cose, e poi la neve... Mmmh che odio!
Volevo ringraziare chi sta seguendo e commentando, grazie mille, scusate se non ho risposto, ma non ho proprio avuto tempo... :(
Spero il capitolo vi piaccia!
Grazie a tutti. Alla prossima.
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Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-
FanfictionAl destino non si riesce mai a scappare. Neanche Nicole c'è riuscita. La storia di un amore travolgente. Lei ha vent'anni è piena di sogni. Ballare per Vasco era sempre stato un sogno per lei. Uno di quelli per cui valeva rischiare tutto. Ce n'er...