Ci sono due lati delle persone: chi si è e chi vuoi far credere tu sia.
Io penso che però c'è un momento in cui chi vuoi far credere tu sia, molli la presa e lasci spazio a chi si è veramente.
A dispetto del mio voler essere la dura che non cede mai a tenerezze, con Fabrizio ero la dolce e indifesa Nicole.
Quella vera.
Che se lo vedevo da lontano, c'era una voce che urlava di abbattere le barriere.
E che se tante volte, in piena notte lui era il nemico; di mattina diventava di colpo l'eroe.
Sarebbe stato bello viverlo e sentirlo cucito alla mie pelle.
Sarebbe stato bello, tenerlo al riparo da ogni tempesta, facendogli scudo solo con il mio esile e fragile corpo.
In fondo io, non è che potessi molto, ma tutto ciò che potevo ero lieta di farlo per sentirlo al sicuro.
Il suo calore veniva irradiato in tutto il mio corpo, rimanendo abbracciati in quel modo.
La sua fronte posata sulla mia scapola, mentre respirava regolare.
Il silenzio era sovrano, eppure nessuno dei due si sentiva a disagio.
Fabrizio si mosse lentamente e per solo un momento, ebbi paura che sentisse il rumore del mio cuore, che a me stava riempiendo le orecchie.
Posò una mano sul mio interno coscia, come fosse la cosa più normale del mondo, come se ci fosse sempre stata in quel punto.
La strinsi, assicurando che a me non dispiaceva.
"Dove ceniamo?" La sua voce era diversa, profonda tanto da farmi pensare, che avesse un nodo in gola.
"Decidi tu. Per me va bene tutto." Sorrisi guardando la sua mano intrecciata con la mia. Un po' come una dodicenne con la prima cotta, mi sorpresi a sentire le sensazioni mai provate.
"Me scoppia la testa." Si lamentò alzando il volto dalla mia spalla. Quel tocco mancato tanto bastò, mi resi conto che si stava superando un limite invalicabile.
Sciolsi la presa spostandomi su un'altra poltrona vicino a lui.
"Ceno con le ragazze allora." Cercai la mia borsa dove l'avessi messa e lui mi guardò in cerca di qualcosa da dire. Afferrai il cellulare, ma lo abbassò prima ancora che lo potessi sbloccare.
"Scusa e mi lasceresti solo?" Accennò una risata colma di dolcezza.
"Lo dico per te, non voglio disturbarti." Mi tremò la voce. Quella sera c'era qualcosa di strano tra me e lui.
Avevamo sempre qualcosa da dirci e non c'era mai imbarazzo, nemmeno nei momenti in cui c'era da esserlo.
Gli puntai un dito sul naso e lui con una mossa velocissima tirò fuori la lingua.
"Mi hai leccato!" Risi pulendomi il dito sulla sua maglietta, fingendomi schifata.
"Ole, non mi sembrano carine queste affermazioni." La sua risata era un colpo ben assestato. Sicuramente era un dono divino o non si spiegava cotanta perfezione in un essere umano. "Vabbè dai, scelgo io. Tu non me lo dici... muoviti che è tardi." Battè le mani e poi prese il suo giacchetto di pelle.
Quell'aprile non si prospettava caldo, e quella sera del primo del mese, era fresco tanto da far tremare.
Aprì la porta per farmi passare ed io lo ringraziai.
"Che gioventù bruciata." Rise chiudendo la porta dello studio.
"Daje nonno, che qua se fa notte, su!" Lo spinsi all'ascensore e lui scosse la testa, fingendo indignazione.
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Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-
FanfictionAl destino non si riesce mai a scappare. Neanche Nicole c'è riuscita. La storia di un amore travolgente. Lei ha vent'anni è piena di sogni. Ballare per Vasco era sempre stato un sogno per lei. Uno di quelli per cui valeva rischiare tutto. Ce n'er...