Presente
Il cervello cominciò a frullarmi a mille. Non ha mai detto a cosa stesse pensando, o meglio a chi. Ed io avevo smesso di domandarmelo. Lo guardai cantare e sorrisi. Si stava divertendo con Aurora, tutti erano felici. Purtroppo però, non sempre la felicità è sinonimo di benessere. Ed io in quel momento non mi sentivo affatto bene.
Lui era ancora lì a cantare. "Più bella cosa non c'è, più bella cosa di te... Unica come sei, immensa quando vuoi. Grazie d'esistere!". "Com'è che non passa con gli anni miei. La voglia infinita di te? Cos'è quel mistero che ancora sei! Che porto qui dentro di me! Saranno i momenti che ho... quegli attimi che mi dai. Saranno parole però... lavoro di voce lo sai, cantare l'amore non basta mai! Ne servirà di più per dirtelo ancora, per dirti che... più bella cosa non c'è" sentii una lacrima, mi girai ad asciugarla il più velocemente possibile. Quando mi rigirai, toccava ad Aurora cantare; sembrava una pop star con i suoi movimenti. Faceva ridere, e la sua felicità era contagiosa.
Fabrizio tornò da noi. "Che 'stai a fa?" chiese guardando me che mi contorcevo. "Niente" risposi. "Stai piangendo?" chiese cercando il mio viso. "No, sono gli ormoni" dissi seria. "Certo, che sei stupida" mi baciò. Aurora stava facendo i giochi con i suoi amici. "Mi lasci due tiri?" chiesi a Fabrizio. "Che palle... sì" rispose fingendosi seccato. "Vabbè, se non vuoi me ne faccio dare una" dissi alzandomi. "Tieni" mi passò la sigaretta a metà. "Grazie" sorrisi. "Posso stare con voi?" Michela si mise seduta su un angolo della mia sedia. "Te la lascio" dissi alzandomi. "E do' vai?" chiese lei. "Qui" risposi rimanendo in piedi vicino a Fabrizio. Lui appoggiò la testa sotto al mio seno tenendo con un braccio la mia vita. "Chi vuole ballare?" chiese l'animatrice. "Io" andai verso la pista, dileguandomi subito dopo. Avrei potuto correre in bagno, o chiudermi nella mia vecchia camera, o comunque in qualsiasi punto di casa. Invece scelsi di andare alla macchina. "Signorina Mancini" mi chiamò qualcuno, non so, non m'interessava. Cominciai a camminare verso la macchina. Mi tolsi anche i tacchi e mi appoggiai alla sua macchina. Lui era innamorato di un'altra donna? Tutte quelle chiacchiere inutili su quanto mi amasse... e poi aveva scritto quelle parole per un'altra donna? Sentii una fitta allo stomaco. Mi veniva da vomitare. E questa volta non era per la gravidanza. Era per me. Poggiai il palmo della mano allo sportello sentendo l'aria mancare. "Oh, ma quella è la sorella di Aurora?" chiese un ragazzo. "Sì." rispose un altro. Feci finta di non sentire. Non volevo fingere un minuto di più. Li sentii andare via, ne approfittai per accovacciarmi a terra ansante. Forse era tutto dato da una situazione ormonale.
Sentii camminare sui brecciolini. Mi nascosi il viso tra le gambe. "Ti vedo lo stesso" la sua voce. Mi sentii un blocco al petto. Come potevo guardarlo in faccia e fingere. "Che ti succede?" chiese preoccupato. "Intanto" sbottai. "Eh..." lui mi guardò confuso. "Hai due secondi di tempo per rispondere. Per chi l'hai scritta?" chiesi atona. Lo guardai negli occhi. Non esitò neanche un secondo. "Per te" disse fissandomi. "Parla di un amore nato. E non stavamo insieme" dissi cercando di respirare. "Senti, l'ho scritta una notte. Alle quattro e mezza precisamente. Perché ero a strimpellare con la chitarra... Tu mi avevi scritto un messaggio due ore prima, mi avevi mandato una foto di te e la tua amica a Modena, in un locale. Ho cominciato a immaginare te che tornavi a casa con un cubano, e ti divertivi. E questo mi stava dando molto al cazzo. Così per togliermi quell'immagine dalla testa ho cercato d'imprimermi nella mente che tu eri proprio nel mio letto. Ho cominciato a viaggiare su di te. Pensando al tuo sorriso, al tuo profumo e a quanto mi piacesse toccarti. Ho immaginato una quotidianità che mi mancava... E tu eri con me nella mia mente. Però, no. Non c'eri con me. E quindi ho messo quelle parole... in croce. Pensando che forse ti avrebbero fatto capire" parlò come se fosse arrabbiato. "Ora sei tu quello incazzato?" chiesi fissandolo. "Sì, sono io. Sai perché? Perché da quando siamo arrivati tu non stai facendo altro che la psicopatica. Prima minacci una ragazza, poi te la prendi con me perché lei è attratta. Poi ti fai i tuoi cazzo di film mentali su una cosa che non sta né in cielo né in terra e se anche fosse stato che l'ho scritta per un'altra persona non vedo perché dovrei dire una cazzata!" disse togliendosi la giacca. "E metti questa, che ti stai congelando" disse passandomi la giacca. "Non mi fido, non ci credo che era per me" Rifiutai la sua giacca. "Che cazzo vuol dire? Ma stai fuori? Senti, che ti passa per il cervello?" mi guardò negli occhi. "Ho che tu sei un figo da paura. E sei perfetto in tutto; insomma è tutto il giorno che parlo con persone che ti trovano sexy e vorrebbero portarti a letto. Sai quanto sia fastidioso, per caso?" incrociai le braccia sfidandolo. "Sì!" Ammise. "Sì?" Mi spiazzò. "Sì. Visto che sono stato tutta la sera ad ascoltare commenti su di te. Alcuni veramente deplorevoli. E altri sessisti... E uno... lasciamo perde" mi guardò prendendomi la mano. "Li voglio sapere" Lo sfidai di nuovo. "Tu dimmi quelli su di me" anche lui incrociò le braccia. "Prima tu" alzai il mento. "Te l'avevo detto qualche tempo fa" lui si avvicinò. "Cosa?" indietreggiai. "Che avresti trovato un uomo che sapesse tenerti testa" fece un altro passo avanti. "Sputa il rospo" avanzai. "No." avanzò anche lui. "Sì." avanzai arrivandogli a un centimetro di distanza. "Ti ascolto" alzai di nuovo il mento. Mi prese la nuca baciandomi. Mi spostò con le spalle contro il finestrino della macchina. "Dì" farfugliai fra le sue labbra. "Statte zitta, cinque minuti. Solo cinque minuti" mi baciò di nuovo. "Perché non lo capisci?" Mi prese i capelli fra le mani, inchiodando il mio sguardo nel suo. "Che?" cercai in tutti i modi di distogliere lo sguardo. Non ce la facevo. Il suo sguardo era, troppo per me. "Ci sei solo tu. Dalla prima volta che t'ho visto in quel video. Dalla prima volta che t'ho visto sbatte 'ste ciglia... dalla prima volta che mi hai parlato." Il suo sussurro sfiorò le mie labbra. Accarezzò il mio viso come fossi una bambola di porcellana. Gli legai le braccia intorno al collo baciandolo. "Dovresti metterti questa giacca" si staccò giusto per passarmi la giacca sulle braccia. "Non la voglio... mettila tu" la tolsi. "Metti questa cazzo di giacca e andiamo" mi tenne la giacca sulle spalle. "E dovresti anche rimettere le scarpe. Non ti senti zingara?" rise. "Un po'" risi anche io infilandomi di nuovo le scarpe. Tornammo alla festa mano nella mano. "Vedi... guarda... Le donne sembrano affamate quando ci sei tu" indicai una donna passare schioccando le labbra. "A me importa solo di saziare te, ok?" lui mi posò una mano sulla schiena. "Possiamo rimandare il discorso a più tardi" lo guardai maliziosa. "Se mi guardi così..." Mi guardò con uno sguardo indecifrabile. "Papà" Libero lo chiamò. "Devo andare" disse allontanandosi. Rimasi a guardare tutti a ballare, e divertirsi. Sentii una mano sul fianco, mi girai nervosa. "Calma, sono io" Francesco sorrise. "Ciao" sorrisi. "Hai avuto giornate migliori eh?" chiese facendomi sedere su uno dei gradini di casa. "Direi" feci una smorfia. "Sei bellissima stasera" sussurrò al mio orecchio. "Francesco..." Lo spinsi. "Non ci sto provando" si difese. "Io lo so, ma... Fabrizio..." cercai di giustificarmi. "Non ti sta degnando di uno sguardo, e poi non può essere geloso di me" sussurrò spostandomi i capelli dal viso. "Mantengo il tuo segreto! Non mettermi in mezzo però" dissi spostando la sua mano. "Segreto?" lui si finse scioccato. "Sei gay. Lo so. Ora non mettermi in mezzo" mi alzai arrabbiata, e delusa. "Nicole. Se dovessi dirlo..." mi prese la mano stringendola. "Lasciami" imperai. "Tu non parlarne" mi strattonò. "Ho detto, lasciami" alzai la voce. Per una frazione di secondo guardai quegli occhi così tanto famigliari diventare sconosciuti. Eppure io e lui avevamo parlato a lungo di voler ribellarci e uscire da quel mondo finto. Stava facendo di tutto per rimanerci, ora.
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Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-
FanfictionAl destino non si riesce mai a scappare. Neanche Nicole c'è riuscita. La storia di un amore travolgente. Lei ha vent'anni è piena di sogni. Ballare per Vasco era sempre stato un sogno per lei. Uno di quelli per cui valeva rischiare tutto. Ce n'er...