Spero Con Tutto Il Cuore Tu L'abbia Avuto

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“È partito Fabrizio?” chiese Maya sedendosi al tavolo del bar,  “sì, mi ha mandato un messaggio già stanno a metà strada” risposi guardando l'orologio. “Ciao Nina, Maya” il cameriere ci salutò, “Nina?” chiese Maya ridendo, “la chiama così mio nonno quando è qui” rispose il cameriere. “ah… ci porti un the freddo alla pesca, e uno al limone” ordinò. “Che bestia sei? Il thè al limone?” chiesi ridendo, “molto buono” rispose soddisfatta. “Cacchio, dopo devo andare da Benedetta” dissi guardando il cellulare, “Nicole, che devi fare da Benedetta? Non sei…” chiese guardandomi negli occhi,  “no” risposi seria, “lo dirai per prima a me quando sarà vero?” chiese sbattendo le ciglia, “assolutamente no, prima al padre” risposi sorseggiando il thè che ci avevano appena portato. “Ma ci stai pensando però…” disse sorridendo, “non te lo so dire” risposi scrollando le spalle.
“Nicole, questa sei tu? E questo è…” Maya mi passò un giornale di gossip in sala d’attesa, nelle foto c’eravamo io e Fabrizio in diverse situazioni. L’ultima mi lasciò sconvolta, era una foto nitida e perfetta del bacio che ci eravamo scambiati al compleanno di mio fratello. “Sì” risposi leggendo.

“ Nicole Mancini (21), prima ballerina di Vasco Rossi e Luciano Ligabue. Sembrerebbe essere uscita da un brutto periodo, in cui, ricordiamo solo luglio scorso è stata aggredita dal suo ex. Ormai sembrerebbe aver voltato pagina col bel Moro. Fabrizio (42) è stato avvistato con la bella ballerina in più occasioni. La bella Mancini è la figlia del noto chirurgo di Roma. Cresciuta in un casale sulle rive del mare. Giusto ieri sera si è tenuto il compleanno di suo fratello, Gianmarco (39). La bella Nicole avrebbe portato Fabrizio con sé, mischiando il sapore di strada con il lusso. Come l’avrà presa papà Franco? “
“Ma scherziamo? Ho letto solo un quarto di quanto c’è scritto! Mischiando il sapore di strada con il lusso?” sbottai. “Il sapore di strada sarebbe Fab?” chiese Maya, “sì” risposi vedendo Benedetta farmi cenno di seguirla. “vieni” presi la rivista alzandomi, la misi in borsa entrando nella sala. “So’ che sei uscita con papà” esordii sedendomi, “so’ che esci con un uomo più grande di te, che ha figli” incrociò le braccia, “Beh?” chiesi incrociando le gambe, “Nicole, non dovresti” rispose fissandomi. “Perché io non sono tua figlia ma mi ti ricordo incinta di mio padre?” chiesi fissandola a braccia conserte. “Come sta Aurora? Ci ho parlato ma lei mi ha risposto che doveva pensarci ancora un po’, e che tu la stavi aiutando molto” disse sedendosi, “non l’ho aiutata, l’ho trattata come sempre” risposi scuotendo la testa, “appunto, non l’hai pressata o costretta a pensare, e lei ti adora” disse guardandomi negli occhi, “lo so, mi ha detto che lo terrà” dissi spostando il peso in avanti.
“Nicole, perché sei venuta qui? Per parlare o per qualche altra cosa?” chiese Benedetta, “voglio interrompere la pillola” dissi alzando lo sguardo, “vuoi un figlio?” chiese spalancando gli occhi, “non voglio un figlio ora, ma voglio smettere di prenderla” risposi tranquilla, Maya rimase bloccata sulla sedia, Benedetta cercò di nascondere lo stupore. “non la prendere, se ci sono problemi chiamami” rispose arrendevole. “Grazie” sorrisi alzandomi. “Nicole, sono certa che farai la cosa giusta. L'unica cosa che ti chiedo è di parlargliene subito di questa tua scelta, fa scegliere anche lui” disse accompagnandomi alla porta.
“Vai un attimo su facebook sulla sua pagina” Maya mi bloccò fermandosi al centro della strada, “per fare?” chiesi, “per sapere dov’è oggi, lo raggiungi, che stai a fa qua” disse tranquilla, “ma io lo so dov’è” risposi. “Non penso che il treno faccia prima di lui!” risposi, “Nicole, fai la fan… da quanto è che non ti godi un concerto? Un suo concerto” rispose fissandomi. Le diedi ragione. “Mi accompagni a Termini?” chiesi salendo in macchina. Lei annuì. Presi giusto due o tre cambi a casa e andai a prendere il treno.


Mi guardai intorno, erano le tre di pomeriggio ma la piazza era piena di persone, chi indossava la sua maglietta, chi aveva cartelloni. Chi semplicemente intonava le sue canzoni. “Nicole” una ragazza urlò il mio nome indicandomi, cominciarono ad urlare, forse non era una buona idea. C'era qualcuno sul palco che suonava facendo le prove. Salutai i ragazzi andandogli incontro. Feci la foto con loro e poi pubblicai una storia di Instagram inquadrando tutti i ragazzi e il palco.
Le ore passarono, le persone diventarono innumerevoli. Sentivo l’agitazione dei presenti, era palpabile. Perché è così, prima di un concerto si respira aria di storico. Un evento leggendario che non rivivrai mai più. Non importa quante volte hai visto quell'artista o quanto tempo fa sei diventato suo fan. Non tornerà mai un evento straordinario come quello. E lo sai. Le luci si spensero. Sul led apparì un gioco di luci e immagini. La sua voce riempì l’aria. Il concerto era stupendo. Mi divertii tantissimo. Quando lui tornò dietro al palco, sparii fra la folla andando dietro le transenne. “Posso fare una foto con lui?” chiesi alla guardia, “no” rispose senza guardarmi in faccia, “Christian” lo chiamai, “Nicole” sorrise facendomi passare. “Quando sale sul palco mettiti sulle scalette” consigliò. Lo guardai risalire sul palco con Alessandra è sempre più Bella, mi misi sulla prima scaletta guardandolo muoversi sul palco, completamente a suo agio. Era sudato, ma si stava divertendo. Lui mi guardò di sfuggita per poi tornare al pubblico. Per poi tornare su di me. “Aspettate” bloccò tutto venendomi incontro. Mi alzai. “C’è una pulce sul palco” disse prendendomi la mano. Buonasera” salutai ridendo, “che scarpe hai?” chiese guardandomi, “sicuramente meglio delle tue” risposi indicando le sue scarpe verdi con la bandiera italiana. “Allora, adesso che lei è qui possiamo dire tante cose! Questo tour doveva avere qualcosa di diverso… lei avrebbe dovuto ballare con noi...” lo interruppi,  “chissà perché non è andata” risposi ridendo, “se hai finito di rinfacciare” rise anche lui toccandomi la guancia, “però se tu sei d’accordo, possiamo fare una canzone. Quella che preferisci” disse sorridendo. “L’eternità” risposi. Lui si mise con l’asta davanti, io mi misi seduta a terra. Cominciò a cantare ed io a muovermi. E all’improvviso, l’agitazione che avevo alle prove tornò. Non per quante persone c’erano, ma perché avrei dovuto toccarlo a un certo punto. “che se ti guardo io non ci credo, che da domani sarà tutto cambiato” saltai sulle sue spalle legandomi con le braccia e le gambe, prese con naturalezza continuando a cantare. Mi lasciai cadere delicatamente pe poi ricominciare a girare intorno a lui. Mi prese una mano tirandomi a sé, mi alzò rimettendomi giù su una gamba. Lo accarezzai allontanandomi. Lui mi afferrò la mano facendomi girare fino a tornare da lui. “che se ti guardo io non ci credo che da domani sarà tutto cambiato, e non ci vedremo più! Quando infondo l’eternità per me sei tu” mi guardò negli occhi per poi posare le labbra sulle mie. Non era così la coreografia. Sorrisi tornando sulle scalette. Lo aspettai con gli asciugamani. Gli passai gli asciugamani allontanandomi. Non sapevo perché. Ma mi stavo allontanando. Vederlo e toccarlo non era la stessa cosa. Avevo sbagliato a raggiungerlo.
“Oh” mi prese la mano notando la mia stranezza. “Ne parliamo a Roma. Non fa niente, ho sbagliato” alzai le mani girandomi. “almeno rimani a dormire, non ci sono treni ora” disse capendo tutto.
“Mi dici cosa ti prende?” lo scenario era cambiato ed io non me ne ero neanche accorta. Il letto aveva tantissimi cuscini. Mi concentrai a guardare quelli. “Non lo so, sono andata dalla madre di Aurora, volevo dirti che ho deciso, volevo provare…. Ma in realtà… quando mi hai baciata io…” si mise seduto sul letto allungando una gamba e posando un gomito sull’altra gamba tenendosi la fronte con la mano. Rimanemmo in silenzio. Lo guardai a lungo. Si girò con il viso, sperai che non fosse ciò che stavo pensando. “Non stai piangendo vero?” chiesi alzandomi, “no, non voglio guardare te” rispose morendosi il labbro, “non so cosa volevi da me, non lo so, mi auguro co tutto il cuore che spero tu l’abbia avuto. Perché io ancora ti vedo, così, perfetta. Perché ti amo? Perché ti sei avvicinata a me? Perché sei venuta qui?” era distrutto, la sua voce era un sussurro. Lo abbracciai inginocchiandomi a terra. “Che ti prende?” chiese fissandomi, “io ti amo, ti amo da morire. Non voglio che tu stia male” sussurrai, “ma se mi stai lasciando” rispose. Era vero. Ma che razza di bambina ero? “Senti, sono una cretina ok? Ho ascoltato troppo quello che mi ha detto Benedetta su di te, ho avuto paura e… Scusa” sussurrai, “che ti ha detto?” chiese alzandomi da terra. “Che hai figli, che sei più grande ed io l’ho ascoltata” risposi, “per il resto? Quanti figli vorresti fare tu?” chiese spostandomi i capelli dal viso, “già mi hai perdonata?” chiesi sedendomi sulla sua gamba, “no” rispose. Si andò a fare la doccia e poi si addormentò o meglio, fece finta di dormire per non continuare a parlare. Rimasi tutta la notte sveglia.
Verso le quattro e mezza mi alzai uscendo fuori in balcone. Mi accesi una sigaretta guardando il mare infrangersi contro le onde. Sentii due mani stringermi sotto il seno e abbracciarmi. Rimasi in silenzio a fumare. “Se vuoi un figlio dovresti evitare” disse baciandomi il collo, “dovrei evitare prima di tutto di ferire te” risposi buttando fuori il fumo, mi prese la mano buttando la sigaretta. Mi girò piano guardandomi negli occhi. “In teoria sì” rispose baciandomi.
C’era tutta la disperazione del mondo in quel bacio. Con i polpastrelli accarezzò la spalla scendendo sempre più in basso. “quando vuoi provare ad avere figli me lo dirai?” chiese fra le mie labbra, “te l’ho appena detto” risposi.
“Sono le cinque e mezza, e tu non stai dormendo” borbottai, “ma che voi?” chiese ridendo, “niente” risposi baciandolo, “Nicole, tu hai detto di provarci da ora, ma sei consapevole che sei ancora coperta dalla pillola?” chiese riflettendo. “è più di un mese che non prendo la pillola” risposi guardandolo, “eh? E… perché? Cioè… eh?” chiese confuso, “perché quando avevamo il dubbio un po’ c’ho sperato… e pure tu” dissi guardandolo, lui mi strinse fra le braccia. “I nomi li decido io” dissi prevenuta, “va bene” rispose ridendo.

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora