Da quella sera passarono i giorni, e lui era sempre più immerso nei suoi dubbi e nelle sue paure. Io invece ero impelagata nei lavori della palestra, anche se erano finiti. Mancavano solo i specchi nelle sale e i mobili nei spogliatoi.
"Signorì, do glieli attacco questi?" Chiese un signore con i specchi fra le mani. "Lungo tutte le pareti delle sale." Risposi guardando il cellulare. Benedetta stava con Charlotte, e non mi rispondeva ai messaggi. "Tu devi calmarti ok? Charlotte sta bene, sta con sua nonna. Rilassati ok?" Michela sorrise calmandomi. "Sì, lo so... però..." "Il distacco è brutto, lo so... Allora? Si è sparsa la voce, abbiamo già 200 iscritti." "200?" Chiesi a Michela spalancando gli occhi stupita. "Eh sì... li dividiamo in più giorni..." "Eh, ma so 200 Michè... io non..." scossi la testa in preda al panico. "A Nì... che t'aspettavi? Sei pur sempre la prima ballerina di Vasco." Chiese lei seria. "Ah, cacchio..." Avviai la chiamata a Fabrizio.
"Scusi, chi è?" Rispose al primo squillo. "Guarda che sei proprio simpaticissimo." Risi. "Ah, moglie... dimmi" rise anche lui. "Senti, io sto ancora qua... sono le sei... E dobbiamo anda..." "Sì, lo so. Devi passare a casa?" Chiese lui. "Sì, tempo di una doccia e prendere i biglietti. Tu nel frattempo preparati" Dissi seria. "Charlotte?" Chiese lui. "Sta da noi con Benedetta e mio padre. Spero che non gli venga voglia di neonati." Risposi con un sospiro. "Due non te sembrano già troppi sto periodo?" Chiese lui ridendo. "Direi." Risposi ridendo anche io. "Vabbè, vado a casa. Tu fra quanto arrivi?" Chiese lui. "Parto fra dieci minuti. Tempo di fumare una sigaretta con Michela e arrivo." Risposi. "Che hai?" Sembrava preoccupato. "Che?" Chiesi vaga. "Non lo so, mi sembri strana... sicura sia tutto ok?" Chiese lui. "Sì, ovvio." Mentii. "Non le sai dire le cazzate. Ti aspetto a casa. Muoviti" Rise. "Sì, arrivo." Attaccai.
Uscii fuori con Michela accendendomi la sigaretta. "Allora, io devo andare via. Però, devi far appendere..." "Nicole, lo so... le staffe alle pareti, montare gli armadietti e le panche nello spogliatoio." Michela mi guardò prendendomi le spalle. "Rilassati. O dico a Fabrizio che la vostra intimità dovrebbe essere più frequente." Scherzò. "Sì eh..." Sbottai a ridere. "Sì." Rispose seria. "Guarda che riusciamo a fare tutto tranquillamente." Risposi fingendo di rassicurarla. "Con la stessa frequenza di prima?" Chiese stupita. "Eh." Annuii imbarazzata. "Aspetta che faccia i primi passi... vedi come te la ritrovi in camera in qualsiasi momento." Rise lei. "Troveremo ugualmente il modo." Risposi tranquilla. "Non avevo dubbi. Come fate? Me lo spieghi?" Chiese ridendo. "Ci ritagliamo tempo per noi. Che sia alle sei di mattina o alle tre de notte, o in qualsiasi ora del giorno." Risposi tranquilla. "Ma non sei gelosa di tutte le fan che lo toccano, lo abbracciano... gli dicono che è bello? Io penso che diventerei una iena." Rise lei. "Delle fan per niente, è un amore platonico." Risposi sputando il fumo. "E lui de te? Non me sembra però un tipo geloso." Lei sorrise alla mia smorfia di disappunto. "Lui è geloso, non dei fan. Ma è geloso." Risposi guardando la mia macchina circondata da ragazzini di quindici anni che ci si stavano strusciando sopra. "Guarda se me la rigano... Gli darei tante de quelle pizze." Dissi fissandoli torva. "Dai, l'hai fatto pure te a sedette sulle macchine." Rise lei. "No, e manco mia figlia lo farà mai. O la rovino." Dissi seria per poi sbarrare gli occhi. "Mi sto trasformando in papà. Salvami. Ti prego. Fammi la terapia d'urto. Dì una frase di papà." Dissi prendendole il braccio disperatamente. "Nicole, non credo sia opportuno che tu faccia così. Non hai più l'età per fare la ragazzina." Rise Michela. "Grazie. Grazie." Risi anch'io. "Però ciò non toglie che se devono levà. Sto pagando più per la macchina che per Charlotte." Borbottai. "Perchè?" Chiese lei guardandomi. "ZTL maledetta, 85 euro a botta per almeno tre volte, per ora. Poi l'assicurazione, il tagliando... Cambia la gomma perchè buchi... insomma... è un periodaccio per la macchina." Risi. "Sei mpo' scema se però ogni volta sai che è ZTL e ce ripassi." Michela mi prese in giro. "Eh, ma guarda che è qua sopra" Indicai la parallela di dove eravamo noi. "No. No... Io ci passo tutti i giorni, ancora non me so arrivate." Mi guardò spaventata. "E con questo, io me ne vado. Ciao Michy. Qualsiasi cosa chiamami. Ok? E mi raccomando... cerca di scandire i giorni per le lezioni lasciandomi una mattina e un pomeriggio liberi in due giorni differenti. Così se devo portare Charlotte a fare le visite posso..." Ok?" Chiesi andandomene. Lei mi salutò con la mano.
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Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-
FanfictionAl destino non si riesce mai a scappare. Neanche Nicole c'è riuscita. La storia di un amore travolgente. Lei ha vent'anni è piena di sogni. Ballare per Vasco era sempre stato un sogno per lei. Uno di quelli per cui valeva rischiare tutto. Ce n'er...