A maggio è nato un fiore.

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La mattina dopo quando mi svegliai scesi di sotto guardandomi intorno. La cucina era deserta. Due mani mi tapparono gli occhi. "Il tuo profumo ti tradisce... mister" dissi prendendole. "Almeno quello te lo ricordi" farfugliò lasciandomi andare. "Che ci fai qui?" Chiesi senza girarmi. Lui fece il giro del tavolo mettendosi davanti a me. "Parliamo" rispose guardandomi negli occhi. "Non c'è niente da dire" dissi scuotendo la testa. "No? A me sembra proprio de sì. Quella è mia figlia. Tu dovresti... anzi, lo pretendo proprio, che mi dai una cazzo di spiegazione. E deve essere anche convincente o non mi schiodo." Disse togliendosi il giacchetto. Benedetta entrò in cucina ma se ne andò subito. "Facciamo fare colazione alle persone, andiamo su" dissi alzandomi. "Salirò se mi dirai tutta la verità" disse incrociando le braccia. "Che verità vuoi? Mi sembra tu sia convinto di qualcosa" dissi incrociandole anche io. "Beh, quando una donna non ti da spiegazioni su ciò che sta succedendo, l'unica verità è quella che t'immagini" rispose serio. "Sali." Tuonai andando via. Benedetta e mio padre erano fermi in salone. Sicuramente stavano ascoltando. Lui mi seguì in camera mia.

"Beh? Parla!" Disse sedendosi sul letto. Mi misi seduta affianco a lui. "No... vai più indietro..." disse serio. Mi alzai mettendomi più lontano da lui. "Dai, scherzo... mettite qua" sorrise battendo la mano vicino a lui. "Sei un po' bipolare?" Chiesi ridendo. "Perchè te stai meglio ve?" Chiese ridendo. "Non è stato niente" scossi la testa. Ce l'avevo davanti, e non mi aspettavo certo che mi perdonasse subito per la mia cazzata, ma non volevo perderlo. Solo il pensiero di un'altra donna fra le sue braccia mi fece rabbrividire. Avevo bisogno di lui. "Chi è?" Chiese guardandomi negli occhi. "Chi?" Lo guardai confusa. "Anzi, chi è, lo chiedo io a te" dissi seria. "Scusa, che?" Mi guardò serio. "Con chi sei stato?" "Con chi chi sei stata?" Parlammo in coro, per poi scoppiare a ridere. "Solo che non voglio dover essere sempre sola... Io vorrei che tu ci fossi per me, per noi." Dissi accarezzando la pancia. "Sto qua... do voi che vado?" Chiese ridendo. "Non eri qua ieri... quando mi hanno detto che forse la stavo perdendo... non c'eri" dissi seria. "Non me l'hai detto..." mi prese la mano dolcemente. "Si" annuii guardando il pavimento. "Perchè?" Chiese lui preoccupato. "Non ho ben capito, sono entrata da sola perchè facevano entrare solo me e te... e te..." "non c'ero... possiamo sorvolare? Grazie." Mi guardò serio. "Quindi non eri frastornata perchè..." "no, sì... però certo non è che è stato stupendo sapere che stavo perdendo mia figlia. E che non c'era nessuno a rassicurarmi..." "scusa, se solo me l'avessi detto..." "vabbè, ora sta bene. Tu stai bene. Io sto bene. E possiamo procedere a nascere Charl..." risposi sorridendo. "Io proprio non lo so come se fa... Ti vorrei odiare, vorrei mandarti affanculo... ma c'è l'altra parte che..." lo baciai senza farlo finire di parlare. "Che mi vorrebbe baciare vero?" Chiesi sorridente. "Te n'approfitti troppo, signorina..." rise lui dandomi un bacio profondo. "Ciò non toglie che sei una pazza..." mi guardò serio. "Mi ami anche per questo..." risposi non riuscendo a togliergli gli occhi di dosso. "Soprattuto per questo" mi baciò di nuovo sdraiandomi sul letto. "Non farlo mai più" sussurrò sulle mie labbra. "Scusa, è che..." "Guarda che è stato una merda anche per me, essere lì e sapere che tu eri qua. Mi sono odiato per questo... Ho pensato che te l'avevo promesso... e poi quando ti ho sentita per telefono credevo fosse tutto ok, che tu non te la fossi presa... poi sei sparita e ho cominciato a pensare di tutto... ti ho immaginata neanche fossi la peggiore attrice porno... e ti ho immaginata andartene chissà dove con la mia bambina... e ho pensat..." "Provaci a metterti nei miei panni. Provaci a vivere tutto questo da solo... Prova cazzo" urlai spingendolo lontano da me. "Ti capisco, ma perchè devi fare sempre la psicopatica? Non ce la fai proprio a non farmi del male. Vero? Risulta complicato?" Chiese alzandosi dal mio letto. Eravamo faccia a faccia. E quella bomba che sembrava disinnescata, scoppiò a mezz'aria. "Io ti faccio del male a te? Poverino... Chissà che brutto sarà stato, Lisbona... donne... interviste... fama..." "sai che ho vissuto io lì? Inglese che non capisco e non parlo, donne che non erano te, interviste infinite e imbarazzanti perchè Ermal doveva tradurre per me. Oltre alla paura del palco c'eri anche tu tra le mie paure. Perchè t'avevo fatto una promessa, e non t'avrei mai lasciato sola. Tu però, come al solito ti costruisci i tuoi cazzo di castelli di Sabbia..." Sbottò lui. "Mi costruisco i castelli sabbia?" Gli diedi una spinta sul petto. "Perchè tu non pensi minimamente a quello che provo io?" Lo spinsi di nuovo. "C'ho ventun'anni. Ho praticamente buttato al cesso tutto ciò per cui ho faticato per una vita. A metà agosto mi è arrivata una lettera. Avrei dovuto fare dei corsi a New York, e avrei ballato per un video musicale di un tipo... Ho rinunciato perchè c'eri tu nella mia vita. Non c'era ancora neanche lei. Solo tu. E io un anno a New York senza de te non me lo sarei fatto. A settembre avevo un ritardo. Volevo dirtelo lo sai? Ma come? Per telefono? No... allora mi sono fatta il test da sola. Mi sono ritrovata a piangere da sola in bagno, senza nessuno che festeggiasse con me. Ho rinunciato a un bicchiere di vino e a una sigaretta, come ho rinunciato alla danza. Come fosse un qualcosa di poco conto. Perchè se dovessi scegliere... sceglierei sempre lei. E ieri non c'eri! Non c'eri Fabrì... stavo rischiando tutto per lei, e tu eri a fare un video dove ridevi..." Lo spinsi più volte. Lui mi bloccò le mani portandosele dietro la schiena. Lo abbracciai forte. "Ci sono, e ci sarò. Non ti lascerò mai più sola. Te lo giuro." Sussurrò dandomi un bacio fra i capelli. "Mi sei mancato da morire" posai le labbra sul suo petto. "A chi lo dici..." sussurrò.

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora