Tu andavi via, ed io avrei dovuto chiederti di restare.

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Arrivai a Roma insieme a Maya nel primo pomeriggio. La prima tappa fu la clinica dove si trovava Aurora. 

"Mancini" dissi alla reception. "Venga" la signora mi accompagnò in grandi e luminosi corridoi. Guardai Maya spaventata. "Questo mi aspetterà fra un po'" sussurrai al suo orecchio. Lei annuì sorridendomi. 

"Buongiorno... ci sono visite per il principino" la signora ci fece passare. Aurora aveva qualcosa di piccolissimo fra le braccia. "Oddio, Nicole" lei mi guardò sorridente. Come se mi stesse aspettando da una vita. "Hanno vinto... vero? Ho visto... sono stati fantastici" disse mentre mi avvicinavo togliendomi il giacchetto. "Sì, Auro..." risposi sorridendo. "Vuoi tenerlo un po'?" Chiese porgendomelo. Minuscolo. Annuii tenendolo fra le braccia. Il visetto paffuto e le manine piccolissime che si strinsero sulla mia maglietta. "Ciao amore" sussurrai accarezzandogli la manina. Lui l'aprì afferrando il mio dito. "Sei bellissimo... lo sai?" trattenni le lacrime. Lui provò un accenno di pianto, che si calmò subito appena lo cominciai a cullare un po'. "Sembra il suo" rise mio padre. "Vero?" Michela sorrise. Lo ripassai a Aurora. "Valerio?" Chiesi notando che mancava solo lui nella stanza. Maya era sulla porta. Sapevo quanto fosse difficile per lei rimanere lì. "Amore... c'è zia" sussurrò Aurora portandoselo vicino al viso. "Valerio è andato a comprare le tutine... visto che erano tutte da femminuccia. Vero piccolino?" Lei lo accarezzò dolcemente. 

Sentii girarmi la testa.

"Scusate, solo un minuto" uscii dalla stanza con passo incerto. Maya mi seguì a distanza fino alle scale d'emergenza. Mi misi seduta con la testa fra le mani. "Nicole" mi chiamò. Alzai una mano come a chiederle di aspettare. "Che c'è?" Chiese sedendosi affianco a me. "Mi manca l'aria" risposi a fatica. Non riuscivo seriamente a respirare. Come se qualcuno mi stesse tenendo il collo. Annaspai. "Oh... Nì..." Michela corse sulle scale mettendosi davanti a me. Era tutto dannatamente confuso. "Nicole... guardami" Maya mi prese la mano. "Fai un respiro profondo" ordinò. "N-o-n..." "no, non parlare... respira solamente" lei parlò tranquilla. Ci provai. "Vado a chiamare papà..." Michela si alzò. "No... prendi il suo cellulare nella tasca. Proviamo un metodo alternativo" Maya le diede indicazioni precise in silenzio solo con il labiale. "Non chiamarlo" mi uscì. "Sssh... tranquilla" Maya mi prese la testa accarezzandomi i capelli. Michela si allontanò con il mio telefono. "C'è qualcosa che ti turba tesoro?" Chiese lei. Scossi la testa lasciando le lacrime. La sensazione si fece ancora più forte. Stavo soffocando. Michela tornò accostandomi il telefono all'orecchio.

"Ei, amore..." la sua voce tranquilla. Chiusi gli occhi trattenendo le lacrime. "Ho finito adesso l'ultima intervista. Stiamo andando alla stazione. Mi vieni a prendere tu alla stazione? Ti va?" Chiese tranquillo. "Sì" risposi singhiozzando. "Come stai?" Chiese mascherando la preoccupazione. "Così" farfugliai. "No, è accettato solo bene però devi esse sincera" rise. Se lui era tranquillo, anche io avrei dovuto essere tranquilla no? Altrimenti non avrebbe riso. "Sì, sto bene" risposi stendendo le gambe. "Posso sapere che ti è preso o me lo vuoi dire dopo?" Chiese lui calmo. "Non te lo voglio proprio dire" risposi guardando il cielo. "Eh, no... a dirmelo me lo devi dire... ti è dato decidere solo il momento" rise lui. "No... dai, è una cazzata" risposi prendendo il cellulare dalle mani di Michela. Maya guardò Michela fiera del suo lampo di genio. "Dimmelo... ti prego, non è una cazzata se t'ha fatto sentì male" sussurrò lui. "Non lo so." Risposi guardando la macchia sulla scarpa. "Vuoi scommettere che indovino che stai facendo?" Chiese lui ridendo. "Cosa?" Chiesi seria. Misi il vivavoce per cercare di pulirmi la scarpa con la mano. "Stai cercando di togliere la macchia dalle scarpe, ve?" Chiese serio. "Sì... come fai..." Mi guardai intorno per vedere se una delle due aveva il cellulare in mano, ma niente. "Ti conosco... lo so che quando ti senti a disagio fai così... oppure ti gratti il braccio..." rispose tranquillo. "Tu che fai?" Chiesi lasciando stare la scarpa. "Sto aspettando il treno. C'ho fame..." si lamentò. "A me ancora torna su quello di ieri sera..." risposi tranquilla. "Credevo di averti fatto digerire..." rispose malizioso. "Sei in vivavoce..." mi portai una mano sulla fronte. "Ah... vabbè chi ci sta?" Chiese ridendo. "Mia sorella e Maya" risposi. "Ah e allora... se c'era tuo padre scappavo in messico" rise lui. "Quanto sei coglione da uno a un milione" risi anch'io. "Ah... beh... miliardi se calcoli che stavo lasciando la valigia in hotel" rispose serio. "Ao, ma sto treno?" Chiese a Ermal. "Ci sta scritto che ha cinque minuti di ritardo" rispose Ermal. "Se so cinque minuti come quelli de Nicole, famo la muffa te lo dico" lui mi prese in giro. "Dovresti vedere Maya" rispose Ermal. "Ah belli... v'approfittate perchè non siamo lì eh" rise Maya. "Ah, guarda... tanto io c'ho già il divano che m'aspetta" rispose Fabrizio. "Hai sicuramente fatto qualcosa per meritarti il divano" rispose Maya. "L'ho solo chiamata Happy Hippo... ma era un complimento" rise lui. "Te lo meriti. Ti meriti di dormire al posto di Kira." Michela si finse arrabbiata. "Mamma mia, come siete coalizzate..." lui rise mentre un rumore di sottofondo coprì l'ultima parte di ciò che stava dicendo. "Dai, amore... buon viaggio. Chiamami quando stai per arrivare. Ti vengo a prendere" Dissi alzandomi. "Va bene." Rispose lui. "Ciao Sid" sorrisi. "Ciao Manny" rispose lui ridendo. Attaccai salendo le scale.

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora