Una calma apparente.

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Dopo pranzo mi misi a lavare i piatti mentre la musica ancora andava. "Mi ha chiamato l'agenzia. Se vogliamo andare a vedere..." "Quando?" Chiesi sorridendo. "Oggi pomeriggio?" Chiese sorridendo di rimando. "Va bene." Accettai. "Se domani tu per caso sparissi, e io non sapessi più con chi parlare dopo tre gin. Cosa dovrei fare? Non mi va ricominciare, non mi va di sentirmi male, hai capito chi sei. Sai che ho vinto il mondiale da quando ci sei. Sei la nazionale del 2006." Cantò tenendomi i fianchi. "Tutto 'sto romanticismo?" Chiesi seria. "Ma dentro casa, col vestito da sposa. Sei il finale migliore di tutti i film, che possiamo guardare prima di andare a dormire. E chiudendo gli occhi immagino, immagino fiumicino. Tu che parti per un viaggio, e io che innaffio le piante aspettando il tuo ritorno. Con lo sguardo perso, tra le nuvole e il telefono che suona. Non rispondo è ancora presto. La Corea del Nord non potrà fermare tutto questo." Cantò sorridendomi mentre asciugava i piatti mettendoli al loro posto. "Casa nuova la lavastoviglie. Eh." Dissi mentre canticchiava felice.

"E se per caso mi dovessi svegliare colpito da un proiettile al cuore, inseguito da strane cose. Mi basterebbe abbracciarti, sotto le coperte o sul divano, toccarti la mano e sentirti il respiro. Per ristare bene, ritornare a dormire. Ritornare a sognare." Mi guardò come a conferma di quelle parole. Sorrisi vedendolo intento ad aiutarmi in cucina. "...La Corea del Nord non potrà fermare, neanche questa nostra stupida canzone d'amore. Che ti ascolti quando piangi mentre fai la doccia. Quando sei da sola. E ti senti bella e ti senti pronta, per la vita che ti aspetta. Sto tornando spegni tutto. La Corea del Nord, non potrà fermare tutto questo. Ed è bello così, anche se poi ti fa piangere, questa nostra stupida canzone d'amore. Ed è bello così, anche se poi ti fa ridere questa nostra stupida canzone d'amore..." Cantò Asciugando l'ultimo piatto. "Che c'è?" Chiese sorridendo. "Mi piace vederti così." Risposi sedendomi sul bancone della cucina. "Così... come?" Chiese posando l'ultimo piatto. "Felice." Risposi lasciandomi baciare. "Sei sicura che io sia solo felice?" Chiese accarezzandomi la schiena. "E cos'altro sei?" Chiesi mettedogli le bracci intorno al collo. "Meglio che non lo sai." Rise staccandosi. "T'ho capito." Risposi alzandomi. "Non avevo dubbi. Maliziosetta..." Mi passò l'indice sul naso sorridendo. "Ah, io maliziosa?" Chiesi incrociando le braccia. "Mica ho detto che è un male..." Rise andando via. "Dove stai andando?" Chiesi seguendolo. "A fare pipì... posso?" Chiese divertito. "Permesso accordato." Risposi andando in camera da letto. Charlotte dormiva beata nella sua culla, la coprii con una copertina accarezzandole la testolina.

"Mi fa malissimo qua." Indicai la scapola sinistra. "Dove?" Chiese lui mettendosi dietro di me. "Qua." indicai di nuovo. Lui posò il pollice proprio su quel punto muovendolo piano. "Sei troppo tesa." sussurrò massaggiandomi le spalle. "Lo so. Sto aspettando settembre per ricominciare a lavorare. Nel frattempo sto cercando un diciamo "programma" da seguire. Non è facile." Risposi con i fogli in mano. "Ei, ei... stacca un attimo. Ok?" Me li tolse dalle mani posandoli sul comodino. "Tra poco vado a farmi la doccia... Così andiamo..." Dissi piegando il collo in avanti, non riuscivo proprio a capacitarmi di come le sue mani fossero sempre pronte a darmi brividi delicati sulla pelle. "Possiamo concederci venti minuti senza pensare al lavoro, alla casa o a famigliari vari?" Chiese buttandosi con la schiena sul materasso. "Sì. Possiamo." Mi sdraiai tra le sue gambe e lui mi strinse forte a sè. Sospirai sul suo petto e lui mi accarezzò i capelli. "Cosa c'è?" Chiese sorridendo. "Niente, sono felice di riavere te al mio fianco." Risposi baciandolo. "Perchè prima chi c'era scusa?" Chiese alterato. "Fabrizio ansioso Moro." Risposi incrociando il suo sguardo. "E ora chi ci sarebbe?" Sorrise. "Fabrizio felice Mobrici." Risposi sorridendo anche io. "Quanto sei bella." Sussurrò accarezzandomi il viso piano. "Ti amo." Sussurrai sulle sue labbra. "Anch'io." La sua voce fu coperta dal pianto di Charlotte. "Sì, t'ho capito... tranquillo." Risi alzandomi. "Vado a farmi la doccia, così vediamo... mmmh?" Cercò approvazione. "Sì. Va bene per me." Annuii prendendo Charlotte dalla culla per darle da mangiare.

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora