A lui, devo tutto!

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Il pianto di Charlotte mi svegliò, aiutato da un misero raggio di sole proprio sugli occhi. "Sto arrivando." Farfugliai insonnolita. Almeno, stavolta, c'era lei a non farmi pesare la mancanza di Fabrizio al mio risveglio. "Facciamo colazione?" La tirai fuori dalla culla e lei smise di piangere. "Stai a diventà un po', paraculetta." Risi scaldandole il latte.

Qualcosa attirò la mia attenzione. Una bustina bianca con il succo di frutta affianco e una rosa rossa posata su un bigliettino. "Buongiorno,  amore mio. Chiamami appena ti svegli. E fai colazione. Ti amo." La scrittura era di Fabrizio. Il succo era freddo e il cornetto caldo. Presi il cellulare avviando la chiamata. Uno squillo. Due squilli. "Alla buon'ora." "Sei stato qui?" Spensi il fornello del latte. Chiunque mi avesse vista in quel momento, avrebbe pensato a una squilibrata. Tenevo il telefono con l'orecchio e la spalla, Charl con un braccio e con l'altra mano mi muovevo in cucina. "Diciamo." Rise. "Che vuol dire diciamo? Sei stato qui e...""non sono stato lì fisicamente, ok? Ora sono in hotel. È passata mia sorella. Per vedere se ti serviva qualcosa e per viziarti da parte mia." "Prima o poi ti uccido. Senti, ti metto un secondo in vivavoce. Devo dare da mangiare a Charlotte e fare tipo 4000 mila cose." Staccai il telefono posandolo sul bancone della cucina e misi il vivavoce. "Va bene. A che ora vieni?" Chiese sospirando. Charlotte cominciò a muoversi. "Non ci credo. Ha riconosciuto la tua voce." Parlai stupita. "Come va, la vostra vita senza di me?" "Diciamo che è piena. Se ci sei tu, è tutto un po' più semplice. Però, ti assicuro che ce la stiamo cavando. Vero mamma?" Risi cercando conferme in Charlotte, che stava mangiando affamata. "Comunque t'ho fatto una domanda." "Sì. Quale?" "A che ora vieni?" "Il tempo di preparare tutto, passare da Michela a firmare delle carte e fare una riunione con degli sponsor, portare Charlotte da tua madre e sono da te." "Quindi? Arrivi per le dieci passate?" Scherzò. "Vedo che ora riesco a fare... devo vedere pure Maya. Deve andare da Ermal." "E tu che centri?" "Niente, era giusto per prendere qualcosa al bar insieme, e poi..." "Senti. Se non ti va, non fa niente... ti capisco." "Scherzi? Sarò in prima fila. Ti chiamo quando riesco. Ora io e mia figlia andiamo a farci il bagno. Saluta papà." "Ciao piccolette. Fate le brave." "Pure te." Attaccai.

Per un attimo capii la frustrazione di Aurora, il sentirsi sola, il doversi prendere cura di un figlio in totale solitudine, continuando a dover fare altre mille cose. Forse aveva ragione, quando diceva che ero molto più fortunata di quel che pensavo.

"Dai... Charlotte... abbiamo imparato a rotolare... è una cosa bellissima... ma possiamo prepararci per andare da nonna?" La girai di nuovo per metterle il pannolino e lei sorrise emettendo un suono. "Sei bellissima." Posai il viso vicino a lei e ci posò le manine sopra aprendo la boccuccia sulla mia guancia. "Ora ci vestiamo,  smutandata?" Sorrisi alzandole i piedini per far passare sotto il pannolino. Le misi la crema e lo chiusi. Infilai il body celestino e me la portai in bagno, lasciandola nella carrozzina. "Ferma e buona, 5 minuti. Mamma deve farsi la doccia, e poi ti porta da nonna. Ok?" Le accarezzai la guanciotta e entrai in doccia.

Uscii e mi vestii con una minigonna di jeans e una canottiera bianca. Converse bianche e un filo di trucco. "Aspetta, che ricontrollo se ho preso tutto." Farfugliai controllando le sue cose e le mie. "Ok. Possiamo andare... chiavi della macchina... chiavi di casa... documenti. Perfetto." Uscii di casa con la carrozzina e come di consueto scesi le scale velocemente tenendo alzata la carrozzina.

Salii in macchina come fosse una corsa. Stavo facendo tardissimo alla riunione. Ero costretta a portarmi Charlotte.

"Eccomi. Scusate. Eccomi. Sono Nicole." Mi presentai nella stanza adibita ad ufficio con la carrozzina. "Nicole, lei..." "Michè... lascia stare." Alzai una mano. "Piacere Michael." Si presentò un ragazzone alto e barbuto. "Lisa." L'altra ragazza minuta mi strinse la mano. "Bene. Allora, noi stavamo parlando prima con Michela, la tua socia. Preventivate 30 iscrizioni. Duecento euro d'iscrizione iniziale e centocinquanta mensili per avere lezioni aperte ogni giorno. Giusto?" Chiese la ragazza. "Sì." Risposi nervosa. Dovevo sbrigarmi. O non sarei riuscita a stare da Fabrizio neanche per il giorno dopo. "Ecco, noi su trenta iscrizioni preventiviamo un investimento di due iscrizioni per gli sponsor..." "parliamoci chiaro. Voi vorreste mensilmente 400 euro. Garantendoci un minimo di quante iscrizioni? 20?" "Sì. Esattamente, per un massimo di anche 50." "Allora fatemi ben capire... voi mensilmente ci garantite dal 20% al 50% di iscrizioni?" "Sì." "Come potrete sponsorizzarci?" "Radio e cartelloni stradali nella zona." "Direi di no. Non ci siamo. Se trovate una formula più conveniente..." "ma, Nicole..." Michela mi guardò negli occhi.

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora