Chi semina vento, raccoglie tempesta.

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Settembre non tardò ad arrivare. Fabrizio finalmente aveva finito le sue date del tour. Io avevo già avuto molteplici iscrizioni nella palestra, ed ero tornata a lavorare, Charlotte era con i suoi nonni paterni, se io e Fabrizio eravamo occupati con il lavoro.

"Miché, mi mancano ventiminuti alla prossima lezione, mi dai il telefono?" Chiesi avvicinandomi a lei, "Tieni tesoro." Me lo passò nel preciso istante in cui cominciò a squillare. "Amore." Corsi fuori dalla porta per parlare al telefono. "Come sta Charlie?" Chiesi guardando l'ora, doveva essere insieme a lei, secondo i piani. "Sta bene, sta qui. Oggi urla." Rise. "Beata lei che può." Scherzai. "Senti, questa sera, noi tre dobbiamo organizzare qualcosa!" Cercai di fare mente locale su cosa volesse dire. "Certo, per festeggiare..." Cercai di farmi aiutare. "Non dobbiamo festeggiare niente idiota... solo che mi sembra bello uscire noi tre, quando precisamente un anno fa, a cena mi hai detto che non eravamo più solo noi due." Lo immaginai sorridere come al suo solito. "Allora festeggiamo il numero tre?" Chiesi sorridendo. "Mi devi per caso dire qualcosa?" Chiese cambiando tono di voce. "No, se ciao, è nata quattro mesi fa Charlie, già sono incinta, manco la dea della fertilità." Scherzai sedendomi su un vaso. "Non dovrebbe essere così impossibile. Senti, a che ora finisci?" Chiese. "Dieci minuti e inizio l'ultima lezione. Sono stremata. Ho bisogno di sdraiarmi per terra e alzarmi domani." Borbottai. "Ti passo a prendere fra precisamente mezz'ora dovrei essere lì. Finisci la lezione. Andiamo a casa, ti do tutto il mio amore, ci facciamo una doccia, ci vestiamo e usciamo a cena. Torniamo a casa e dormiamo tutta la notte. Che ne pensi?" Potevo scommettere che aveva già programmato tutto. "Va bene. Per forza dormire tutta la notte? Non c'è spazio a interruzioni di servizio per un po' di me e te?" Chiesi soave. "Amore, basta chiedere. Ricalcolo il piano. Porto Charlotte da mia madre e festeggiamo provando a farne un altro." Scherzò. "Cretino." Risi alzandomi. "Senti, ci vediamo dopo. Devo fare la lezione." "Va bene ci vediamo fra un po'." Attaccò e io entrai a fare lezione a delle bambine di cinque anni. Ciò che più amavo. Prive di ogni paura di non saper fare, e con la voglia di imparare. Mi ritrovai a pensare a come sarebbe stato con Charlotte, non l'avrei forzata, ma l'avrei indirizzata nella disciplina, e se poi non le sarebbe piaciuto, comunque avrebbe avuto la giusta impostazione. Il corretto uso della postura e del suo corpo.

"Guarda chi c'è?" Fabrizio mi indicò con la piccola fra le braccia. "Mamma." Fabrizio sorrise insieme a Charlotte. Inutile dire che la scena mi fece avere un sussulto al cuore. "Ciao amore." Salutai Fabrizio posando le labbra sulle sue e poi lasciai un bacio sulla guancia della piccola. "Ciao amore mio." Le presi la manina e lei strinse il mio indice con una sonora risata. "Che ti ridi?" Chiesi accarezzandole i capelli. "Aaaa." Urlò. "Sssh. Che te urli? Vieni da mamma." La presi in braccio e Fabrizio uscì a fumare una sigaretta. Immaginai che lo volesse fare da un bel po'. Lo seguii fuori tenendola fra le braccia.

"Da quanto te stavi a fuma sotto?" Chiesi ridendo. "Da quando l'ho presa." Rispose ridendo. "Papà non t'ha fumato vicino?" Chiesi a Charlotte che stava giocando con i miei capelli. "Ferma qua." Fabrizio camminò spedito. Lo seguii con lo sguardo confusa. "Miché." La chiamai. "Che è?" Chiese avvicinandosi. Captai il pericolo. Le lasciai Charlotte cominciando a correre dietro a Fabrizio. Corsi velocissima. Mi parai davanti a lui.

"Togliti." Mi spostò delicatamente ricominciando a camminare. "Fabrì. Cazzo." Lo seguii ormai senza fiato. "Oh." Troppo tardi. Aveva aperto lo sportello della macchina di Alessandro. "Fabrizio." Lui sorrise. "Non ride. C'hai proprio poco da ride. Scendi dalla macchina." Fabrizio lo prese per il braccio tirandolo fuori e chiudendo lo sportello. Mi portai le mani sul viso disperata.

"Quella la vedi? Quella è mia moglie. O la lasci perde, o te faccio veramente male. Non me ne frega un cazzo de quello che devi dì. Sta zitto. Hai già parlato troppo. Vedi de lascialla sta. Lei non è pe te. Mettitelo in testa." Lo lasciò voltando le spalle per andarsene.

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora