Benvenuto Nella Casa Dove Siamo Cresciuti

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Il tour di Fabrizio stava andando benissimo. Passò un mese, ma non riuscimmo mai ad incontrarci, lui e le sue date, io e le mie prove per la serata. Aurora ancora viveva a casa con me, anche se a breve sarebbe tornata da mio padre. Mancava poco allo spettacolo, l'agitazione era paralizzante, non tanto per il concerto, quanto perché avrei rivisto Fabrizio. Lo avrei avuto di nuovo davanti a me.

"È tutto pronto?" chiese l'organizzatore entrando nel camerino, indossai un paio di pantaloncini neri a vita alta e una camicia a quadri rossa e bianca, la infilai nei pantaloni. Allacciai le converse bianche. "Agitata?" chiese India, "mi manca" sussurrai guardando il cellulare, ancora non mi aveva scritto. "Stanno per entrare i primi" disse guardandoci, annuimmo uscendo dalla stanza. Salimmo sul palco insieme ai Giornalisti, ballando Riccione, i ragazzi sotto al palco ballarono con noi.

"Chiamate Nicole?" Alessandro Cattelan mi chiamò sul palco. Guardai il cellulare. Era quasi finito il concerto e lui non era ancora arrivato. Alessandro mi fece segno di avvicinarmi a lui sul palco. Mi passarono un microfono, "un grande applauso a lei, che ha ballato ininterrottamente" disse indicandomi, mi inchinai, "grazie" farfugliai imbarazzata, "senti, ma se io ti dicessi che ora è il momento di un grande artista, un cantautore, a chi pensi?" chiese mettendomi un braccio intorno al collo, "beh, sono generici gli indizi" risposi ridendo, "allora ti dico: pensa, se mi schiero da una parte, sono libero, libero davvero non per fare il duro" disse ridendo, sentii un tuffo al cuore, "Fabrizio Moro" dissi vedendo entrare la sua band. Una musica lenta riempì l'aria, India era al lato sinistro, mentre io mi misi al lato destro. La sagoma di un uomo con il cappello prese forma tra il fumo bianco, il cuore poteva benissimo uscire fuori dal mio corpo, le gambe stavano cominciando a tremare, lo guardai avvicinarsi e posare il microfono sull'asta. Cominciò a cantare Da una sola parte, la coreografia era la stessa di sempre. L'unica differenza fu alla fine, lui passò il braccio intorno alle mie spalle e mi accarezzò la guancia sorridendomi.

Alla fine del concerto ancora non ero riuscita a vedere Fabrizio. Indossai una canottiera bianca e un pantalone nero, legai la camicia a quadri verde e nera in vita uscendo dal camerino. C'erano tantissime persone in attesa che uscisse qualcuno. Una ragazza mi si avvicinò, "posso chiederti una foto?" chiese timidamente, "eh?" mi guardai intorno, non mi era mai successo che mi chiedessero una foto. "Parlo con te" disse toccandomi il braccio, "con me?" chiesi stupita, lei annuì, "ah, va bene" risposi sorridendo, posai la borsa a terra mettendomi affianco a lei. Scattò un selfie mentre ridevamo, "ma dietro c'è Fabrizio Moro" urlò la ragazza, mi girai piano, ed era lì. Quanto avrei dato per toccarlo, "posso fare una foto?" chiese la ragazza, lui annuì abbracciandola. Non provai gelosia, solamente invidia. Scattarono la foto. "Grazie, ho una pagina Facebook su di te se ti va, puoi seguirmi" disse guardando me, "dimmi come si chiama" risposi prendendo il cellulare, "Mancins" rispose "ah" risposi cercandola. "È questa?" chiesi girando il cellulare verso di lei. Imperava una mia foto di profilo in bianco e nero. "Sì" rispose soddisfatta, misi mi piace e la salutai.

"Stai andando a casa?" chiese Fabrizio davanti al gruppo di gente, "sì" risposi, "d'accordo" mi fece l'occhiolino continuando a fare foto. Tornai a casa. Aurora era seduta al tavolo con la televisione accesa, "piccolina" la salutai dandole un bacio sulla guancia, "sei stata fantastica" disse fiera. Inutile dire quanto il suo sguardo mi fece sentire appagata, lei era l'unico legame sano che avevo in famiglia, ed era fiera di me.

"Domani ci sarai al compleanno di Gianmarco? Sai che ci tiene" chiese fissandomi, "scherzi per caso?" la fissai atona, "Nicole, potresti essere un po' più, come dire... accomodante? È pur sempre famiglia" ribattè, "Aurora, non insistere. Condivido il padre con lui, non siamo fratelli" me ne pentii un secondo dopo, Aurora mi guardò delusa. "No, senti, ascoltami ok? Mi dispiace. Te lo giuro. È solo che... Lo sai, non so proprio cosa mi blocca a sentirmi sua sorella... con te è diverso, tua madre è stata anche un po' la mia" la guardai piena di rimorsi. "a me farebbe piacere avere qualcuno che non mi guarda come se fossi un mostro" rispose alzandosi, "certo, se ci sono io, chi mai guarderà te" risposi ridendo. "Seriamente? Pensi che io non ti abbia battuta? Ho deluso tutti in famiglia" disse portandosi le mani sul volto, "beh, dovrò pur averti insegnato qualcosa no?" le feci l'occhiolino sorridendo. "Ti voglio un mondo di bene" mi si buttò tra le braccia stringendomi. Ero troppo stupita per ricambiare. "Eddai, togli quest'aria da dura" mi portò le braccia intorno a lei, la strinsi, "non ci riuscirei mai con te" risposi lasciandole un bacio sulla fronte.

Un amore è reale quando torna. -Fabrizio Moro-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora