Sto cercando di sbrigarmi perchè martedì vado a Verona e non ho tempo di scrivere, quindi oggi pubblicherò un capitolo per ogni storia :)
Stefano P.O.V.
Passó una settimana dalla nostra lite. Io e Sascha continuavamo a vivere la nostra vita come se nulla fosse successo, restando il piú possibile lontano da Sabrina.
Eravamo sempre lo studente e il professore agli occhi degli altri, ma nessuno sapeva quello che eravamo a casa mia, neanche i miei genitori, eravamo piuttosto silenziosi.Erano un po' di giorni che i miei genitori non uscivano piú la sera e facevano di tutto pur di tenermi al piano di sotto quando Sascha studiava la nuova lezione in camera. Perchè chissà perchè, ogni volta che lui studiava, finivamo sul mio letto...
Ma loro non sapevano che avevamo altri posti: a scuola, dietro i vicoli, perfino nella sua macchina.
Ci serviva un posto tutto nostro, nascosto, senza i miei genitori, senza le persona, senza nessuna presa in giro, solo io e lui.
In quella cittá di merda, peró, era impossibile trovare un posto cosí perchè ovunque tu andavi trovavi qualche spacciatore. E si, sto insultando gli spacciatori, per quanto poteva sembrare strano, ormai Sascha mi aveva fatto disintossicare dalla droga, dal fumo ma non dal sesso... con un corpo cosí!I genitori di Sascha erano sempre in contatto con noi, loro ci volevano bene e, per me, erano il primo concetto di "genitori" che io potevo avere.
Ci avevano detto che qualche giorno prima la polizia era entrata, ma Sascha ovviamente era a casa mia e non successe niente, anche se ora era "ricercato."Continuava a lavorare come se non fosse successo niente, ma a Sabrina tutto ciò non andava a genio.
Stavamo tornando da scuola insieme, eravamo quasi arrivati a casa mia, è dopo aver superato il parcheggio trasandato da centrocommerciale, entrammo ma non fu molto bello quello che vidi:Mio padre e mia madre erano seduti a capo tavola, uno vicino all'altro e si tenevano la mano, accanto a loro sedevano due poliziotti che scrivevano su dei quaderni e infine c'era Sabrina appoggiata al muro. Feci a Sascha di stare zitto con il dito e mi sporsi sulla parete lentamente per vede ed ascoltare, per fortuna non ci avevano sentiti.
-perchè? Perchè abbiamo fatto un figlio cosí? E pure non mi pare di averlo cresciuto male!- disse mio padre. Io alzai gli occhi al cielo. Avevo una specie di déjà-vù (non so come minchia si scrive ma shh) come all'inizio dell'anno quando ancora dovevo conoscere Sascha. Loro non si erano mai preoccupati di me, scopavano ogni sera è il weekend andavano in discoteca, ma adesso ero il figlio cattivo che si drogava e loro erano i bravi genitori sorpresi.
-voi sapevate che suo figlio era gay?- lanciai una frecciatina a Sascha, che era quello piú preoccupato, ma aveva ragione. Se lo avessero scoperto, era lui quello che andava in carcere.I miei genitori risposte dicendo che non sapevano niente è parlarono del fatto che Sascha aveva iniziato a vivere lí. Quando i polizziotti si alzarono, noi iniziammo a correre via, verso una meta a noi sconosciuta.
-che facciamo?- chiesi con il fiato e, piegandosi sulle ginocchia. Eravamo arrivati al quartiere vicino al mare, almeno due quartieri da casa nostra.
-non lo so... idee?- disse lui.
-io ne ho una...- risposi e lui alzó un sopracciglio preoccupato.
Avrebbe funzionato?Vi piaceee? ❤️ scusatemi gli errori :)
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Il prof di Matematica|| Saschefano [finita]
Aktuelle LiteraturStefano lepri é un ragazzo di 16 anni, libero e, senza preoccuparsi dei genitori, fa tutto quello che quest'ultimi gli proibiscono: fuma, si droga, guarda i porno... e con questo è uno dei ragazzi piú ambiti della scuola. L'unico che riuscirá a farl...