[Shocking end]

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Come nel good end, attivate la canzone quando vi avverto nel capitolo :)

-va bene grazie.- Sascha attaccò la telefonata, non ero riuscito a sentire chi era ma dal sorriso che aveva potevo capire che non aveva portato brutte notizie.
Lo guardai cercando spiegazioni e lui si mise sopra di me facendomi stendere sull piumone del letto.

-era Salvatore... ha detto che Giulia se n'è andata, si è trasferita. Non avremo più problemi.- disse, iniziò a baciarmi, le nostre lingue si accarezzavano, le mie mani sulle sue guance e le sue ai lati della mia testa per non schiacciarmi, era un momento perfetto.

Ma più ci baciavamo e più la sensazione delle sue labbra sulle mie andava a sospendersi, cosa stava succedendo?

Riaprii gli occhi ma invece di ritrovarmi il viso di sascha intento a baciarmi mi ritrovai in una stanza, una luce accecante filtrava dalle finestre che davano su una cittá che non era la solita.
Dalla porta entrò un uomo sulla quarantina, che mi sorrise e si sedette vicino a me, e questo chi è? Pensai.

-ciao Stefano, probabilmente non ricordi nulla... 4 anni fa, hai fatto un incidente con i tuoi genitori, questi sono morti e tu sei andato in coma per tutto questo tempo. Stavamo perdendo le speranze, oggi avremmo staccato la spina.. Vado a  chiamare i dottori per farti dei controlli, va bene, mangia se hai fame.- dal cartellino capii che quello era un infermiere, ma non capivo quando è successo questo incidente? Io ero nel letto con sascha che... a proposito dov'è? Mi chiesi tra me e me, guardandomi in tornò.

Mi venne un forte mal di testa e, come per magia, mi ricordai tutto. Dovevo trasferirmi con i miei genitori e durante il viaggio una macchina ci è venuta addosso, io chiamavo i miei genitori, ma alla fine non mi rispondevano e mi lasciai andare.

Attivate la canzone :))

-quindi è stato tutto un sogno?- dissi riferendomi al mio professore di matematica, mentre le lacrime iniziavano a scivolare lungo le mie guance; strinsi il lensuolo tra le mani cercando di calmarmi, cosa impossibile.

Non poteva essere solo un sogno, tutte quelle emozioni erano vere...
Arrivarono i dottori e mia asciugai gli occhi con la mano, il più veloce possibile.
Mi visitarono ogni giorno, per una settimana intera, mi riempirono di medicine, una cosa monotona che sembrava non finire mai. Ma una volta uscito dall'ospedale, che cosa avrei fatto?

Se da 16 anni aggiungiamo quei 4 anni in cui ero stato in coma avevo 20 anni, quindi potevo cavarmela da solo, ma senza un lavoro che cosa potevo fare? In più quel vuoto che avevo dentro.. sapevo che derivava dalla mancanza della persona che amavo che, nonostante fosse solo un sogno, era estremamente realistico.
Mi stavo preparando con i vestiti che mi avevano portato dei parenti che mi erano venuti a trovare ed uscii dalla stanza a passo lento: la testa girava ancora.

Mentre la segretaria scriveva le cose sul computer all'improvviso vidi il nome "Sascha Burci."
-si.. si trova in questo ospedale?- chiesi indicando la sua cartella e l'infermiera sorrise.
-si è svegliato da poco dal coma, di 3 anni, come te è stato dimesso da poco, posso dirti dove abita però.- mi fece l'occhiolino e ricambiai con una risatina, facendogli capire che lo volevo sapere.

Mi disse l'indirizzo e mi feci strada in quella città che era cosí cambiata da come la ricordavo nel sogno..

Suonai il campanello del suo appartamento e mi aprii una signora sulla sessantina, sua mamma, uguale a quella del sogno, ma lei non lo sapeva.
-salve c'è sascha Burci?- lei annuì facendolo passare, ci fissammo negli occhi per almeno 5 minuti, che sembravano un eternità poi ci abbracciammo come attratti l'uno dall'altro, un momento perfetto che nessuno poteva rovinare.

-abbiamo seriamente sognato la stessa cosa?- mi disse staccandosi da quell'abbraccio per guardarmi negli occhi. Non so se era la mia mente o forse il coma ma le emozioni che stavo provando erano mille volte più forti e belle di quelle del sogno, nonostante fu solo questo, incontrai la mia anima gemella in un sogno estremamente realistico.

Mi prese per mano attirandomi a sè e poi mi baciò.
Un bacio dolce e casto, e stranamente reale, diverso da come avevo sognato i nostri baci.
I brividi, le scosse elettriche che sentivo lungo la schiena erano mille volte più reali e forti.

Che bella sensazione, mi sentivo rinato, e lo ero dopotutto...
-ti amo sascha.- gli dissi e lui si limitò a sorridermi per poi baciarmi di nuovo.

Non era un altro sogno vero?

Piaciuta l'idea?

Il prof di Matematica|| Saschefano [finita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora