Capitolo 5: Confini

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Appoggio i gomiti alla malconcia staccionata di legno davanti a me e piego un ginocchio, posizionando lo stivale sull'asse più basso

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Appoggio i gomiti alla malconcia staccionata di legno davanti a me e piego un ginocchio, posizionando lo stivale sull'asse più basso. Mi aggiusto gli occhiali da sole sulla punta del naso, in modo da preservare almeno gli occhi dai raggi del sole torrido di questa domenica pomeriggio. La mia pelle chiara non è fatta per l'abbronzatura e così le mie braccia, scoperte dal top rosa che indosso ed esposte al sole, si ricoprono di una sottile patina di sudore e cominciano ad assumere un colore rossiccio.

Guardo la pista fangosa davanti a me e non posso fare a meno di trattenere un ghigno divertito. Mitch è davvero il migliore! Lo osservo saltare da una duna di terra all'altra a bordo della sua moto da cross, sollevandosi a più di un metro da terra. È tipico di lui non vedere il pericolo e correre ad una velocità folle, scaraventandosi contro qualsiasi ostacolo gli si ponga davanti, in moto così come nella vita.

Non ho bisogno di aspettare che il tabellone annunci il risultato e i punteggi finali di tutti i concorrenti per sapere che Mitchell ha vinto la gara. Come sempre, del resto. Alzo un pugno in aria e grido per festeggiare la vittoria, saltando su e giù.

Dopodiché percorro il perimetro della staccionata che delimita l'enorme pista di motocross, la quale sorge appena fuori la nostra cittadina. Se lo Strip Club è il mio luogo di lavoro, questo è quello di Mitch. È così che ci guadagniamo da vivere: io ballando e lui correndo. Entrambi sorvoliamo sul fatto che nessuna delle nostre attività sia pienamente legale.

Trascino i piedi contro la ghiaia, sporcando l'orlo dei jeans chiari e larghi che indosso e rendendoli ancora più logori, finché non raggiungo l'ampio spiazzo sterrato dove si collocano le piccole roulotte nelle quali i piloti si cambiano e dove vengono parcheggiate le motociclette.

Mitch è appena smontato dalla sua, si toglie il casco e si passa una mano tra i capelli sudati, allontanando dagli occhi i due ciuffi scuri che gli ricadono sulla fronte. Mi fermo un attimo e lo osservo: lo rivedo esattamente come quando eravamo ancora adolescenti. Quell'aria arrogante e quasi sprezzante è ciò che mi ha attirata verso i numerosi guai in cui mi sono cacciata crescendo e Mitch resterà sempre il più grande tra essi.

Si slaccia la tuta e, non appena mi vede, spalanca le braccia e mi rivolge quello che non si potrà mai definire un sorriso: si tratta più che altro del suo ormai proverbiale ghigno strafottente, il quale, nel mio essere fatta al contrario, mi ha sempre convinta che accanto a Mitch non avrei mai dovuto temere alcun pericolo.

Io ricambio la sua espressione e, senza smettere di masticare vistosamente il chewing gum che ho in bocca, lo raggiungo. Gli getto le braccia al collo e con un balzo stringo le gambe attorno alla sua vita. "Sei il migliore!" mi complimento. "Dimmi qualcosa che non so! Oggi non ho fatto altro che confermarlo!" risponde lui, con quella sua incrollabile sicurezza che spesso sconfina nella presunzione. "Dobbiamo subito festeggiare con un paio di birre a testa!" grida, con il tono esaltato che contraddistingue i suoi momenti di euforia.

Quando mi allontano da lui, Mitch si china su di me e con un braccio mi stringe in vita, affondando il volto nel mio collo e mordendomi la spalla. Io lo stringo a mia volta e poi gli faccio la linguaccia, rivolgendogli una delle mie solite smorfie. Perché tra me e Mitch è così che funziona: per gioco o per davvero, affetto e scherno finiscono col confondersi.

Mi appoggio alla sua spalla e insieme ci incamminiamo verso la baracca di legno in prossimità della pista, la quale funge da pub e da stazione di servizio in quest'area deserta del Nevada.

"Ehi aspetta, ma dov'è Andy? Spero non abbia perso nemmeno un secondo della mia gara, se vuole davvero imparare qualcosa!" Mitch si guarda intorno, in cerca del fratello minore. "E dai, lascialo stare! Si sarà annoiato a stare sotto questo sole cocente e sarà andato in cerca di un po' d'ombra. Sarà qui intorno da qualche parte insieme agli altri" cerco di distrarlo nella speranza che lasci stare qual ragazzino a cui non dà tregua.

"Non mi va di perderlo di vista." Mitch si scansa bruscamente da me. Io mi fermo e resto qualche passo indietro. Sollevo gli occhiali da sole sopra il capo, mentre lo osservo dirigersi verso Andrew, il quale ci sta venendo incontro.

"Allora? Hai visto che bel lavoro pulito ha fatto tuo fratello oggi? Ti conviene mettere il culo sulla sella di una di queste moto il prima possibile Andy!" Mitch lo spintona scherzosamente sul petto e gli mette un braccio intorno al collo, afferrandolo per gioco. Il problema è che Mitchell non sa calibrare la forza né prendere le misure che separano lo scherzo dalla serietà.

Andrew si scosta ridendo e lo spintona a sua volta, prima di raggiungere le moto parcheggiate e provare a montare in sella, nonostante la sua giovane età glielo impedisca, in accordo con la legge.

Quando Mitch si volta e torna verso di me, nota il mio sguardo di rimprovero e così sgrana gli occhi prendendomi in giro; mi mette un dito sotto il mento e con un gesto rapido mi getta il capo all'indietro. Io però reagisco in tempo per afferrargli il polso e spingerlo via. "Lo so, lo so. È solo un ragazzino!" anticipa le mie parole, accennando al fratello e enfatizzando il tono annoiato.

Poi mi mette un braccio intorno alle spalle e insieme ci dirigiamo verso il Pub. "Ma lo sai che sei dolcissima quando ti preoccupi per gli altri?" mi dice, con voce roca e un ghigno divertito. Mitch sa benissimo che questi modi strafottenti sono ciò che da sempre ha presa su di me. Costituiscono il nostro modo di intenderci e di confrontarci. Alzo gli occhi al cielo, mentre lui china il capo e avvicina il volto al mio. "Io però vorrei essere l'unico per cui ti preoccupi. O meglio, voglio essere l'unico di cui ti occupi, nel modo in cui solo tu sai fare. Non so se mi spiego" allude, alzando un sopracciglio, prima di premere le labbra sulle mie. Io mi metto a ridere e gli do un pugno nello stomaco, scostandomi da lui. "Ma vaffanculo!" replico, sempre ridendo e stando al gioco. Mitch getta il capo all'indietro e scoppia in una risata roca, prima di raggiungere gli altri piloti in un angolo del piccolo pub dalle luci soffuse e l'atmosfera fumosa. 

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