Ceniamo tutti insieme, chiacchierando del più e del meno; quando decidiamo di lasciare il Bistrot e Matias e Sienna si alzano, Riccardo si solleva dallo schienale del divanetto per avvicinarsi al mio orecchio. "Anche io devo dirti qualcosa di importante questa sera" mi comunica con voce roca e uno sguardo allusivo. Un brivido mi attraversa la schiena e gli rivolgo un'espressione curiosa, cercando di controllare il mio ritmo respiratorio.
Quando usciamo dal ristorante, Matias e Sienna si incamminano mano nella mano lungo il marciapiede davanti a noi. Insieme stanno bene e sono felici; è bello vedere come Matias sia stato in grado di portare un po' di stabilità nella vita della mia amica e sono felice del modo premuroso e pieno di affetto con cui le sta accanto. Lei, d'altro canto, sembra innamorarsi ogni giorno di più, incantata da una bontà che forse non riteneva nemmeno possibile. Del resto, nessuno meglio di me può capirla.
Riccardo mi cinge le spalle con un braccio, avvicinandomi al suo petto, mentre camminiamo l'una accanto all'altro. Tiene l'altra mano in tasca e lo sguardo perso tra le luci delle strade del centro. Lo osservo rapita, in attesa che mi racconti ciò che vuole dirmi. "Oggi ho ufficialmente concluso il percorso riabilitativo" annuncia dopo un po' e io trattengo il fiato. "I dottori hanno detto che il tessuto ha aderito correttamente e il sistema nervoso è perfettamente efficiente. La mia schiena è a posto e ha recuperato la piena funzionalità. Sono guarito" mi rivela, spostando lo sguardo sul mio viso e permettendomi di incontrare i suoi occhi luminosi e felici, pieni di gratitudine e di una gioia profonda.
Rilasso le spalle e il sollievo che provo di fronte a questa notizia è indescrivibile: Riccardo sta bene, starà bene, è fuori pericolo. "Amore mio, è fantastico!" esclamo in un sussurro emozionato, fermandomi per abbracciarlo e nascondere il volto nel suo collo. Riccardo mi stringe in vita e affonda il viso nei miei capelli. "Grazie per esserci stata, per avermi aiutato a compiere questo percorso" mormora. Quando si scosta da me, gli accarezzo una guancia, sostenendo che non deve ringraziarmi di nulla. Sono io ad essere onorata di poter stare al suo fianco.
Sono davvero felice per questa notizia, la quale contribuisce a distendere ulteriormente l'animo di Riccardo dopo che i suoi genitori, tempo fa, gli hanno comunicato ciò in cui lui ha sempre segretamente sperato: i Signori Torres hanno rinunciato alle quote di loro proprietà cedendo interamente le Imprese agli altri azionisti. In altre parole, hanno finalmente rinunciato a far parte di un giro di affari nel quale forse non hanno mai creduto e che nel corso degli anni li aveva apparentemente arricchiti, ma in realtà ha privato loro degli affetti più cari, causando la perdita di un figlio e il rischio di smarrire anche l'altro. Inutile dire che una simile novità ha toccato Riccardo nel profondo e, seppure ci vorrà tempo, sono fiduciosa del fatto che presto tornerà ad avvicinarsi alla propria famiglia, ricostruendo il legame con i suoi genitori.
Riccardo mi prende le mani e intreccia le dita alle mie, chiedendomi: "Come ti senti? Come sono trascorse queste ultime settimane? Come è stato andare avanti?" Esito di fronte ad una domanda che non mi aspettavo; mi faccio pensierosa, solo per potergli fornire la risposta vera. "Credevo sarebbe stata dura. Pensavo di non riuscirmi a liberare dal passato. Temevo di sentirmi incompleta, danneggiata. Invece ho capito che tutto quello che ho affrontato altro non è che il motore che mi permette di andare avanti e di farlo consapevolmente. Ho imparato tanto, soprattutto a dare il giusto valore ad ogni mia conquista, a partire da chi sono" rifletto ad altra voce e poi incontro il suo sguardo assumendo un'espressione allusiva: "In questo però sono stata aiutata" ammetto, ringraziando implicitamente Riccardo per avermi permesso di capire chi desidero essere.
Lui mi sorride, deglutisce ed esita prima di aggiungere altro. All'improvviso lo vedo insolitamente impacciato. "So che domani sei di turno sull'ambulanza nella zona di Las Vegas" premette, quasi volendo giustificare la sua successiva proposta: "Mi domandavo se stasera ti andasse di fermarti a casa mia e di trascorrere la notte con me." La sua richiesta mi fa sobbalzare il cuore, ma decido di indugiare maliziosamente: "Solo perché sono di turno e così risparmierei tempo e strada per andare al lavoro?" domando innocente, fingendomi delusa. Riccardo abbassa il capo e si lascia andare in un sorriso arreso, poi fissa con fermezza gli occhi azzurri nei miei. "No. È perché ti voglio con me. E non solo stanotte, ma sempre" confessa con voce emozionata.
"Ovviamente solo se ti senti pronta. In questi mesi ti ho vista camminare a testa alta, ma anche inciampare, cadere, per poi rialzarti subito e riprendere l'equilibrio. Ho ammirato il modo in cui hai dimostrato di saperti destreggiare nella vita e soprattutto la forza che hai avuto nel dirigerla, specialmente nell'ultimo mese. Sono fiero di te, bambina" sussurra, avvicinandosi e mettendo le mani sui miei fianchi. China il capo per appoggiare la fronte contro la mia. Io socchiudo gli occhi, ascoltando il battito emozionato del mio cuore.
Senza nemmeno riflettere, gli prendo il volto tra le mani e annullo la distanza che separa i nostri corpi, facendo incontrare le nostre labbra in un bacio travolgente, che Riccardo ricambia con passione. Quando si scosta da me, siamo entrambi senza fiato e lui mi prende in giro: "E io che pensavo ti vergognassi di me e non volevi che ci vedessero insieme: una bella ragazza con un uomo maturo" scherza, ripetendo le insicurezze che avevo espresso durante i mesi in cui ci siamo conosciuti.
Questa volta non mi lascio mettere in imbarazzo e, ancora fermi nel bel mezzo del marciapiede, mi sollevo sulla punta dei piedi per mordergli il labbro inferiore. "Un uomo affascinante" lo correggo con sguardo malizioso "che mi ha fatta scoprire fragile e guerriera allo stesso tempo. In una parola: donna. La tua." Lo bacio di nuovo e poi ammetto con un'alzata di spalle: "Alla fine ce l'hai fatta: mi hai salvata." Ma Riccardo mi mette due dita sotto il mento per guardarmi negli occhi e puntualizza: "No, ti sei salvata da sola. Vuoi stare con me, anche se non hai bisogno di me. Era questo ciò che volevo tu capissi."
E finalmente comprendo quello che una volta lui mi aveva detto: il bisogno, la dipendenza non sono amore e nemmeno la sola accettazione lo è. Amore è scegliersi ogni giorno: scegliere l'altro e scegliere anche se stessi, sapendo di aver dato il meglio di sé anche quando magari non lo si è ottenuto davvero, perchè basta comunque. E' amore quando la responsabilità di tale scelta diventa il privilegio più grande di cui ci si sente investiti. E io finalmente mi scopro completa non nel bisogno di qualcun altro, ma nella scelta di uno solo, quello giusto. Lui.
FINE
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VITE DI SCARTO
RomantikLa vita di Trilly è dominata dalla legge del dare per ricevere. È quello che ha imparato interagendo con i clienti dal Night Club in cui lavora, alle porte di Las Vegas. E lo accetta. Sa come sopravvivere in quel mondo. Glielo ha insegnato Mitchell...