Capitolo 40: Parassiti

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Dopo un secondo di silenzio, Riccardo si scosta per sedersi sul divano blu accanto a me e, senza che io gli chieda nulla, comincia a raccontare: "Kate lavora nell'Impresa dei miei genitori e per alcuni anni siamo stati colleghi

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Dopo un secondo di silenzio, Riccardo si scosta per sedersi sul divano blu accanto a me e, senza che io gli chieda nulla, comincia a raccontare: "Kate lavora nell'Impresa dei miei genitori e per alcuni anni siamo stati colleghi. Le sue avances nei miei confronti erano chiare ed esplicite ed io ho deciso di coglierle." Fa una pausa e, nonostante non mi guardi, capisco che sta valutando la mia possibile reazione a quello che poi aggiunge: "Così come ho fatto con quelle di molte altre donne, prima e dopo di lei. Trilly, il mio mondo non è tanto diverso dal tuo. Tutti vogliono ottenere tutto subito, se possibile di più e prima degli altri. Ci si stordisce con i soldi, i quali passano per auto costose, feste, sale di casinò e piacevoli compagnie. Anche io ero quel tipo d'uomo, ma poi ho deciso di non voler esserlo più; ho capito che il mondo in cui i miei genitori mi hanno cresciuto mi stava avvelenando. Non sono persone cattive, ma abbiamo aspirazioni diverse: loro puntano al profitto, io al cambiamento. Matias è il mio migliore amico e mi è stato accanto in momenti molto difficili, così abbiamo deciso di fondare una società insieme. Ho abbandonato il mio vecchio stile di vita, ma persone parassitarie come Tim o Kate, seppure in forme diverse, non l'hanno accettato. Kate non si arrende al fatto che tra di noi non c'è stato nulla di più di alcune notti condivise e si ostina a credere nell'esistenza di una possibile storia sentimentale. Ma io posso assicurarti che non ho mai provato alcun sentimento vero prima di..." Qui Riccardo si interrompe e i miei occhi sono naturalmente portati ad incontrare i suoi. "Prima di te" conclude. Trattengo il fiato di fronte ad una simile confessione.

"Non so cosa sia stato a colpirmi: forse la tua spontaneità, l'innocenza e la purezza. O forse il fatto che tu non veda tutte queste meraviglie. In ogni caso, prima di incontrarti ritenevo che l'unico modo per sentirsi vivi fosse stordirsi con l'alcol e il gioco. Ora invece capisco che è il modo in cui mi fai battere il cuore a farmi sentire vivo" rivela, tutto d'un fiato. Mi accorgo che Riccardo capisce di non avere il controllo su quanto dice, ma per la prima volta non sembra preoccuparsene.

"Riccardo" riesco solo a mormorare senza respiro, avvertendo le mani tremare. Non so se ciò che voglio è intimarlo a non dire certe cose, convincerlo che non può pensarle davvero, oppure confessargli i brividi che la sua voce profonda mi procura e il calore che avverto dentro di me, la paura di non riuscire a spiegarmi simili reazioni.

Non saprò mai ciò che voglio dirgli davvero, perché Riccardo non mi dà modo di replicare nulla. Avvicina lentamente il suo volto al mio, finchè i nostri nasi si sfiorano. Io non trovo alcuna motivazione valida per ritrarmi e così resto immobile, socchiudo gli occhi e schiudo le labbra, lasciando che le sue si appoggino con un delicato bacio. Riccardo sembra quasi volermi chiedere il permesso e trattenersi dall'osare troppo.  Tiene le mani congiunte appoggiate sulle ginocchia, così sono io a girare di poco il busto per accarezzargli una guancia, prima di scostarmi e specchiarmi nei suoi occhi, più brillanti che mai.

Mi accorgo solo ora che desideravo e aspettavo questo momento da molto tempo; ero convinta che dopo mi sarei sentita in colpa, invece, con mia sorpresa, non è così.

"O forse a stregarmi è stata la cura che riservi agli altri, in quanto efficiente paramedico d'urgenza, come non hai mancato di specificare tu prima" mormora poi Riccardo, sorridendo al ricordo della mia reazione nei confronti dello sfogo di Kate. Sorrido a mia volta e, entrambi, torniamo a ricomporci seduti sul divano.

Restiamo in silenzio per qualche secondo, ma non c'è più alcuna tensione tra di noi, anzi. Non riesco a reprimere una folle felicità che non ritenevo neppure possibile provare.

"Comunque mi manca un esame e solo allora sarò ufficialmente un paramedico a tutti gli effetti." Non so perché, ma mi esce così. Riccardo mi guarda contento, complimentandosi e facendomi sentire orgogliosa. Non avevo mai provato la sensazione di essere fiera di un risultato per cui mi sono impegnata. Forse perché, fino ad ora, nella vita, ho ottenuto gran poco. "E' strano, sei il primo a cui lo racconto. Mitchell lo sa, ma non se ne interessa" ammetto con un'alzata di spalle.

È a questo punto che il viso di Riccardo si adombra e io mi pento di aver parlato. "Come vanno le cose con lui?" Questa domanda mi trova allibita: è la più assurda che avrei potuto immaginarmi in una simile situazione. L'uomo che ho appena baciato, mi chiede come sta il ragazzo con cui convivo.

Faccio un respiro profondo e, ancora una volta, decido di essere sincera. Del resto, Riccardo si è aperto spontaneamente con me riguardo un pezzo del suo passato e io voglio fare lo stesso. "Io e Mitchell ci conosciamo fin da bambini. Siamo cresciuti insieme e, senza di lui, sarei finita ben peggio di come sono messa ora. Veniamo entrambi da famiglie a dir poco disagiate. Sua madre è morta quando lui era piccolo e il padre, dopo essere uscito di prigione, ha cresciuto lui e suo fratello a suon di botte e ancor più di umiliazioni. Ad aiutarli è stato un vecchio zio, che poi è morto e che ci ha lasciato la casa in cui ora viviamo. Mitch ha fatto in tempo ad allontanare Andrew, suo fratello, dal padre, prima che fosse troppo tardi, come è successo per lui. Così adesso Andy viva con la zia, rimasta sola. Mitch gli vuole bene, ma l'unico meccanismo affettivo che riesce ad attuare è quello di prevaricazione appreso da suo padre, quindi spesso finisce per opprimere Andy con le sue aspettative, le sue direttive, il suo controllo. Non riesce a vedere oltre il mondo in cui è incastrato, a cercare nulla di diverso da quello che la vita gli ha riservato. Nulla di migliore" racconto, concedendomi di assumere uno sguardo esterno ed obiettivo per la prima volta in vita mia.

"E si comporta allo stesso modo anche con te" Riccardo trae le conclusioni più immediate. Io però mi rifiuto di rendere la faccenda tanto semplice. "Io ho scelto di stare con Mitch, ho sempre saputo ciò a cui vado incontro stando con lui e lo accetto. Accetto lui, per quello che è. Perché non è così male come potrebbe apparire. Siamo entrambi un disastro totale, ma a volte fa bene avere qualcuno che ti accetta per quello che sei, che non si aspetta niente di più, che non ti chiede di cambiare. Mitch è molto impulsivo, ma si batte per ciò a cui tiene. Quando tra di noi va bene, è fantastico, mi sento in cima al mondo. Ma quando le cose si mettono male, allora... sembra che tutto intorno a me crolli. So che sembra folle, ma, nonostante tutto questo, non posso fare a meno di Mitchell, ho bisogno di lui e so che lui ha bisogno di me e questa appartenenza viscerale mi piace, anche se a volte temo possa distruggere entrambi" ammetto con un filo di voce. Inconsciamente mi domando se sto tentando di convincere Riccardo o di ingannare me stessa.

"Forse lui è convinto di battersi per te ed è ciò che credi anche tu, ma finisce col distruggere tutto e, nonostante lui non lo voglia, a volte capita che ci finisca di mezzo anche tu. Mi sbaglio?" domanda Riccardo, con una delicatezza nuova, per cui gli sono davvero grata.

"Amore non è possesso né appartenenza. Amore è libertà, è la scelta di donarsi all'altro. Forse è il disastro delle vostre vite ad accumunare te e Mitchell, ma tu, a differenza sua, riesci a scorgere la possibilità di qualcosa di diverso e ti impegni per ottenerlo. È vero, è bello essere accettati per quello che si è, ma la semplice accettazione non è amore. Amore è volere il meglio per l'altro. Mitchell lo vuole per te?" Riccardo mi accarezza delicatamente una guancia e mi prende il mento tra le dita per farmi incontrare il suo sguardo.

La lucidità e la veridicità delle sue parole mi sconvolgono; capisco che è questa saggezza a fare di lui un uomo, ma adesso non lo vedo più così distante da me, perché sento che questa saggezza è ciò che può liberarmi, ciò che può aiutare una bambina come me a salvare se stessa, senza dover più aggrapparsi a nessuno.

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