Capitolo 37: Foresta di rovi

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Salgo il gradino che separa l'angusto portico di legno antistante la casa dallo sterrato circostante

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Salgo il gradino che separa l'angusto portico di legno antistante la casa dallo sterrato circostante. La piccola lanterna che pende sopra la mia testa diffonde una fioca luce gialla intermittente, a causa del vecchio collegamento elettrico ormai compromesso.

Alzo gli occhi e noto alcune mosche sbattere ripetutamente contro il vetro della lampada, oltre l'intelaiatura in ferro nero. Svolazzano in modo lento e confuso e sono talmente stordite che si scontrano persino tra loro. Distolgo lo sguardo, improvvisamente impressionata da una scena apparentemente banale. Eppure, quello che è successo questo pomeriggio, o meglio ieri, mi ha sconvolta più di quanto immaginassi, tanto che avverto i miei muscoli ancora percorsi dal tremore dell'abbraccio di Mitchell.

Dopo aver infilato le chiavi nella serratura, mi volto ad osservare la distesa di terra brulla e i cespugli bassi davanti la nostra casa. Poco più in là si snoda la strada secondaria che conduce verso la città, il cui profilo vicino si staglia contro la luce chiara del cielo. Ormai è l'alba.

Ho impiegato più tempo del solito per tornare a casa dopo aver finito il turno al SIN. Ero a piedi e, senza accorgermene, ho camminato lentamente, dimenticandomi perfino di affrettare il passo per evitare incontri notturni spiacevoli. Ero avvolta in una coltre di nubi e pensieri, mentre nella mia testa continuavo a rivivere la scena accaduta alcune ore prima sul retro della casa.

La mia performance al palo non deve essere stata delle migliori, come il vecchio Lou non ha mancato di farmi notare, ma questa notte non c'era modo io mi preoccupassi anche dei suoi commenti acidi. A dirla tutta, non avrei nemmeno voluto presentarmi al lavoro.

Io e Mitch siamo rimasti seduti a terra sotto la tettoia, in silenzio, fino a sera. Senza fare niente, semplicemente guardandoci e ascoltandoci. Eppure non sono riuscita a scorgere né a cogliere niente nei suoi occhi scuri, non sono riuscita a districarmi nella foresta di rovi che lo circonda e che ultimamente si è fatta più fitta, finendo col ferirlo.

A un certo punto ho parlato, stupendomi di quanto la mia voce fosse rauca dopo quel silenzio pesante. Gli ho proposto di restare insieme, ho detto che non era importante io andassi al SIN. Le mie parole però devono aver fatto scattare una molla dentro Mitch, il quale si è alzato di scatto, allontanandomi da sé. Ha insistito affinchè me ne andassi. La sua voce era dura, ma lui non ha avuto il coraggio di guardarmi in faccia. Sono solo riuscita a scorgere i cerchi rossi che circondavano i suoi occhi in seguito al pianto. Non ha voluto parlare e, quasi vergognandosi di sé e del suo sfogo, è rientrato in casa, sbattendosi la porta alle spalle.

Entro in soggiorno con passi quatti. Appoggio la borsa sul mobile dell'ingresso e roteo il collo, stanca e indolenzita per aver ballato con i muscoli tesi. Tutto tace e i primi raggi del sole, ancora nascosto dietro le montagne, filtrano attraverso le persiane. Sono tentata di andare in cucina per farmi un caffè, ma prima decido di lanciare un'occhiata in camera da letto.

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