Capitolo 53: Sotto osservazione

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La festa di inaugurazione del progetto edilizio promosso dalla società di Riccardo e Matias si tiene in un auditorium all'interno di una struttura ricreativa per i ragazzi dei quartieri popolari, ricavata riqualificando un vecchio casinò da tempo ...

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La festa di inaugurazione del progetto edilizio promosso dalla società di Riccardo e Matias si tiene in un auditorium all'interno di una struttura ricreativa per i ragazzi dei quartieri popolari, ricavata riqualificando un vecchio casinò da tempo dismesso. La sala è ampia e addobbata elegantemente. Sul fondo si colloca un piccolo palco con un leggio trasparente, dove verrà pronunciato il discorso di presentazione. Davanti ad esso sono sistemati numerosi tavoli, ricoperti da eleganti tovaglie bianche damascate, simili al rivestimento delle sedie. I piatti sono di ceramica finemente lavorata e accanto ad essi rilucono le posate argentee. Il bianco dei tavoli è messo in risalto dal velluto blu dei tendaggi presenti agli angoli della sala e raccolti da cordoni dorati. Le luci sono soffuse e contribuiscono a creare un'atmosfera intima e tranquilla. Sulle pareti sono esposti alcuni progetti riguardanti le future opere edilizie che la società intende realizzare.

Varco l'imponente arco di ingresso accompagnata da Riccardo, che tiene una mano appoggiata sulla mia schiena. Molti degli ospiti sono già presenti e alcuni invitati richiamano subito la sua attenzione salutandolo. Lui sorride, ma non si allontana da me. Per fortuna, perché so di avere un'aria smarrita e non me la sento di restare sola.

Tengo lo sguardo basso e stringo la pochette tra le mani. Cerca di camminare dritta e di restare in equilibrio. Il vestito è a posto? Non continuare a toccarti il viso se non vuoi rovinare il trucco! Perché tutti mi fissano? E che vuole quell'uomo di mezza età? Se ha intenzione di continuare a guardarmi così, ha sbagliato posto e dovrebbe andare a spargere la propria bava in uno strip club; se vuole posso fornirgli qualche indirizzo! – non riesco a smettere di pensare. Ma che mi prende? Da quando mi faccio tante paranoie? Non mi piace questa sensazione di trovarmi sotto osservazione. È solo una mia impressione?

Mentre questi pensieri scorrono veloci nella mia testa, Riccardo si avvicina al mio orecchio e mi raccomanda: "Sta' tranquilla. Se qualcuno ti guarda, è solo perché sei bella da togliere il respiro" mi rassicura, quasi leggendomi nel pensiero. Mi volto, sollevando un po' il capo per incontrare i suoi occhi dolci e rivolgergli un sorriso grato. Lui mi bacia una tempia e mi fa l'occhiolino.

Anche Riccardo è bellissimo, con il completo elegante, le scarpe di vernice, i capelli pettinati, la cravatta e persino il gilè allacciato sotto la giacca. Sembra un principe, ma non uno delle fiabe. Bensì uno di quei nobili dei giorni nostri, i quali però conservano un fascino di altri tempi.

Ad un certo punto lo vedo irrigidirsi e serrare la mascella. Seguo il suo sguardo e vedo i Signori Torres sorriderci, a conferma dei miei sospetti. Ero quasi sicura venissero, nonostante Riccardo probabilmente non li avesse invitati e sperasse di non incontrarli.

Ci raggiungono e io mi soffermo ad osservare spudoratamente il meraviglioso abito lungo color smeraldo della Signora Torres. Ha i capelli raccolti e ostenta un girocollo d'oro dal peso probabilmente proporzionale al valore. "Che bello vedere che sei venuta. Sei radiosa Trilly!" si complimenta gentile, con una voce cristallina più vivace di quanto io l'abbia mai sentita. Le rivolgo un sorriso lusingato, ma Riccardo non mi permette di replicare. "Perché avete deciso di venire? Da quanto ne so, non è questo il tipo di casinò con cui amate fare affari" li affronta con un sarcasmo acido, che sua madre decide di ignorare: "Tesoro, siamo fieri di te. Che tu ci creda o no, ci piacerebbe saperne di più di ciò che fai" gli dice. È strano sentirla rivolgersi al figlio adulto con un tono così premuroso e apprensivo. È come se lo avvertisse sfuggirle tra le mani e tentasse di tenerlo il più vicino possibile al suo cuore. Mi sorprendo nel vedere un uomo integro ed educato come Riccardo abbassarsi a manifestare un simile rancore nei confronti dei suoi genitori. Lui si limita ad emettere una risata secca e cinica, poi si rivolge a me. "Ci scusi un secondo?" mi chiede, sforzandosi di restare calmo e, senza aspettare la mia reazione, si allontana seguito dai suoi genitori, per parlare in privato ai margini della sala.

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