Capitolo 38: Consumare

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Sono trascorsi un po' di giorni dall'ultima volta in cui ho fatto visita a Riccardo in ospedale. Dopo la conversazione avuta con Mitch, non me la sono sentita di fare nulla che potesse scombinare la routine che, fino a non molto tempo fa, aveva sempre caratterizzato le mie giornate: turni sull'ambulanza, nottate al SIN, weekend trascorsi presso la pista di motocross e serate spese al Bar, bevendo in compagnia dei soliti ragazzi. È come se ultimamente stessi facendo di tutto per non fare troppo rumore, per restare in equilibrio, come se bastasse un alito di vento per mandare sottosopra la mia vita. O forse la vita di Mitch.

Le parole sussurrate che ci siamo rivolti in camera da letto sono rimaste incastrate nella mia testa, come se appartenessero ad un sogno ormai sbiadito, di cui però non riesco ancora a cogliere il senso. Sono rimasta turbata nel sentire Mitchell parlare con una solennità che non avevo mai riscontrato prima. Lui tuttavia non ha più accennato a niente di quanto ci siamo detti né, men che meno, al suo sfogo avvenuto sul retro della casa. Io, d'altro canto, non me la sono sentita di affrontare l'argomento e, forse per la prima volta, ho rinunciato a portarlo all'esasperazione con le mie continue provocazioni, che ci avrebbero inevitabilmente condotti ad un litigio. La cosa triste di cui però mi sono accorta è che, senza litigare, io e Mitch non parliamo più.

Lo vedo sempre più schivo e nervoso e resto stupita nel costatare come anche lui non cerchi più alcuno scontro con me. Trascorre intere giornate fuori casa e non c'è modo di capire dove vada, dunque non posso nemmeno prevedere i guai in cui sono certa si starà cacciando.

Quindi, per evitare di starmene rinchiusa in casa a consumare una sigaretta dietro l'altra, mentre le mie ipotesi preoccupate consumano me, ho deciso di tornare a trovare Riccardo in ospedale, prima che la monotonia delle mie giornate cupe finisca col farmi impazzire.

Nelle ultime settimane Riccardo ha acconsentito a fare fisioterapia e a seguire il programma riabilitativo, il quale continuerà anche dopo le dimissioni, che spero siano vicine, considerati i suoi rapidi progressi. Da quanto ho capito, il tessuto nervoso impiantato nella sua schiena ha finalmente iniziato ad aderire, cosa che non era potuta accadere subito dopo il primo intervento, dal momento che Riccardo aveva trascurato l'importanza del percorso di guarigione. Spero solo che in futuro non sottovaluterà più le sue condizioni fisiche. C'è una cosa che ancora non capisco: Riccardo è un uomo fiero e orgoglioso, sì, ma anche chiaramente intelligente e razionale; quindi perché risulta cosi ottuso in merito alla sua salute?

Questa domanda resta in sospeso nella mia mente, persa tra le altre mille riflessioni che ultimamente l'attraversano, mentre percorro il corridoio ormai familiare del reparto di ortopedia. Raggiungo la stanza di Riccardo, ma avverto delle voci concitate provenire dall'interno.

"Kate, abbiamo già affrontato l'argomento diverse volte, ben prima che io venissi ricoverato. Non sto dicendo che il tuo interesse per il mio stato di salute non sia gentile o che mi infastidisca, ma questo non è il tuo posto. Te l'ho già detto. Per favore non tornare più. La tua presenza qui è inopportuna." La voce di Riccardo è tesa e dura. Non semplicemente seria, come quando si rivolge a me, ma innervosita. Cela una rabbia malamente trattenuta.

Senza riuscire a trattenermi, mi ritrovo di nuovo ad origliare in questo ospedale, sporgendomi di poco oltre la soglia della porta. Riccardo è in piedi, accanto al letto. Indossa solo i pantaloni del pigiama ed è a torso nudo; cammina nervoso avanti e indietro. Davanti a lui c'è Kate, avvolta nell'alone di lusso ed eleganza che non la abbandona mai. Porta una gonna tubino alta in vita, dentro la quale è ordinatamente sistemata una camicetta bianca, la cui scollatura si apre su un appariscente girocollo d'oro. Sulle spalle tiene il cappotto di cammello. Il suo viso perfettamente truccato è attraversato da un'espressione a dir poco sconvolta; Kate si avvicina a Riccardo e fa per mettergli una mano sul petto, ma lui si scosta bruscamente.

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