Capitolo 56: Umiliazione

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La cena trascorre tranquilla. Credo di non aver mai mangiato così bene in vita mia. I camerieri si avvicinano discreti al tavolo per portare via i piatti vuoti e sostituirli con la portata successiva, in un susseguirsi di pietanze che sembra non avere mai fine. Cerco di mostrarmi il più educata possibile, restando composta e sperando di utilizzare correttamente la sfilza di posate a mia disposizione.

In ogni caso, devo ammettere che mi sento più a mio agio rispetto all'inizio della serata. Io e Sienna non ci tratteniamo dall'investire Riccardo e Matias con una sfilza di domande curiose ed interessate riguardo la loro attività; non ci preoccupiamo del fatto che alcuni nostri commenti possano apparire ingenui, perché loro non si dimostrano per niente scocciati nel rispondere ad ogni nostro dubbio e, anzi, appaiono entusiasti di poter descrivere ciò che li appassiona e di vederci così coinvolte.

Finalmente comincio a sentirmi rilassata e sono felice di essere qui, accanto a Riccardo, il quale mi osserva rapito credendo che non me ne accorga, o forse sapendolo e divertendosi proprio per questo.

Al termine della cena, sul palco si susseguono alcuni brevi interventi da parte di possibili finanziatori ed imprenditori del campo edile, i quali si dichiarano affascinati dalla proposta a cui è stata dedicata la festa. Insomma, a fine serata tutti sembrano soddisfatti ed entusiasti.

Lasciamo la sala e ci dirigiamo verso l'atrio d'ingresso insieme agli altri ospiti pronti a tornare a casa. Riccardo continua a tenermi una mano dietro la schiena e mi sorride dolcemente. Ad un tratto i miei occhi si posano su due figure posizionate ai piedi dello scalone che conduce al piano superiore dell'edificio. La mia espressione è attraversata prima dallo stupore, poi dall'ostilità, infine dallo sconforto. "E loro che ci fanno qui?" mormoro tra me. Riccardo segue il mio sguardo e lo sento irrigidirsi a sua volta quando vede Kate e Tim fissarci con aria beffarda.

Tim indossa uno smoking che, su di lui, perde tutto il suo fascino, mentre il fisico slanciato di Kate è fasciato da un abito scuro. Ma che fanno insieme? Non mi sembrano una possibile coppia; immagino che si conoscano abbastanza bene perchè collaborano entrambi con le Imprese Torres.

"Li avete invitati voi?" non mi trattengo dall'indagare, aggrottando le sopracciglia e rivolgendomi a Riccardo e Matias. Kate e Tim non hanno alcun motivo valido per essere qui a visionare i progetti edilizi inaugurati stasera. A meno che... non siano quelli ad interessarli, come sospetto dal modo deciso con cui si fanno strada verso di noi, camminando con passo spedito. Per quanto Kate sia una bella donna e Tim sia invece un viscido schifoso, ad accumunarli è lo stesso ghigno saccente che ci rivolgono, incuranti della folla di ospiti tra cui si fanno largo.

"Certo che hai una bella faccia tosta a organizzare una simile serata senza invitare le persone che hanno condiviso con te un bel pezzo di strada per farti arrivare dove sei ora."  Kate si rivolge a Riccardo senza convenevoli, con una voce sprezzante. Io faccio istintivamente un passo indietro e avverto Sienna sfiorarmi il braccio per chiedermi spiegazioni riguardo due persone che lei non ha mai incontrato e che io invece conosco fin troppo bene. Riccardo fa un sospiro e tenta di mantenere la calma, mentre fissa lo sguardo sul volto perfettamente truccato di Kate. "Ma che stai dicendo? A questo progetto abbiamo lavorato io e Matias, lo abbiamo costruito dal nulla, nel momento in cui finalmente sono riuscito a liberarmi da persone come voi due" la ammonisce con voce dura.

Tim interviene con tono provocatorio: "Sempre intento a rivestire il ruolo di luogotenente e fedele scudiero, eh Matias? Ma non ti stanchi di essere messo in secondo piano da un arrogante presuntuoso di questa specie? E' difficile abbandonare la sicurezza data dall'ombra dei Torres, non è così?" Sento Sienna sibilare alle mie spalle: "Ma che cazzo vuole questo stronzo?" Con la mano le faccio cenno di restare calma. Come mi aspettavo, Matias non coglie l'infima provocazione e reagisce scuotendo la testa, amareggiato. "Tim, non dovresti essere qui, ti stai rendendo ridicolo" lo avverte. Ma questo ribatte pronto: "Ah, sarei io a non dover essere qui? E che mi dici allora di queste due spogliarelliste? Belle accompagnatrici che vi siete trovati per la serata!"

Tim alza volutamente il tono di voce, con lo scopo di attirare l'attenzione dei presenti; tra gli invitati è calato il silenzio e molti ci osservano bisbigliando più o meno discretamente. Vorrei sprofondare; ecco che torna ad investirmi quella vergogna umiliante che ho provato poche volte in vita mia.

"Adesso stai esagerando" lo avverte Riccardo con voce roca, serrando la mascella, ma Tim prosegue imperterrito, sostenuto dal ghigno soddisfatto di Kate. "E io che ti credevo un paramedico!" mi dice lei con voce stridula. Non posso ignorare l'esclamazione confusa di Sienna in seguito a quest'ultima considerazione. La mia amica infatti scopre solo ora qualcosa che le ho tenuto nascosto per troppo tempo. Come se non ci fossero già abbastanza problemi!

La mia attenzione tuttavia è concentrata sulle parole accusatorie di Tim: "Vi riempite la bocca parlando di riqualificazione sociale, ma voi per primi non disdegnate i locali che sostenete di voler estinguere. Allora, quanto le pagate per essere qui? Che servizio vi offrono? Spero ne valga la pena." Tim allude a me e Sienna e si avvicina per sfiorarmi la guancia con un dito. Mi ritraggo di scatto, scansando la sua mano con un gesto brusco.

"Non ti permettere!" Riccardo interviene fulmineo, afferrando il bavero della giacca di Tim con un gesto secco e controllato. Dio, che situazione! Vorrei scomparire! Mi porto le mani davanti al volto e non ho il coraggio di incontrare le espressioni allibite degli altri ospiti. Stiamo mettendo in scena uno spettacolo scadente! Prego solo che tutto finisca al più presto e non posso fare a meno di ritenermi responsabile. E' orribile vergognarsi di se stessi, solo perché gli altri non sanno distinguere ciò che fai da ciò che sei.

A questo punto Kate si inserisce nuovamente nella conversazione: "Certo che, per uno che diceva di non voler portare avanti alcuna storia seria, hai trovato una bella soluzione Riccardo. Eppure devo ammettere che mi hai sorpresa: pagare qualcuno per avere la sua compagnia, come se si trattasse di un affitto, sembra troppo scandente persino per te. Specialmente se si tratta di una ragazza così giovane; quanto avrà, poco più di vent'anni? Te la sei scelta bene, ma credo che questa volta tu abbia davvero toccato il fondo."

Non mi sono mai sentita tanto umiliata in vita mia. Tengo lo sguardo basso e le braccia strette intorno alla vita. Sienna fa un passo avanti per intervenire, ma Matias la ferma con cautela. Sento il respiro affannato di Riccardo e i mormorii intorno a noi farsi più fitti, prima che la sua voce li sovrasti tutti tuonando: "La figura scandente la sta facendo tu, Kate, riducendoti a scendere così in basso. E adesso andatevene. Non siete benaccetti qui" intima, rivolgendosi anche a Tim. I due però si limitano solo a fare qualche passo indietro.

Vedo gli occhi di tutti gli invitati puntati su di me, la spogliarellista pagata per offrire la sua compagnia. So di avere le guance in fiamme e le sento bagnarsi di lacrime colleriche. Non ho intenzione di umiliarmi più di quanto abbiano già fatto gli altri. E' come se mi avessero tirato un pugno dritto nello stomaco. Quando ho il coraggio di alzare gli occhi con le labbra schiuse, incontro lo sguardo confuso e scandalizzato dei Signori Torres, i quali si avvicinano per chiedere spiegazioni a Riccardo.

Lui tuttavia si volta immediatamente verso di me; mi prende il viso tra le mani e mi domanda se vada tutto bene. "Non badare a niente di ciò che è appena stato detto. Quelle parole sono insignificanti come chi le ha pronunciate. Adesso li faccio allontanare" mi assicura. Avverto Matias mettermi una mano sulla spalla, ma io mi scanso e cerco di trattenere le lacrime. "Lascia stare, me ne vado io" dico con voce roca, facendo un enorme sforzo.

Quando Riccardo fa per accarezzarmi il viso, mi volto dall'altra parte e lo scanso, dirigendomi con passo rapido verso l'uscita, tenendo la testa bassa e tendando di ignorare gli sguardi pieni di giudizio che mi sento addosso.

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