Capitolo 51: Love The Way You Lie

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Il tragitto di ritorno verso casa è ben più cupo di quello che mi ha portata da Andrew

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Il tragitto di ritorno verso casa è ben più cupo di quello che mi ha portata da Andrew. Le sue parole continuano a risuonarmi nella testa e, per quanto tristi appaiano, sono altrettanto vere. Non essendo un granché in materia di discorsi profondi, non credo di essere riuscita ad esprimergli completamente la mia gratitudine per quello che mi ha aiutata a capire. È davvero un bravo ragazzo e mi auguro che questo mondo di cui facciamo parte sia clemente nei suoi confronti.

Vederlo tuttavia ha alimentato in me una malinconia profonda, perché mi rendo conto che anche Mitchell un tempo era così, ma la vita per lui ha deciso diversamente. Mitch è stato rovinato da un'esistenza in cui è rimasto incastrato, ma da cui ora non ha più la forza né l'intenzione di liberarsi.

E allora Andy a ragione: a lui spetta fare le sue scelte, ma non posso permettere che riguardino anche me, che decida al posto mio. Mi sono sempre sentita profondamente legata a Mitchell, ma che razza di legame è uno che, invece di portarti in superficie, ti trascina a fondo?

Forse la vita è fatta per essere percorsa fianco a fianco con chi si sceglie di stare e non per subire o prevaricare. Detto così è ovvio, eppure le relazioni sono più complicate e spesso ci si accontenta, senza saper distinguere la fertilità della solitudine dalla sterilità dell'essere soli.

Mi sento ridicola nel fare simili ragionamenti, di cui, fino a qualche tempo fa, non mi ritenevo nemmeno in grado. Eppure, da quando ho conosciuto Riccardo, con la sua complicità e le sue provocazioni, qualcosa in me si è sbloccato: adesso riesco a definirmi autonomamente, senza dover sempre fare riferimento a qualcun altro.

Un sorriso fugace mi attraversa il volto quando penso a lui, ma vengo presto distratta dalla playlist che la radio del pickup sta trasmettendo e che ho acceso per evitare che i miei pensieri mi rintronino. Si tratta delle canzoni che piacciono sia a me che a Mitchell; del resto io e lui abbiamo sempre ascoltato la stessa musica, dai suoni e dai testi grezzi ma veri.

Nell'abitacolo della macchina riecheggia il brano di Eminem che Mitch preferisce, lo stesso che stava ascoltando mentre prendeva a pugni il sacco sotto la tettoia dietro casa. Inconsapevolmente mi ritrovo a ripetere il ritornello muovendo le labbra, ma per la prima volta sento davvero le parole pronunciate. Le ho cantate un milione di volte, ma solo ora le ascolto veramente e riesco a comprenderne il profondo significato, quello che va ben oltre la melodia e che mi colpisce come una scarica dritta al cuore.

Le lacrime tornano prepotentemente a farsi strada tra le mie ciglia e mi offuscano la vista, tanto che sono costretta ad accostare, fermando il pickup in prossimità del margine sterrato della strada deserta. La canzone continua a suonare e io ne ascolto ogni verso per la prima volta. Sembra che stia parlando di me, che stia raccontando la mia vita, con l'intenzione di farmi aprire gli occhi. Questa sei tu, ma non lo capisci?! Guarda come ti sei ridotta! E' questa l'esistenza a cui ti sei arresa! – pare rimproverarmi.

In un impeto di frustrazione e sconforto, mi ritrovo a picchiare più e più volte le mani contro il volante, prima di appoggiarci la testa e lasciarmi andare ad un pianto pieno di singhiozzi, che mi toglie il respiro. Mi sento sopraffatta. I capelli mi coprono il viso e si appiccicano alla pelle bagnata dalle lacrime. Sono priva di qualsiasi forza, dopo aver sfogato il turbine di emozioni che mi ha attraversata nelle ultime ore.

Le cattiverie che Mitch mi ha riversato addosso durante il nostro ultimo litigio si fanno strada nella mia testa e adesso mi rendo conto di quanto siano vere. Continuando a scegliere Mitch mi sono inconsapevolmente ritrovata a scegliere le sue botte. Non me le merito e non ne ho colpa, ma sono responsabile della mia decisione. È questo il mio ruolo attivo in tutta questa faccenda: nonostante io subisca le azioni di Mitchell, sono responsabile della scelta di restare al suo fianco. E forse perché una parte viscerale e irrazionale di me ci vede qualcosa di vero, di vivo, di intenso e passionale. Una passione drammatica però, e sicuramente tossica, quasi malata, che a lungo andare potrebbe materialmente disintegrarmi.

Non mi sono mai considerata una vittima e non credo di esserlo, soprattutto ora: perché io posso agire attivamente nel togliermi da questa situazione, nel rifiutare la violenza non solo di Mitch, ma di questo mondo di cui ho scelto di continuare a fare parte. È vero: ci sono nata dentro, ma posso andarmene. Sarà faticoso, difficile, doloroso, lungo, ma ce la posso fare. Perché qualcuno ha deciso di farmi vedere e provare qualcosa di meglio. Perché so di non essere sola.

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