Ai miei occhi il bagno di Riccardo ha le sembianze di una SPA, con le applique eleganti che illuminano lo specchio delle stesse dimensioni della parete. C'è un'ampia vasca dall'aspetto vintage, ma chiaramente dotata di tutti i comfort moderni, e, sul fondo della stanza, si colloca una doccia enorme, con le pareti in mosaico e una rientranza che ospita un divanetto per la sauna. Il mobile di legno chiaro ha il ripiano in marmo satinato occupato due lavandini; per terra si stende un morbido tappeto bianco e le piastrelle sono decorate con delicati motivi floreali.
Ho raccolto i capelli in una coda alta ordinata e ho lavato il viso con l'acqua fresca per togliere i residui di fondotinta. Mi sono sfilata la giacca, restando con la canotta bianca che lascia scoperta una striscia di pelle sul basso ventre.
Non me la sento di sporcare i pavimenti con la terra dei miei stivali; anche se può sembrare un po' volgare, preferisco stare a piedi nudi, consapevole di quanto ogni superficie sia stata tirata a lucido. Ho ripiegato ordinatamente gli asciugamani bianchi, quasi intimorita di sporcarli eccessivamente utilizzandoli.
Mentre avverto il tappeto grigio della camera di Riccardo solleticarmi i piedi, infilo le mani nelle tasche posteriori dei jeans e mi domando cosa fare. Starmene in attesa con le mani in mano non è proprio da me, così, senza riflettere troppo, scendo al piano inferiore, per chiedere a Riccardo se desidera qualcosa da mangiare e per propormi di fargli uno dei miei migliori sandwich.
Forse però la mia foga nel raggiungere il salotto è eccessiva, perché mi impedisce di fermarmi prima di svoltare l'angolo del corridoio. Mi ritrovo così faccia a faccia con entrambi i genitori di Riccardo, i quali immagino siano passati a vedere come sta loro figlio dopo le dimissioni dall'ospedale.
Riccardo è seduto sulla poltrona, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia leggermente divaricate e si passa le mani tra i capelli. Il Signor Torres è in piedi davanti a lui, mentre la moglie è seduta compostamente sul divano e stava parlando al figlio con tono basso ma concitato, prima che Riccardo esclamasse esasperato: "Mamma, papà, sono fuori pericolo. Non c'è niente di cui preoccuparsi. Non farò la stessa fine di Paul, anche perché alla sua rovina ci avete pensato voi!" "Non permetterti di parlarci così!" Il signor Torres ha fatto in tempo a ribattere severo, prima che sopraggiungessi io ad interromperlo.
La Signora Torres si volta di scatto e mi rivolge uno sguardo sorpreso, ma non scandalizzato. "Oh" dice soltanto, sempre mantenendo un'espressione composta e imperturbabile. Io resto a bocca aperta e mi limito a ripetere il suo "oh" come una scema. Dio, che figura! Io, con il viso distrutto, i jeans logori e una canotta striminzita, a piedi nudi davanti ai Signori Torres. Vorrei scomparire!
Riccardo però non appare turbato; sembro essere io l'unica a disagio. Non credo neppure che i suoi genitori mi abbiano riconosciuta, dopo avermi incrociata solo una volta nei corridoi dell'ospedale. Non so che dire, ma per fortuna Riccardo mi precede: "Mamma, papà: lei è Trilly" mi presenta con una voce improvvisamente calma e rilassata, rivolgendomi addirittura un sorriso. Si alza e mi raggiunge, mettendomi una mano dietro la schiena.
I Signori Torres mi salutano educatamente con una stretta di mano e la madre di Riccardo mi sorride gentile: "Ci siamo già incrociati nel corridoio del reparto, se non erro" mi stupisce ricordandosi perfettamente chi sono. Le confermo che è così e Riccardo aggiunge: "Trilly mi ha fatto stare meglio e mi sta aiutando nella ripresa" ammette, restando generico ma dimostrandosi onesto. "Molto bene" tuona la voce profonda del Signor Torres e il suo viso pieno è attraversato da un sorriso ampio che lo fa apparire simpatico. Sua moglie continua a guardarmi gentile e si rivolge al figlio: "Potresti invitarla alla festa di inaugurazione" gli suggerisce, ma Riccardo le risponde con uno sguardo serio: "Mamma" la ammonisce, anche se nella sua voce non c'è traccia di fastidio. A questo punto la Signora Torres si limita a dire: "Vi lasciamo soli" prima di far cenno al marito di seguirla fuori casa.
Quando se ne sono andati, rivolgo uno sguardo un po' confuso a Riccardo, ancora allibita da come i toni accesi della discussione con i suoi genitori si siano calmati all'improvviso con il mio arrivo. Lui tuttavia non accenna niente e io non me la sento di infastidirlo con le mie impertinenti curiosità. Mi basta vederlo rivolgermi uno sguardo felice per sentirmi tranquilla, per sapere che sono nel posto giusto. Non solo dove devo essere, ma dove voglio essere.
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VITE DI SCARTO
RomanceLa vita di Trilly è dominata dalla legge del dare per ricevere. È quello che ha imparato interagendo con i clienti dal Night Club in cui lavora, alle porte di Las Vegas. E lo accetta. Sa come sopravvivere in quel mondo. Glielo ha insegnato Mitchell...