Capitolo 16: Inspira, espira

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Come spesso accade, sono l'ultima che resta nel camerino a fine serata, dal momento che impiego più tempo a cambiarmi.

È sempre stato così, fin da quando ero bambina. Me la sono sempre presa con calma, volendo godermi ogni istante di ogni giornata. Quando mia madre strillava, intimando di sbrigarmi e sostenendo di essere in perenne ritardo, io mi domandavo che fretta ci fosse: in fondo, tutto quello che ci è richiesto è vivere e, finché continuiamo a respirare, stiamo già facendo il nostro dovere. 

Ho appena indossato la felpa, dal cui cappuccio sfilo i capelli castani sciolti. Estraggo dall'armadietto di metallo arrugginito la borsa di finta pelle comprata al mercato e faccio per richiuderlo, quando JJ bussa e scosta di poco la porta. "Trilly, disturbo?" si annuncia con la sua voce profonda. "No tranquillo, sto per andare via." Mi sporgo di poco per vederlo entrare.

Le mie orecchie sembrano dilatarsi ora che finalmente le casse hanno smesso di pompare la musica assordante. JJ è incaricato di chiudere il locale, dunque credo che al momento non sia rimasto più nessuno. Il vecchio Lou infatti se ne va appena contati gli incassi della serata.

JJ mi si avvicina e parla piano, apprezzando il silenzio che ci circonda. Accenna un sorriso che scopre una fila di denti bianchissimi, messi in risalto dalla carnagione scura, e con il pollice indica la porta. "Sienna è qui fuori in compagnia di un tipo che ha voluto presentarsi non appena lei ha finito il turno. Ha detto di averla incrociata giorni fa, ma di non aver avuto modo di conoscerla prima d'ora. Erano secoli che non sentivo qualcuno parlare così gentilmente ad una ragazza. Credo facesse parte del gruppo di uomini con cui ti ho tenuta d'occhio tempo fa" commenta. "Sienna mi ha chiesto di avvisarti che quel tipo la riaccompagna a casa a piedi, in modo da evitarle guai in questo isolato malfamato" conclude JJ. Annuisco, contenta per Sienna e felice di averci visto giusto riguardo Matias, anche se spero non accada ciò che ritengo più probabile, cioè che sia Sienna a mettere nei guai lui – penso divertita tra me. 

Raggiungo JJ, per uscire da questo seminterrato camuffato da spogliatoio, con le ragnatele agli angoli del soffitto e le lampadine appese a dei fili traballanti. Lui tuttavia indugia e sembra volermi comunicare altro: "Quel tipo era in compagnia di un altro uomo che dice di conoscerti. Vuoi che lo allontani?" mi domanda discreto. Assumo un'espressione estenuata e scuoto il capo. "No JJ, non ti preoccupare, ci penso io" lo tranquillizzo e lo saluto, incamminandomi lungo il corridoio che conduce alla porta di servizio.

So benissimo di chi si tratta: ma perché Riccardo insiste nel perseguitarmi?! Ok, devo ammettere che in precedenza può essere apparso il contrario, ma, soprattutto dopo quanto accaduto l'ultima volta, con che coraggio osa farsi rivedere?

So benissimo di chi si tratta: ma perché Riccardo insiste nel perseguitarmi?! Ok, devo ammettere che in precedenza può essere apparso il contrario, ma, soprattutto dopo quanto accaduto l'ultima volta, con che coraggio osa farsi rivedere?

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Esco nell'aria fredda e umida della notte che attraversa il vicolo retrostante il SIN. Fortunatamente l'illuminazione è buona e la strada principale, sempre trafficata, non dista molto; dunque affretto il passo, per rimanere isolata il meno possibile. Il muro dell'edificio antistante è invaso da un'enorme piramide di sacchi puzzolenti della spazzatura. Raggiungo con passo svelto la fine del vicolo e mi ritrovo sul marciapiede largo, semi deserto.

Solitamente io e Sienna torniamo a casa insieme a piedi, poiché la distanza non è molta. Questa notte quindi, trovandomi sola, vorrei fare alla svelta; ma ad aspettarmi, con le mani affondate nelle tasche dei jeans e una maglietta addosso, c'è Riccardo, il quale, non appena sente i miei passi, si gira verso di me. Questa volta non ha la solita espressione fiera dipinta sul volto, quella per cui mi ero già innervosita al solo pensiero. Lo sguardo titubante e l'abbigliamento sportivo contribuiscono a farlo apparire più giovane.

"Scusami se sono qui, ma vorrei davvero parlarti" spiega, non appena mi vede. Faccio un sospiro profondo e un po' mi dispiaccio nel dubitare delle disinteressate intenzioni di Matias nei confronti della mia amica. Forse infatti Riccardo lo ha costretto ad accompagnarlo e così lui ha deciso di guadagnarci qualcosa. Non esito nell'esporre con tono brusco i miei sospetti, ma Riccardo mi rassicura: "No credimi: è stato Matias ad accennare alla tua amica e al fatto che lo aveva colpito per la sua spontaneità; ha detto che gli sarebbe piaciuto conoscerla e così io ho colto l'occasione per incontrarti. Tuttavia non posso negare che volessi rivederti a prescindere da tutto ciò" confessa e abbozza un sorriso nel raccontare del suo amico.

Non sono arrabbiata e forse sono troppo stanca persino per essere infastidita. Al momento mi sento unicamente esausta. "Cosa vuoi?" gli domando in un sospiro. "Innanzitutto voglio scusarmi per quanto successo quella sera fuori dall'ospedale" comincia, ma io lo interrompo, socchiudendo gli occhi e facendo un cenno stanco con la mano. "Lascia stare, non c'è n'è bisogno" tento di chiudere la faccenda, ma Riccardo me lo impedisce: "Sono io a sentirne il bisogno."

Mi acciglio e lo osservo attentamente. I capelli castani spettinati, che gli ricadono sulla fronte, nascondono l'accenno di stempiatura ed evidenziano l'azzurro brillante degli occhi. Serra la mascella e appare teso, come testimoniano i muscoli contratti delle braccia. "Sono consapevole di apparirti insistente e mi rendo conto di quanto la mia richiesta possa suonare inopportuna, ma ti andrebbe di mangiare qualcosa insieme da qualche parte? Così da poterci sedere l'uno davanti all'altra e parlare" mi chiede. Non l'ho mai visto così dimesso e, quando in un sussurro aggiunge: "Ti prego", scrollo le spalle e cedo.

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