Io e Riccardo ci incamminiamo fianco a fianco lungo il marciapiede, restando in silenzio. Io mi lego in una coda alta i capelli, resi secchi dalla lacca brillantata. Dopo pochi passi, Riccardo si ferma di fronte ad un lussuoso e sfavillante Cayenne. Estrae le chiavi della macchina e si appresta ad aprire la portiera. Io tuttavia mi blocco e lo osservo sospettosa.
"Non ho cattive intenzioni, te lo giuro" scherza, abbozzando un sorriso. Mi ricompongo e lo smentisco prontamente: "Non si tratta di questo. È che credevo avessi l'autista" affermo con nonchalance. Lui ride tra sé e tiene aperta la portiera per permettermi di salire al posto del passeggero. Sono sorpresa da un simile apparentemente banale gesto, che credo di non aver mai ricevuto in vita mia.
Riccardo si mette alla guida e percorre le strade di questa cittadina. Lo osservo con la coda dell'occhio ed è impossibile non rimanere stregata dalla sicurezza che ogni suo gesto ostenta. Mi soffermo ad osservare il lussuoso orologio che porta al polso, l'unico dettaglio che questa sera ricorda il suo ruolo di uomo d'affari. Un po' mi dispiace, perché il suo look casual mi piace, mi permette di sentirlo più vicino.
Scuoto la testa per allontanare un simile ridicolo pensiero e per distrarmi chiedo: "Questa quindi è la tua auto?" Riccardo annuisce: "E' una delle mie auto" mi corregge. Sgrano gli occhi e devo avere un'espressione scandalizzata, perché lui si gira verso di me e scoppia a ridere: "Trilly, sto scherzando" assicura con tono profondo. Mi compiaccio nel constatare che possieda un po' di autoironia e senso dell'umorismo.
Restiamo in silenzio per il resto del tragitto. Non so come faccia a sentirsi a suo agio in questa atmosfera sospesa, per questo dico: "Forse questa non è stata una buona idea. Non ho intenzione di seguirti in un lussuoso ristorante per poi scoprire che, come minimo, è di tua proprietà."
Istintivamente mi metto sulla difensiva e rifiuto di ammettere di sentirmi in imbarazzo in pubblico accanto a lui, per il modo in cui sono vestita o per quella che sono. In un certo senso, Riccardo rischia di farmi sentire inferiore, più di tutti i maiali che frequentano il Club; quelli ormai so come affrontarli, a Riccardo invece non c'è modo di prepararsi.
"Nemmeno io ho questa intenzione" replica lui e, appena termina la frase, parcheggia la macchina e mi indica compiaciuto una tavola calda che si trova all'angolo, nel centro cittadino.
È un posto carino, ci sono passata davanti tante volte, ma servono piatti completi e non panini, dunque ho preferito evitare di spendere soldi per un appuntamento romantico che, con Mitch, sarebbe risultato un po' ridicolo.
Con un balzo scendo dal SUV e mi chiedo perché la mia mente stanca abbia deciso di prendersi gioco di me con un simile paragone.
Riccardo si avvicina alla porta con i vetri all'inglese e la tiene aperta per me. Di nuovo una galanteria che mi trova impreparata. Presa in contropiede, non lo ringrazio neppure; al contrario di un gruppo di donne, dall'aspetto giovanile e dall'aria un po' brilla, che approfittano del suo gesto per uscire dal ristorante, lanciandogli occhiate esplicitamente lusingate. Riccardo però appare imperturbabile; secondo me, deve essere abituato a questo tipo di ammiccamenti.
L'interno del bistrot è tranquillo, ma non deserto. Ci sono dei giovani intenti a commentare il notiziario sportivo, trasmesso dalla tv appesa alla parete; una coppia si deve essere data appuntamento qui dopo il turno in fabbrica di lui; alcune ragazze con abitini corti hanno deciso di mangiare qualcosa dopo essere state in discoteca.
Riccardo mi invita a sedermi ad un tavolo di legno bianco, con le sedie della stessa serie. Su ogni tavolo c'è un secchiello contenete un vasetto di fiori e, alla mia sinistra, la vetrata che dà sul marciapiede è coperta da una tenda a quadretti col bordo in pizzo.
Una donna si affaccia all'apertura nella parete dietro la cassa, oltre la quale si può scorgere la cucina, e ci assicura che sarà subito da noi. Quando vedo che Riccardo fa per scostare la sedia e invitarmi ad accomodare, lo precedo, afferrando lo schienale e sedendomi il più in fretta possibile. Lo vedo trattenere una risata per poi posizionarsi di fronte a me.
La cameriera ci porta i menù e io leggo concentrata. Non mi sono mai trovata di fronte a tanta scelta e così decido di andare sul sicuro. "Mi può portare solo un'insalata?" domando, ma mi volto indispettita quando sento Riccardo sghignazzare. Lo fulmino con lo sguardo. "E dai! Scommetto che avrai fame dopo il turno di questa sera. Non preoccuparti, puoi ordinare quello che vuoi" assicura, incurante della donna in piedi accanto al nostro tavolo.
Inizio a pensare che Riccardo sia fatto così: è padrone di ogni situazione ed è in grado di gestirla da protagonista. Sarà tipico degli uomini ricchi e facoltosi come lui – penso tra me.
In ogni caso ha ragione, così ordino un buon piatto di pasta all'amatriciana e lui mi sorprende chiedendo lo stesso.
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VITE DI SCARTO
RomanceLa vita di Trilly è dominata dalla legge del dare per ricevere. È quello che ha imparato interagendo con i clienti dal Night Club in cui lavora, alle porte di Las Vegas. E lo accetta. Sa come sopravvivere in quel mondo. Glielo ha insegnato Mitchell...