Aveva appena finito di guardarsi intorno da quando era entrata nell'appartamento di Paulo.
L'aveva trovato così freddo a differenza di ciò che si aspettava, mobili troppo geometrici e colori morti e spenti.
Non era ciò che si aspettava da Paulo, storse il naso mentre lo seguiva in cucina, aveva posato il giubbotto nell'armadio all'entrata e lui le aveva fatto fare un giro della casa.«Ci vuoi lo zucchero?» Disse l'argentino riferendosi al caffè che aveva appena finito di preparare.
Lei, come di prassi, si era persa nelle sue considerazioni mentali senza smettere di guardarsi intorno.
«No, sai che non ne metto mai.»
«Non si sa mai con te.» Paulo le fece un occhiolino e le porse la tazzina di caffè ma
Si guardarono entrambi con la consapevolezza di non sapere cosa sarebbe uscito da quella conversazione, si godettero quell'attimo nella pura incoscienza, preferendo quella a ciò che magari sarebbe potuto succedere.
Carlotta stette attenta a non scottarsi la lingua mentre pensava a come avrebbe potuto iniziare quell'assurda conversazione che stava per avvenire.
«Non sembra casa tua.» Storse il naso mentre diceva ciò.
«Lo so, troppo fredda no?» Disse Paulo con consapevolezza.
«Si, spoglia, senza colore.»
«Un po' come me quando sono arrivato qui non credi?» La sfidò con lo sguardo, se Carlotta non sapeva come aprire l'argomento Paulo aveva già messo in chiaro tutto: voleva spiegazioni
Carlotta quindi, bevve l'ultimo sorso della bevanda che avrebbe dovuto darle la carica e allontanò da lei la tazzina posandola sul tavolo.
Con la schiena si poggiò al muro, esattamente difronte a lui, Paulo invece rimase appoggiato al mobile della cucina.
Avevano preso le distanze, che sicuramente si sarebbero accorciate nel caso in cui la discussione di sarebbe accesa.«Non lo credi?» Ripetè Paulo senza togliersi dal viso quella sfida.
«Lo credo, ed è colpa mia.»
L'attaccante non rispose, la osservò cercando di trasmetterle che voleva che fosse lei a continuare, era stufo di chiedere e indagare, era il suo turno.
«Quando...quando mi hai detto che avresti accettato al 100% di venire a Torino la prima cosa che ho pensato è stata -Cavolo sono così contenta per lui!-perché stavi realizzando il tuo sogno.» Iniziò senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi, aveva preso a guardarsi le mani, a muovere le dita e mai pensò che le punte delle sue scarpe potessero essere così interessanti.
«La consapevolezza però è subentrata, ti avrei perso. Non ero tipa da relazioni a distanza, non ero tipa da promesse, non ero tipa da lasciare la mia intera vita per correre con te a Torino.» Continuò per poi essere interrotta.
«Perché?» Già, Paulo quella domanda gliel'aveva fatta così tante volte che si era rassegnato a doverlo capire da solo.
Si era anche ripromesso di non interrompere il flusso di parole di Carlotta, avrebbe voluto fosse un monologo ma l'adrenalina che gli si sparse nel corpo, causata dalla contentezza di sapere finalmente ciò che da tre anni si domandava, glielo impedì.
«Avevo paura, una matta, folle e incontrollabile paura.»
Aveva provato a gestirla, ne era uscita sconfitta e con il cuore a pezzi, con la consapevolezza che l'avrebbe perso, e così fu.
«Di cosa? Di me?»
«No, di me stessa, del mio amore verso di te.» Carlotta sollevò lo sguardo incontrando quello del ragazzo che non aveva mai smesso si scrutarla e di studiarne ogni movimento nervoso.
STAI LEGGENDO
Everything About Us ||Paulo Dybala||
FanfictionUna leggenda popolare giapponese, originata da una storia cinese, narra che ogni uomo e ogni donna viene al mondo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra; questo filo unisce indissolubilmente due anime gemelle, due amanti, due perso...