Capitolo 3.

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Probabilmente la cosa più brutta che a Carlotta potesse capitare le stava proprio capitando, un'altra settimana a Torino era volata via, beh, volata per modo di dire.
La sua routine la stava divorando così tanto da farle rendere conto di essere sola.
Si svegliava, si lavava, vestiva, andava a lavoro, pranzo, lavoro, cena, televisione e letto, per poi ripetersi nei giorni seguenti, il tutto accompagnato dalla solitudine che quella casa fredda e vuota le dava.

Le chiamate dei suoi amici e dei suoi familiari le riempivano la giornata certo, ma solo lei sapeva quanto le sarebbe piaciuto agghindarsi e uscire con le amiche, andare a ballare e invece no, chiusa fra quattro mura che erano quelle della sua casa e del suo ufficio.
Beh, casa per modo di dire, la sua casa era Palermo, quella dove si dimenticava del dolore vissuto e non Torino che invece le sbatteva in faccia la verità.

Lei si dava tutta la colpa della solitudine che stava vivendo perché uscire distruggere quella routine che si era creata avrebbe significato rischiare di incontrare Paulo.

Quel pensiero la fece ridere, un tempo rischiava per tutto, le piaceva il brivido di non sapere cosa l'avrebbe aspettata alla fine del tunnel, ora più andava avanti più preveniva o almeno così le piaceva giustificare i suoi comportamenti.
Ora la su vita era come guardare un film sapendo già la fine, e lei la fine la sapeva, voleva solo cercare di evitarla perché non le piaceva.

Ma quanto invidiava la ragazzina che era a diciannove anni, quella che sfacciatamente si dirigeva verso quel volto nuovo di Palermo sfoggiando le sue doti nello spagnolo.

La Carlotta di adesso sarebbe stata una ragazzina seduta al bar ad osservare con invidia la vecchia Carlotta che si prendeva ciò che sapeva di potersi prendere, quella che si mangiava il mondo.

Si sentiva ridicola, le era bastato davvero ricordare i vecchi momenti per vacillare dopo tre anni di lontananza?

«Ehi, che hai?» Maddalena difronte a lei la risvegliò dai suoi pensieri che l'avevano distratta facendole perdere la cognizione di dove si trovasse.

«Tutto bene, stavamo dicendo?» Scosse la testa fingendo un sorriso seduta sul divano di casa Barzagli.

«Allora, per me le tue decisioni sono impeccabili, se aspetti dieci minuti, giusto il tempo che Andrea ritorni dall'allenamento così da anche lui la sua risposta definitiva.»

La padrona di casa le offrì qualcosa da bere che lei rifiutò cordialmente.

«Tu non sei di qui giusto?» Le chiese Maddalena, aveva deciso di scoprire un po' di più di quella ragazza che era seduta con le sul suo divano beige.

«No, sono di Palermo, mi sono trasferita qui a Gennaio.»

«Bella Palermo, ci sono stata, il clima è fantastico per non parlare della gente.» Sorrise Maddalena mettendo a proprio agio Carlotta che in quel momento le fu davvero grata per ciò più che per le parole verso la sua città natale.

«Già, è un duro impatto da lì a qui.» Fece ridacchiare la padrona di casa.

«Ma come hai fatto? Cioè hai qualche amica qui?» Ecco, forse ora aveva subito toccato quel nervo scoperto.

«Ancora non mi sento di aver fatto niente, è tutto difficile, a Palermo sei amica con tutti, il fruttivendolo diventa tuo zio solo perché vai a fare sempre la spesa li, mentre qui siete tutti così freddi, scusami.» Intrecciò le dita nervosa per le parole che involontariamente le erano sfuggite dalla bocca.

«Tranquilla so che intendi, è vero però non sempre.» Le lanciò un occhiolino insieme ad uno sguardo quasi di scuse.

Ci furono attimo di silenzio nei quali Carlotta si maledì per aver esternato così facilmente i suoi pensieri, ma cavolo non parlava davvero da tanto con una persona fisicamente.

«Ti manca così tanto casa? So che è una domanda banale ma ti vedo un po' combattuta.»

«Mi manca tantissimo, però so o almeno spero che Torino sia per me una sistemazione temporanea.» Annuii quasi a volersi convivere delle sue parole, con Maddalena stava esternando troppe cose e lei era troppo vicina a lui.

«Sistemazione temporanea o no sono contenta di averti beccata, sei stata velocissima nella realizzazione delle bozze e ancora di più in quella di tutto il progetto finale, te ne sono molto grata.» Carlotta sospirò a quelle parole, finalmente un argomento nel quale si sarebbe potuta muovere con facilità e senza intoppi.

«Grazie, sono contenta tanto che ti piaccia.» Era sinceramente felice, ma la buona percentuale era per l'essersi tolta quel discorso di mezzo.

Si sentiva vulnerabile soprattutto perché aveva percepito il bisogno di essere ascoltata, era stato fine troppo facile dire quelle parole a Maddalena, cosa che a lei, alla tranquillità e all'equilibro che si era creata non faceva bene.
Sussultò un po' quando il suono del campanello arrivò alle sue orecchie, Maddalena si alzò subito per andare ad accogliere il marito.

Andrea Barzagli entrò nel grande salone in tenuta sportiva, lo stemma della squadra bianconera era ovunque, sulla felpa, sul pantalone, sul cappellino, sul borsone.
Quasi le mancò l'aria, si stava avvicinando pericolosamente a lui.

«Andrea lei è Carlotta ricordi no?» Maddalena interruppe ancora i suoi pensieri.

«Certo che ricordo, come va?» Il difensore le posò due baci sulle guance per poi posare a terra il borsone e spogliarsi del cappotto e del cappellino.

Parlarono tutti e tre delle disposizioni che la siciliana aveva pensato per loro e Andrea non poté che essere d'accordo con le loro decisioni.

Carlotta nel giro di venti minuti era nuovamente sola sul suo divano, sola con i suoi pensieri, sola con il suo, loro, passato.

Everything About Us ||Paulo Dybala||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora