Capitolo 29.

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Palermo.

Non era mai stata più felice di quel momento, finalmente respirava di casa.

«Amore io vado a dormire ok?» Carlo, suo padre le posò un bacio lieve sulla testa, e lei annuì rimanendo così sola nel soggiorno di casa sua.

Era atterrata all'aeroporto Falcone e Borsellino alle quattro del pomeriggio dopo un'ora e quaranta minuti di volo, aveva passato più tutta la giornata seduta al tavolo della cucina a descrivere ai suoi genitori la sua nuova vita nel capoluogo piemontese e aveva ripetuto le stesse parole ai genitori di Benedetta, Angela e Domenico, che erano venuti a trovarla.

Più tardi si era concessa un'ora di svago per la città con i suoi amici e ora sedeva sul divano incapace di prendere sonno.
Erano molteplici i fattori che non le permettevano di chiudere gli occhi in tranquillità, primo di tutti quel bacio che ancora le bruciava sulle labbra.
Avrebbe voluto chiamarlo, erano passati dieci giorni avrebbe dovuto fare qualcosa ma puntualmente il fatto che l'avrebbe potuto fare anche lui la fermava, perché lui poteva non farlo e lei doveva?
Non l'aveva neanche confessato alla sua migliore amica ma non perché non si fidasse, ma perché era complicato da realizzare.

Tutto qui.

O almeno così funzionava nella sua testa bacata, ma cosa le era preso? Con quale coraggio l'aveva baciato?
Improvvisamente la consapevolezza che si sarebbero rivisti fra meno di due giorni le si palesò e con lei la paura di un confronto, cosa avrebbe fatto?
Era stufa di questo condizionale che metteva troppo dubbio nei suoi pensieri, aveva bisogno di certezze e l'unica che aveva in quel momento era di essere stata una cretina, una completa cretina.

Passeggiare il pomeriggio per le vie di Palermo, fermandosi anche al bar, che c'era sempre stato in centro da quando ne aveva memoria, non aveva fatto altro che far materializzare difronte a lei tutti i piccoli momenti di quotidianità che aveva avuto con Paulo.
Non lo stesso di adesso certamente, in alcuni momenti aveva i capelli un po' più lunghi, in altri non aveva ancora il tatuaggio con le strisce, in altri litigavano e in altri ancora si baciavano o si guardavano amorevolmente.

Sbuffò così decise di accendere la televisione ma oltre a programmi di vite al limite, cartoni stupidi e film quasi finiti trovò solamente i programmi sportivi e spense la tv velocemente.
Afferrò il telefono e fortunatamente beccò Benedetta online così le scrisse per vedere se poteva telefonarla e l'amica accettò, anche lei era stata colpita dall'insonnia certamente differente da quella di Carlotta.

«Devo dirti una cosa prima che la paura mi divori.» Non le diede neanche il tempo di rispondere che intavolò subito l'argomento che la teneva sveglia.

«Che cosa hai combinato?» La voce vispa di Benedetta le giunse alle orecchie e la invitò a continuare.

«Ho baciato Paulo.»

Come si diceva? Via il dente via il dolore?

«Non riesci a dormire per una cazzata del genere?»

«La reputi una cazzata?»

«Non fraintendermi ma tutti ce lo aspettavamo, da quando vi abbiamo visto a Torino, l'attrazione che c'è fra voi è sempre la stessa.»

Gli altri se n'erano accorti prima di loro? Prima di lei?

«Così palese che non so che ho in testa, non va bene quello che ho fatto, assolutamente no.»

«Devi scavare dentro te stessa Carlotta, basta importi che non puoi provare niente, basta imporvi che non ci può più essere niente, la vostra relazione non è finita per volere comune e quando tu l'hai troncata di certo non hai finito di amarlo.»

Everything About Us ||Paulo Dybala||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora