Everything About Us ||Paulo Dybala||

Capitolo 31.

La luce che arrivava dalla finestra era entrata all'improvviso, così come le consapevolezze che Paulo si sentiva cadere addosso come massi così pensanti da togliergli il sonno.
Che aveva fatto?

Si girò ad osservare Carlotta che dormiva profondamente sfinita dalla notte che avevano passato senza perdere tempo ad unirsi in ogni momento e in ogni modo.
Da mozzare il fiato con i capelli sparsi sul cuscino e la bocca schiusa più rossa del normale, aveva ancora dei residui del trucco sugli occhi ma non rovinavano la meraviglia che era mentre dormiva, il lenzuolo le copriva la nudità del suo corpo fino al seno, ma lui aveva ben ripetuto tutto il tragitto dal suo petto al suo bacino così bene da poterlo ricordare ancora perfettamente.

Non poteva ricadere nelle sue braccia così velocemente, non poteva desiderarla così ardentemente che quasi si dimenticava il proprio nome, non poteva.
Non voleva correre il rischio di essere preso in giro ancora, perché nonostante le spiegazioni che lei gli aveva dato la sua consapevolezza unica era di essere stato preso in giro.
I dubbi più nascosti fino a quel momento lo stavano assalendo tutti in una volta senza lasciare spazio a nessun pensiero che potesse distoglierlo da quei dubbi.

Chiuse di scatto gli occhi cercando di imprimere nella sue mente, in modo indelebile, tutte le carezze, i baci, i sussurri, i gemiti, i pensieri nascosti di quella notte, aveva dei rimorsi ma non voleva dimenticarsene.
Non era stato solo sesso, era stato molto di più e ciò gli faceva maledettamente paura, Carlotta lo aveva ferito, buttato come un giocattolo rotto e ripreso a suo piacimento, come poteva provare certe cose per lei? Come poteva sentire il cuore battere più del normale mentre sentiva il suo profumo che gli si era impregnato addosso tanto erano stati attaccati nella notte?

Sarebbero arrivate le prime difficoltà, lui lo sapeva, e lei avrebbe mollato nuovamente incurante di lasciare Paulo con i pezzi del suo cuore in mano, non avrebbe più potuto ripararlo se lei lo avesse rotto ancora una volta.
Paulo in questi anni aveva acquisito un po' di amor proprio, tanto da permettergli di alzarsi dal letto, cercando di fare meno rumore possibile e non voltarsi verso di lei mentre cercava i suoi boxer per la stanza.

Una volta recuperati si vestì dei pantaloni e della camicia, afferrò le scarpe e tutti i suoi effetti per poi uscire di soppiatto da quella camera, come un verme strisciò fino alla sua al piano superiore e bussò insistentemente per far svegliare i suoi amici.

«Dónde has estado?» Chiese Nahuel con gli occhi del sonno vedendo il suo migliore amico, che non aveva dormito lì, sulla soglia della porta.

«Da Carlotta.» Sospirò dolente per aver dovuto esternare ciò.

«Sveglio Fede e andiamo.» Nahuel si scosse come se un getto d'acqua fredda gli fosse stato buttato all'improvviso sulla testa.

Venti minuti dopo i tre erano caduti in un religioso silenzio che accompagnava il viaggio in macchina fino all'aeroporto, si erano cambiati subito per il viaggio vestendo una comoda tuta, avrebbero preso due aerei diversi Paulo per Barcellona, Fede e Nahuel per Torino, andavano a preparare le valigie per la Russia.
Non chiesero alcuna spiegazione, semplicemente osservarono i movimenti nervosi di Paulo che sedeva su uno dei seggiolini della sala d'attesa mentre guardava il vuoto e muoveva il piede destro.

Non era del tutto inerme, la sua testa stava vagando nei ricordi della notte che era appena passata e cercava di capire il momento esatto in cui aveva perso la ragione, ma aveva iniziato lui quel gioco che era sfociato nell'atto della passione troppo desiderato da entrambi.
Era stato lui a proporle e a convincerla di lasciarsi andare a quel sentimento senza nome, lui l'aveva abbracciata e baciata in continuazione facendole da lenzuolo contro il fresco della notte.