Capitolo 13.

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Aveva appena concluso un incontro con un cliente, controllò l'orologio e sospirò notando che la sua pausa pranzo era appena iniziata.
Non aveva ordinato niente al solito ristorante take away e non aveva intenzione di mangiare, la discussione di ieri con i suoi amici non aveva avuto ancora un esito, era andata a dormire senza parargli e si era alzata allo stesso modo, solo Benedetta aveva cercato un contatto quando era entrata in camera per dormire ma anche lei era stata respinta.

«Permesso?» Fu distolta dai suoi pensieri da Sara che aveva appena bussato alla sua porta.

«Dimmi.» Le sorrise cordialmente facendola entrare.

«C'è qualcuno che chiede di vederti ora, posso farlo entrare?»

Chi poteva essere? Magari i suoi amici che avevano deciso di fare il possibile per farsi perdonare, anche se non ci sperava, Francesco fra i tre era la personalità più forte e non si sarebbe piegato, voleva sempre avere l'ultima parola.

«Sono in pausa pranzo...» Cercò di finire la frase ma Sara annuendo la bloccò.

«Ehm...gliel'ho detto ma ha detto che deve parlarti, e mi ha detto anche di sottolineare bene il deve

«Chi è?» Si massaggiò le tempie sperando che non si trattasse di un cliente troppo insistente e sperò con tutto il cuore che fossero i suoi amici, o uno di loro dato che Sara aveva parlato al singolare.

«Paulo Dybala.»

Il cuore le si bloccò, cosa ci faceva Paulo li?

«Fallo entrare.» Disse senza pensare, voleva davvero vederlo?

Sara lasciò l'ufficio per dare spazio al ragazzo dietro di lei, Paulo entrò stabilendo subito un contatto visivo con Carlotta; era vestito con un jeans nero senza strappi, una maglia bianca un po' aderente a mezza manica, lo aveva dedotto siccome Paulo non portava mai maglie a manica lunga a meno che non si trattasse di maglioni e felpe, e un giubbotto di jeans chiaro, gli occhiali da sole della Ray-Ban appesi al colletto della maglia e ai piedi gli anfibi neri della Dr. Martens.
Tutto il contrario di lei che vestiva con un pantalone blu scuro aderente a vita alta, una camicetta rosa infilata dentro aperta ai primi bottoni e i tacchi color carne a punta.

Si alzò subito facendo il giro della scrivania quasi come se volesse mettersi al suo pari.

«Ti sei sistemata bene.» Disse senza neanche salutarla guardandosi intorno.

«Si.» La sua capacità di parola dov'era finita?

«Sei diversa.» Storse il naso guardandola dalla testa ai piedi.

«Ti riferisci al fatto che mi vesto così? Sono a lavoro.»

«Mi riferisco al fatto che hai quello spazio fra le cosce che non mi piace, e a tante altre cose.» La guardò ancora, lei si sentiva sotto esame, una ragazzina alle prime armi e quell'osservazione di Paulo la faceva sentire come un'alunna che era sempre appena andata bene a scuola ma per quella verifica era stata colta impreparata.

«Non devo piacere a te, non più.»

«Non sono venuto qui per dirti che sei diversa, so che ti da fastidio, sono venuto qui perché Francesco mi ha detto che avete litigato ieri sera.»

«Non avevano il coraggio di venire loro? Hanno mandato il messaggero?» Scoppiò in una risata amara.

«Loro non sanno che sono qui.» Lui faceva passi avanti verso di lei, lei invece cercava di indietreggiare ma la scrivania le impediva ciò.

«Allora che ci fai qui?» Alzò un sopracciglio.

«Per parlarti, finalmente oserei dire, non essere arrabbiata con loro.»

Everything About Us ||Paulo Dybala||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora