Capitolo 8.

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2014.


La ragazza rise fra le braccia dell'argentino, muovevano i loro copri all'unisono quasi come fossero una cosa sola, l'aveva portata a casa sua, aveva messo un po' di musica latinoamericana e l'aveva attirata a se, senza però pensare alle conseguenze che la loro vicinanza avrebbe avuto sul corpo di Paulo.

Stavano insieme da un anno e qualche mese ma lui non si era mai permesso di sfiorarla più del dovuto, un'altra cosa che la fece innamorare ancora di più di Paulo, la rispettava, anche perché lui aveva ancora un limpido ricordo di quando lei gli aveva confessato di essere vergine.    

Quella sera lì,alcuni mesi fa, avevano bevuto più del previsto, si erano anche lasciati andare anche a baci languidi ma quando erano giunti nella camera da letto del ragazzo lei lo aveva fermato, gli aveva confessato con parole semplici che nessuno l'aveva mai 'violata', Paulo dal canto suo si fermò e la coccolò come meglio poteva fare; si addormentarono l'uno attaccato all'altra come poi in futuro fecero molte volte.

«Pausa, ti prego!» Paulo si buttò all'indietro sul divano chiudendo gli occhi e allargando le braccia.

«Menomale che fai il calciatore, di fiato dovresti averne parecchio eh!» Attraversò il salone prendendo una bottiglia d'acqua nella cucina per poi ritornare dal suo ragazzo.

«Si, ma ogni quarantacinque minuti abbiamo una pausa di un quarto d'ora.»

«Stavamo ballando da venti minuti fenomeno.» Carlotta alzò gli occhi al cielo, si sedette accanto a lui e si portò la bottiglia d'acqua alle labbra per berne un bel po'.

«Scostumata, ti hanno mai detto che non si bene dalla bottiglia?» Lui le strappò la bottiglia dalle mani facendola quasi bagnare, lei però lo osservò incantata mentre tracannava quasi tutta l'acqua rimasta all'interno.

Non si sarebbe mai stancata di pensare che Paulo fosse uno dei ragazzi più belli che aveva conosciuto, specialmente ora con il nuovo taglio di capelli e quel tatuaggio sul braccio che fortemente aveva voluto: un simbolo di battaglia, ricordava i bracciali dei Romani quando andavano in guerra.

«Ti sei incantata?» Il ragazzo aveva alzato un sopracciglio sorridendo furbamente allo sguardo della ragazza alla quale pochi mesi prima aveva detto di essere innamorato.

«Sei bellissimo.» Si buttò anche lei a peso morto verso la spalliera del divano non smettendo, però, di ammirarlo.

«Perché lo dici come se fosse un male?»

«Perché, non so se tu li leggi, ma ci stanno un sacco di ragazzine che ti commentano le foto con parole poco decenti alcune volte, a me non va, non potevi essere più bruttino?» Fece scoppiare fragorosamente a ridere l'argentino che, per queste parole, ricordò uno dei mille motivi per i quali si era innamorato di lei.

«Anche tu sei bellissima nena.» Le accarezzò una guancia portando i loro visi ad una vicinanza subito dopo annullata con un dolce bacio.

«Lecchino.»

«Che significa?» Paulo la guardò di sbieco non capendo la parola che era appena uscita della labbra di Carlotta.

«In termini più consoni si dice adulatore, è quella persona che pur di farsi benvolere dice falsità.»

«E consono?» Scoppiò a ridere stavolta Carlotta per l'espressione ancora più confusa del ragazzo.

«Adeguato.» Suggerì un sinonimo e Paulo capì al volo.

«Ma se sei bella che ci posso fare?»

A Paulo piaceva perdersi a guardare ogni sfaccettatura del viso di Carlotta, gli piaceva quel naso piccolo, le orecchie minuscole, i suoi occhi castani, le sue ciglia corte allungate dal mascara.
La cosa che però lo attiravano di più erano le sue labbra, non riusciva mai a descriverle perfettamente poiché era sempre distratto dal pensiero di doverle unire alle sue.

«E questo bacio a cosa lo dobbiamo?» Aveva fatto esattamente cosa aveva pensato, baciarla, giustamente a lei invece era sorta questa domanda.

«Mi andava, non posso baciarti?»

«Mi piacciono i tuoi baci improvvisi.» Paulo rabbrividì al sentir sussurrate quelle parole.

«È per questo che mi ami.» Spavaldo Paulo sorrise facendo alzare al cielo gli occhi della ragazza.

«Anche per questo.» Lo assecondò.

«Dovrei andare ad allenarmi fra dieci minuti, Agostina è da Franco vuoi che ti accompagni da lei?»

«Mi piacerebbe molto ma devo studiare, sennò l'esame non lo da nessuno.»

Controvoglia si staccarono l'inno dall'altra, Paulo si andò a cambiare per mettersi un pantaloncino di felpa e una maglia bianca, lei si mise semplicemente le scarpe e si sistemò al grande specchio che affiancava la porta d'ingresso.
Faceva davvero caldo a Palermo, l'estate lì iniziava a Maggio.

«Non mi va di lasciarti.» Appena lo vide tornare da lei si attaccò al suo collo, lo baciò sul mento e il ragazzo non poté che stringerla ancora a se.

«Ci vediamo stasera ok? Andiamo a bere qualcosa con loro.» Con loro Paulo intendeva, Benedetta, Matteo, Francesco, Franco e Agostina che ormai erano diventati un gruppo più che saldo, l'amicizia nata era qualcosa di indissolubile, a Carlotta piaceva tanto affibbiare quell'aggettivo al suo gruppo di amici.

«Va bene.» Annuii persa ancora nei suoi occhi, si fece baciare ancora per poi scendere da casa di Paulo mano nella mano con lui.

Erano belli, eccome se lo erano, avevano le loro abitudini, i loro amici, le loro divergenze ma tutto li rendeva esplosivi e si amavano, tanto e profondamente.

Everything About Us ||Paulo Dybala||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora