5-TESSA

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Mi sedetti nel salotto di casa mia, circondata da lampadari di cristallo e i mobili pregiati. Sistemai lo sgabellino davanti al pianoforte e posai le mani sui tasti bianchi. Lentamente iniziai a suonare Marcello di Bach. Le mie dita scivolavano armoniose sulle note trasportandomi in un'altra dimensione. Suonare era tutto ciò che ero in grado di fare e la sola passione che avevo oltre al disegno.

Immagini dolorose si stagliarono su di me.

Rividi il volto sorridente di Neal, i suoi occhi azzurri, caldi e profondi. I capelli neri come l'ebano un po' lunghi, le labbra carnose che si posavano perfettamente sul mio corpo. Le sensazioni meravigliose che provavo assieme a lui e allo stesso tempo, il dolore lancinante della sua perdita. La scoperta del suo tradimento. Il ricordo di quella notte era ancora vivo in me come se fosse appena accaduto.

 Appena terminai il pezzo il cellulare squillò.

Era Luisa. «Ciao Puttanella, cosa fai?», mi urlò e io le dissi che ero a casa. La mia amica mi propose un giro per negozi e io decisi di aggregarmi.

Camminammo per Viale dei Condotti, entrando in ogni negozio e uscendo con almeno un sacchetto.

«Non ci credo! Sei proprio tu!», gridò un ragazzo con gli occhi castani e io gli sorrisi.

«Si, sono io e con questo?», domandai irritata e sorpresa allo stesso tempo.

Il tipo sgranò gli occhi indicandosi. «Sono io Gino, non ti ricordi?»

Scossi la testa. «Ma si, l'altra sera... al locale... siamo andati in bagno assieme e tu...», disse ma io lo fermai in tempo.

«Si molto interessante, davvero, ora scusami ma devo andare», sussurrai e oltrepassandolo entrai da Jimmi Choo.

«Ma chi era quel cafone?», chiese disgustata Luisa.

Alzai le spalle. «Nessuno di importante.»

Lei si sedette davanti a me. «Sai dove ce ne andiamo stasera?»

Scossi la testa. «No, non lo so ma sono piuttosto certa che presto me lo dirai tu, giusto?», la incalzai e lei annuì entusiasta.

«Stasera andremo ad un Rave!»

Sgranai gli occhi. «Un... un Rave?! Ma non posso andare in un posto del genere!», esclamai.

«Cretina abbassa la voce!», mi rimproverò e io mi guardai le spalle per accertarmi che nessuno mi avesse sentito.

«Okay... ma perché proprio lì?», bisbigliai e lei fissandomi con sorriso complice mi disse: «Perché no?»

Il capannone era immenso, la musica assordante e la gente stravagante. Luisa mi prese per mano conducendomi al centro del posto. Con i miei nuovi sandali fucsia e il tubino bianco, ero difficile da non notare, infatti ci misi pochissimo perché un gruppetto di ragazzi mi circondasse. Uno mi porse un bicchiere. Scossi la testa. «Bellissima, come ti chiami?»

«Teresa», gridai e lui mi chiese se poteva darmi da bere.

Ci pensai un po' su. Ma si, al diavolo, ero lì per divertirmi no? Afferrai il bicchiere che teneva in mano e buttai giù una lunga sorsata. Ballai trascinata dalla musica. Le gambe iniziarono a dolermi. La testa girava. Mi sentivo come un'estranea nel mio corpo e l'ultima cosa che ricordai furono le mani del ragazzo che mi sorreggevano.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora