61-TESSA

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Appena misi piede all'interno dello studio, sentii come una morsa stringermi il petto.

Agata aveva ragione, era inutile pensare troppo a come si sarebbe svolta la serata. Dovevo essere semplicemente me stessa e allora avrei fatto la cosa giusta.

«Buonasera Teresa, io sono Lucrezia e stasera t'intervisterò», si presentò la conduttrice nel suo abito pesca.

Le sorrisi educatamente, porgendole la mano.

Presi posto sulla poltrona di velluto blu di fronte alla sua e, dopo avermi sistemato il microfono, rimasi sola davanti alle camere. Dopo cinque secondi eravamo in onda.

«Buonasera a tutti cari amici telespettatori, benvenuti a Ore 22. Sono Lucrezia Parini e qui con me c'è la talentuosa e bellissima Teresa Minelli!», esclamò e il pubblico scoppiò in un applauso fragoroso. «Dunque Teresa, sappiamo che per qualche anno hai avuto un periodo un po' travagliato, vuoi raccontarci il motivo?»

Mi schiarii la voce. Cosa avrei dovuto dire? Non lo sapevo. Esitai e poi capii che la sola cosa da fare era dire la verità, quella verità dalla quale tentavo sempre di fuggire, quella che tenevo nascosta anche a me stessa. «Ecco... potrei dirvi un sacco di cose, come che l'esperienza di un amore sbagliato mi abbia portato a credere che morire fosse migliore che soffrire, oppure che i miei genitori hanno sempre fatto tutto per l'immagine, ma mentirei. La sola responsabile dell'accaduto sono io. Avrei potuto affrontare la questione a testa alta, cercando di affrontare gli ostacoli, invece di nascondermi dietro futilità come effettivamente ho fatto», dissi seria.

«Vedo che sei tornata la Teresa di una volta, questo cambiamento è dovuto a qualcuno?»

Il mio cuore si fermò un attimo. «Certo», risposi.

«E possiamo sapere di chi si tratta?»

Scossi la testa mentre un sorriso malinconico si dipinse sul mio volto. «Mi dispiace, ma non posso rivelare il suo nome. Lui... è stato come il faro nella notte. Quel porto sicuro, la luce che illumina il cammino pieno di oscurità. Mi ha fatto ritrovare la me stessa del passato, quella ragazza solare e spiritosa che era scomparsa da un po'. Non solo ho trovato qualcuno da amare, ma qualcuno che mi ha aiutato ad amare di nuovo me stessa.»

I miei occhi si posarono sul tacco luminoso dei miei sandali nuovi. Andrea era stato il mio salvatore, colui che mi aveva riportata alla luce. Era tutto per me.

«E state ancora insieme?»

«No», sussurrai. «Lui... ha sofferto molto a causa mia. Gli ho mentito su chi fossi realmente e si è sentito tradito. Non posso biasimarlo per questo.»

Lucrezia si sporse più vicino a me. «Se lui ti stesse guardando in questo momento, cosa gli diresti?»

Deglutii. Prendendo coraggio, guardai dritto in camera. Immaginai di trovarmi davanti al ruscello, con il sole che illuminava l'acqua cristallina, la quale rinfrescava i nostri piedi. Andrea sarebbe stato al mio fianco, mentre io adagiavo la testa sulla sua spalla forte. «Se mi stai ascoltando, voglio che tu sappia che lo capisco. So perché sei arrabbiato con me e va bene così. Tu sei stato il mio faro, quello che mi ha illuminato il cammino disseminato da pericoli e oscurità. Voglio che tu sappia che io sarò sempre il tuo. La luce sarà sempre accesa per te.»

Mi ricordai del giorno al rudere, io e Andrea seduti sul pozzo e le nostre voci che si fondevano insieme al suono della melodia che suonava. Afferrai il microfono e, facendomi coraggio, intonai un pezzo di Leave a Light on di Tom Walker nella speranza che capisse il vero significato di quelle parole.

"If you look into the distance, there's a house upon the hill

Guiding like a lighthouse to a place where you'll be

Safe to feel at grace 'cause we've all made mistakes

If you've lost your way, I will leave the Light on"

Dopo quelle parole non riuscii più a dire nulla. Era come se fossi vuota dentro. Avevo esposto me stessa, senza sapere come sarebbe andata in futuro. Forse avevo fatto bene, forse no, ma ciò che importava era che l'avevo fatto per me stessa.

«Agata, non avresti dovuto», piansi commossa davanti alla torta che la mia domestica mi aveva cucinato.

Era per festeggiare il ritorno della vera me ed io non potevo che emozionarmi davanti al suo gesto.

«Grazie», sorrisi abbracciandola e assieme ai miei zii fittizi, mi sedetti sul divano a mangiarne una fetta.

«Noi andiamo se per lei va bene», mi disse Luciano e annuendo, si ritirarono nel loro appartamento.

Tentati di andare a dormire anche io, purtroppo il sonno era un amico che non voleva farmi visita quella notte.

Sbuffando irritata, decisi di alzarmi e andare a farmi una camomilla. Sorseggiando il liquido caldo, ripensai all'intervista di qualche ora prima. Chissà se Andrea l'aveva vista, sperai di sì anche se, probabilmente, sapendo che ci sarei stata io, aveva cambiato canale.

Selezionai la canzone che avevo cantato quella sera e la melodia si diffuse dalle casse collegate con il Bluetooth.

Appoggiai la testa al divano e sospirai.

Sentii qualcuno bussare alla porta. Aggrottai la fronte confusa: Agata e Luciano avevano le chiavi e non sarebbero mai venuti a quell'ora di notte.

Appoggiai la tazza sul tavolino di vetro e lentamente mi avvicinai alla porta. Guardai dallo spioncino e l'aria nei polmoni si bloccò: Andrea.

Aprii la porta e non appena i suoi occhi incrociarono i miei non ebbi più dubbi. Era lì per me.

Non dissi nulla, non ne ebbi il tempo perché nel giro di pochi secondi mi ritrovai le labbra di Andrea sulle mie e le sue mani attorno alle mie guance.

La sua lingua accarezzava la mia, le nostre anime ancora insieme.

Richiusi la porta dietro di me.

«Andre», sussurrai con le labbra premute sulle sue.

«Scusami», pianse contro di me.

«Shh non devi chiedere scusa, sono io che devo farlo.»

Scosse la testa, fissandomi negli occhi. «Scusami per due cose, la prima non avrei mai dovuto lasciarti andare e poi...»

I miei occhi erano persi nei suoi, il mio respiro fermo. «Poi?»

«Non ti ho detto una cosa. Io ti amo, Tessa», sussurrò e poi, chinandosi su di me, mi baciò di nuovo.

Ricambiai il bacio con tutta la passione del mondo.

Portai Andrea in camera mia. Gli tolsi la maglietta e la gettai a terra. Lui fece lo stesso con me.

«Mi sei mancata tantissimo», sussurrò una volta sul letto.

Ci baciammo di nuovo, mentre mi accarezzava il corpo con le dita e con la bocca.

Mi abbassai su di lui baciandolo, leccandolo, assaporandolo.

Eravamo di nuovo insieme e per la prima volta, era vero. Io vedevo lui, ma soprattutto lui vedeva me, la vera me ed era qui, nel mio letto a fare una promessa eterna.

«Ti amo, Tessa», sussurrò scivolando dentro di me.

«Anche io ti amo, Andrea», ansimai e baciandolo venni.

Ci addormentammo stretti in un abbraccio.

Ero nel mio porto sicuro, ero di nuovo a casa.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora