Dovevo ammettere che quei due erano davvero simpatici. Davide era una mente filosofica, mentre Yuri era più materialista. Entrambi mi assomigliavano in qualche modo, nel senso che mi rispecchiavo tutti e due. Posai il mio bicchiere ormai vuoto sul tavolino in ferro e lo passai dolcemente da una mano all'altra, creando uno strano rumore dovuto al vetro a contatto con la superficie.
«E' la prima volta che vieni qui?», mi chiese Davide e io annuii.
«Si, gli... zii non erano mai venuti e hanno deciso di portare anche me, per le vacanze estive», mentii spudoratamente.
«E' solo che... accidenti mi sembra di averti già vista da qualche parte. Sei una modella?», indagò e io sentii lo stomaco contorcersi.
Scossi la testa. «No, non lo sono, ma una volta mi avevano detto che assomiglio ad un personaggio famoso», sostenni.
Avrei dovuto trovare il modo di scamparla e se dovevano ricondurmi a me, era meglio che lo facessi per prima. Se avessi detto di assomigliare a Teresa Minelli allora avrei distolto i sospetti di essere lei, poiché le assomigliavo solamente.
«Già, sarà quello, infatti assomigli proprio a Teresa Minelli!», rispose con un sorriso e io lo imitai.
Tu guarda un po' che coincidenza.
Andrea mi sorrise per tutta la sera. Presi il mio cellulare e fissai l'ora. Erano quasi le due. Il mio vicino mi imitò.
«Ragazzi che facciamo, andiamo?», chiese e tutti furono d'accordo.
Mi avviai assieme a loro al parcheggio.
«Tessa, tu come torni?», mi domandò Davide.
Alzai le spalle. «Chiamo Luc... mio zio e mi faccio venire a prendere.»
«Non se ne parla nemmeno», sostenne Andrea e, aprendo la portiera del passeggero mi invitò a salire.
«Andrea... non voglio che tu ti senta obbligato», ammisi e lui appoggiandosi ad essa scosse la testa.
«E no, con me non attacca. Avanti bella, salta su», m'invitò e io obbedii.
Accidenti, mi aveva appena chiamata bella?
Salutò i suoi amici e io abbassai il finestrino ricambiando i loro saluti con la mano. Salì in macchina e si allacciò la cintura.
«Andrea, davvero...», sostenni e lui alzò lo sguardo, incollandolo al mio.
«Tessa smettila», disse e io sospirai. «Perché vuoi far uscire tuo zio quando sto andando esattamente nella stessa direzione?» «E' solo che... non voglio che tu ti senta obbligato.»
«Questo l'hai già detto e inoltre si tratta di dovere di ragazzo educato e per bene», sostenne facendomi l'occhiolino.
Mi arresi ridendo e Andrea avviò il motore. Viaggiavamo lungo i sentieri. Il vento caldo mi soffiava tra i capelli, scostandoli dal mio collo dal momento che avevamo abbassato i finestrini. Alzai lo sguardo dal paesaggio in ombra, soffermandomi sul cielo stellato. Accidenti, quante erano! Non avevo mai visto tante stelle tutte assieme. Erano stupende.
Mi voltai verso Andrea beandomi del suo profilo delizioso.
«Se hai sete bevi pure», mi disse porgendomi una bottiglia di acqua naturale.
Scossi la testa. «No grazie, sto bene così», ribattei e lui sorrise.
«Va bene, se in futuro cambierai idea sai che è lì apposta.»
«E chi ti dice che ci sarà un futuro?»
Andrea mi fissò. «Perché domani ti chiederò di uscire ancora», rispose e io sorrisi come un'ebete.
Parcheggiò sotto casa mia. «Eccoci arrivati», disse accennando un sorriso e io lo ringraziai. «Non serve, davvero», mi rassicurò. «Domani che fai?»
Mi appoggiai allo schienale del sedile ed espirai l'aria dai polmoni. Che diamine avrei fatto domani?
«Non lo so, forse dipingerò un po'», riflettei.
«Tu dipingi?»
«Una volta dipingevo, ma poi...», poi avevo deciso di attuare il mio piano di vendetta e avevo letteralmente mandato la mia vita a puttane. Mi strinsi nelle spalle.«Non lo so.»
«E' passata l'ispirazione?»
«Si, qualcosa del genere.»
Mi fissai le mani.
«Hai messo il profumo?», chiese all'improvviso.
Aggrottai la fronte. «Si, si l'ho messo, perché? Da fastidio?»
«No, è buono», rispose semplicemente.
Si sporse un po', avvicinandosi al mio collo. Lentamente annusò la mia pelle e io sentii il fuoco incendiarsi nelle vene. Stavo bruciando per autocombustione.
«Già... è decisamente buono», mormorò tornando a sedersi dritto.
Cosa diamine era successo?
Aprii la borsa e cercai le chiavi. Dovevo andarmene il più velocemente possibile da lì. Dovevo scappare, altrimenti, con ogni probabilità gli sarei saltata addosso e questo non andava affatto bene.
«Beh, grazie ancora, di tutto», dissi avvicinandomi per dargli un bacio sulla guancia.
Andrea girò la testa e le sue labbra si posarono sull'angolo della mia bocca. Per la miseria!
Sorrisi e mi precipitai fuori da quell'auto. Andrea mi chiamò e voltandomi lo vidi. Era seduto al suo posto, con il braccio e il volto fuori dal finestrino. «Mi dai il tuo numero di cellulare?»
«Perché dovrei?», ribattei incrociando le braccia.
«Perché lo vuoi», rispose semplicemente.
Mi avvicinai a lui, accovacciandomi davanti alla sua portiera. «E come mi salverai?»
«Segreto», rispose facendo l'occhiolino.
Mi alzai e mi diressi nuovamente verso il cancello.
«Quindi? Non me lo dai?», mi chiese e io lo fissai da sopra la spalla.
Estrassi dalla borsa un pezzetto di carta e una Mont Blank originale che non volevo vedesse. Mi appoggiai al cemento dell'entrata e scrissi le mie 10 cifre personali.
«Sii paziente. Tua madre non te l'ha mai insegnato?», domandai porgendogli il foglietto.
Vidi la sua mascella contrarsi e capii di aver toccato un tasto dolente. Tralasciai la domanda e mi riavviai verso casa mia.
«Tessa, il mio non me lo chiedi?», domandò sorridendo.
Chiusi il cancello. «No, qualcosa mi dice che lo saprò molto presto», ribattei facendo l'occhiolino.
Andrea sorrise e ringraziandomi si avviò verso casa sua.
STAI LEGGENDO
Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)
RomancePer tutte le persone del mondo Teresa Minelli ha una vita piena e movimentata tra serate in discoteca, uomini e abiti nuovi da postare sui social, ma ciò che non sanno è la verità, ovvero che è totalmente sola. Proprio per questo la sua vita da qua...