16-ANDREA

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Avevo litigato con Elisa. Stasera non l'avrei accompagnata dal momento che forse ci sarebbe stata lei.

Tessa.

Mi ero vestito con i jeans e la Tshirt nera con lo scollo a V, le Nike dello stesso colore e il portafoglio marrone nella tasca posteriore.

Mi ero spruzzato una quantità enorme di deodorante, senza aggiungere altro. Non mi piaceva indossare il profumo. Non faceva per me.

Ero corso giù dalle scale ed ero entrato in macchina. Avevo avviato il motore e mi ero fermato sotto casa sua. Picchiettai le dita sul voltante e fissai il rivestimento chiaro del tetto. Tornai a posare lo sguardo sull'orologio. Erano le dieci e venti.

Guardai oltre il cancello ma nulla, lei non c'era.

Capii che non sarebbe venuta, così riaccesi il motore e, deluso, raggiunsi i miei amici.

Quando varcai la soglia del locale, Yuri e Davide erano già lì.

«Ehi bello, allora? Sei solo?», indagò quest'ultimo.

Mi strinsi nelle spalle annuendo.

«Fa caldo oggi, cosa ne dite se stiamo fuori?», ci chiese Yuri ed entrambi fummo d'accordo.

«Non lavori ?», indagai e il mio amico scosse la testa.

«No, oggi nada!», esclamò felice come una Pasqua e io scossi la testa ridendo.

Yuri ci raccontò di un lavoro che aveva dovuto fare a casa di una signora un po'... eccentrica, mentre Davide iniziò a narrarci delle sue disavventure amorose con una tipa che fu soprannominata la ragazza di Modena.

Afferrai il mio bicchiere di succo e ne bevvi un sorso. Prima di riappoggiarlo notai le facce dei miei amici cambiare.

«Porca miseria!», sussurrò Davide e io aggrottai la fronte.

«Accidenti... wow!», concordò Yuri.

Appoggiai il bicchiere sul tavolo, sporgendomi verso di loro. Yuri mi imitò. «Non ti girare, ma dietro di te, dall'altra parte della strada c'è una gnocca allucinante!», mi rivelò e io alzai le sopracciglia.

Feci per voltarmi ma questo mi bloccò. «Ma sei scemo? Non hai sentito quello che ho appena detto?»

Alzai le spalle e, lentamente, ruotai lo sguardo fino a quando non la vidi. Sbattei le palpebre. Per la miseria, non poteva essere.

Era lei, era Tessa.

La squadrai dalle scarpe col tacco spesso fino ai capelli raccolti indietro.

Era... bellissima. Appena si accorse di me, sorrise.

«Ehi Andre ci sta sorridendo!», esclamò Davide dandomi un colpetto al bicipite.

Sorrisi a mia volta e lentamente ci raggiunse. Prese una sedia e l'accostò affianco alla mia, sedendosi con eleganza. Appoggiò la borsa a terra e chiuse la cerniera.

Sollevò il volto e, notando lo sguardo trasognato dei miei amici, domandò: «Che c'è?»

Scoppiai a ridere. «Nulla, sono solo... sorpresi. Gli avevo detto che non saresti venuta dal momento che neppure io lo sapevo», le feci notare e lei mi rivolse un sorriso tirato.

«Scusami ma... non sapevo che scarpe indossare», mentì. Avrebbe potuto affacciarsi alla finestra e urlarmelo.

«Come sei arrivata?», indagai e lei, sbattendo le sue lunghe ciglia mi disse che l'aveva portata lo zio.

Il suo sguardo si spostò sui miei amici, i quali non avevano ancora smesso di fissarla.

«Aspetta un attimo lei sarebbe la tua vicina?», indagò Davide e io annuì. «Quella che hai detto che era...», stava per dire carina ma io gli diedi un calcio sotto al tavolo, zittendolo.

Tessa mi fissò curiosa e io scossi la testa come per dire che non sapevo a che si stesse riferendo. Il suo sguardo si spostò nuovamente sui miei amici.

«Ehm... piacere, io sono Tessa», si presentò porgendogli la mano ed entrambi si precipitarono a conoscerla.

«E... Tessa, bevi qualcosa?», chiese Yuri con un sorriso affascinante.

Molte ragazze lo trovavano irresistibile grazie ai suoi occhi penetranti. Da qualche tempo sospettavo pure di Elisa, ma probabilmente la mia era solamente paranoia.

«Si, un Bayles con ghiaccio», rispose con un sorriso dolce.

Accidenti era ancora più bella del solito, truccata e vestita così. Il suo sguardo si spostò sul mio bicchiere. «Che bevi?», indagò e afferrandolo, ne mandò giù un sorso.

I suoi occhi si spostarono nei miei, increduli. Riappoggiò il bicchiere sul tavolo e sbatté nuovamente le ciglia.

«Non posso crederci, un succo?», domandò come se stessi bevendo gasolio.

Annuii. «Già, se guido io non bevo», sostenni e lei piegò gli angoli della bocca verso il basso.

«Molto responsabile», sostenne e io sorrisi grato per quel complimento.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora