32-ANDREA

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«Credo che tu sia la persona più idiota sulla faccia della terra!», sostenne Yuri seduto sul pozzo.

Accordai la chitarra e suonai qualche nota. «Non capisco a cosa ti riferisci.»

Yuri si voltò verso Davide, il quale stava scrivendo un capitolo del suo libro. «Ti prego, vuoi dirgli qualcosa anche tu?»

Davide alzò lo sguardo dal suo racconto portandolo su di me. «Senza offesa Andre, ma Yuri ha proprio ragione.»

Sbuffai e mi rimisi strimpellare qualche nota. «Cosa dovrei fare, scusate?», chiesi spostando di lato la chitarra.

«Baciarla?», suggerì a sua volta Yuri con occhi sgranati e le sopracciglia alte.

«Si bravo, con lei che pensa ad un altro. Sai mi è già capitata questa cosa e cascasse il mondo non accadrà più. Sono stufo di provare sentimenti per ragazze che poi mi danno il due di picche e scelgono l'altro!», affermai e i miei amici fecero per aprire bocca ma io li zittii con uno sguardo truce.

«Posso solo dirti una cosa?»

«Se proprio devi.»

Yuri si schiarì la voce. «Tessa prova qualcosa per te.»

«Ti ringrazio ma non serve che tu menta», ribadii sdraiandomi sull'erba e portandomi le mani dietro alla testa.

«Non sto mentendo. Ieri le ho palesemente chiesto cosa avrebbe fatto se tu ti fossi fatto avanti e lei ha risposto che sarebbe stata parecchio in difficoltà, insomma capisci cosa vuol dire?»

«Si, che non sono io quello che vuole altrimenti avrebbe detto che avrebbe scelto me», risposi chiudendo gli occhi.

Yuri scosse la testa e se ne andò.

«Dove te ne vai?», domandò Davide alzando la penna dal foglio.

«A casa, sono stanco di sentire cavolate per oggi», rispose brusco prima di andarsene.

Restammo io e Davide sotto il solo cocente di metà giugno.

«Secondo me ha ragione. Tu a Tessa piaci e anche molto», sostenne continuando a scrivere.

Non risposi, limitandomi a fissare le nuvole nel cielo. Già, io le piacevo, ma non così tanto da essere la sua priorità. Ero agitato e confuso. Perché le avevo detto che avevo bisogno di spazio?

«Ieri sera mi ha chiamato Giulia», esordii e Davide annuì.

«Come sta?»

«Bene, ad Agosto si sposa e mi ha chiesto di essere il suo testimone.»

«Cavoli, che bello!», esclamò Davide fissandomi.

«Già, se non fosse che l'altra testimone è Stefania», dissi e il mio amico cambiò immediatamente espressione.

Con la mente tornai su Stefania e all'attimo in cui avevo creduto in noi.

Stavo dormendo sogni tranquilli quando fui svegliato dal citofono insistente. Chi diamine poteva essere? Mi alzai e raggiunsi quel marchingegno infernale.

«Chi è?», domandai sbadigliando e, fissando l'orologio, mi resi conto che erano quasi le cinque.

«Sono Stefania», rispose la voce tra i singhiozzi.

Stefania? Il cuore fece un balzo nel petto.

«Sali pure, terzo piano», dissi aprendole il portone.

Che diavolo ci faceva lei da me a quest'ora di notte? Mi fissai allo specchio dell'anticamera notando le occhiaie. Ero un orrore. Aprii la porta e mi spostai di fronte all'ascensore, aspettandola. Quando le pesanti porte di metallo si aprirono vidi il suo bellissimo volto sconvolto.

«Che ti è successo?,» chiesi abbracciandola forte.

«Neal... lui...», pianse.

La feci accomodare e la cullai tra le mie braccia per tutta la notte. L'abbracciai stretta, sotto le coperte del mio letto e, dopo aver pianto tutte le lacrime che possedeva, si addormentò. Per me invece fu impossibile. Il mattino seguente quando aprii gli occhi nella stanza invasa dal sole mi resi conto che non si trattava di un sogno. Stefania era davvero qui, tra le mie braccia e lentamente le accarezzai i capelli.

Mi alzai e andai a fare colazione. La raggiunsi e vedendomi con in mano del cibo fece una faccia disgustata.

«Sicura di non voler mangiare nulla?», le chiesi e lei scosse la testa.

Si rifugiò ancora di più sotto il piumone blu in tinta col resto della stanza. Mi sedetti accanto a lei con una banana e un kiwi.

«Sicura sicura?», ritentai e io lei si voltò dalla parte opposta.

«Voglio solo dormire», ammise e ripiombò nel sonno più profondo.


«Caspita, Andre io non potevo immaginare...», sussurrò Davide serrando le palpebre.

«Lo, so, chi mai avrebbe potuto.»


Quando rincasai, trovai Elisa seduta sull'altalena di legno mentre leggeva un libro.

«Cos'è? Studi?», chiesi avvicinandomi a lei.

Mia sorella posò lo sguardo su di me. «A dire il vero no, mi stavo dedicando un po' di svago», ammise mostrandomi la copertina di un romanzo rosa.

Chissà cosa ci trovavano le ragazze in storie sdolcinate come quelle dei libri. Impazzivano tutte per una smielatura qualsiasi ma quando questa veniva realmente detta ti squadravano come se venissi da Marte. Era semplicemente una finzione e loro lo sapevano bene, ma nonostante tutto non facevano altro che aspirare al Principe Azzurro.

Mi sedetti sull'altalena affianco alla sua e mi dondolai a mia volta.

«Che cosa leggi?», indagai.

«Sto leggendo un bellissimo libro in cui c'è questa ragazza ricca che si trasferisce per l'estate in Sicilia e lì incontra un musicista del posto. I due si innamorano follemente anche se lei mantiene segreta la sua identità. Questa ragazza è già promessa sposa ma quando incontra il musicista mette in discussione ogni cosa pur di star con lui», mi spiegò entusiasta.

La fissai perplesso. «Lo sai vero che queste cose accadono solo nei libri?», le domandai e lei annuì.

«Lo so, Andre. Tuttavia io voglio credere che l'amore, quello vero, sia capace di combattere qualunque cosa. Che non importa quali ostacoli o pressioni possa trovare sul suo cammino, perché resisterà.»

«Tu credi veramente che esista qualcosa del genere?»

Elisa mi prese una mano tra le sue. «Tu no?»

Spostai lo sguardo sulla mia ombra. «A dire il vero, non lo so più.»


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora