19-TESSA

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Quella notte non ero riuscita a chiudere occhio. Continuavo a ripensare ad Andrea e la cosa era abbastanza strana. Non mi capitava da tempo, da troppo tempo. L'ultima volta era successo quattro anni prima. A quei tempi ero una brava ragazza e poi avevo conosciuto lui: Neal Ricci.

L'avevo incontrato la prima volta in un bar in centro Milano. Indossava jeans chiari e una camicia bianca rimboccata sui gomiti. I suoi capelli neri risplendevano sotto le luci colorate del pub, mentre i suoi occhi azzurri mi avevano fatta capitolare. Era semplicemente bellissimo. Appena mi aveva vista si era staccato dal suo amico e mi aveva raggiunta.

«Posso dirti una cosa? Sei bellissima.»

«Grazie, anche tu non sei niente male», avevo ribattuto io.

Si presentò ed io feci lo stesso. Dopo quella serata uscimmo un po' di volte. Con lui mi trovavo bene, mi sentivo... speciale e amata. Peccato che era tutta una burla, poiché l'affascinante principe azzurro si era infatti rivelato essere, un perfetto stronzo.

Mi ero ripromessa di non cascarci mai più, non aveva senso stare male per qualcuno. Ma allora perché stavo pensando al mio vicino? Perché non riuscivo a staccare la mente da Andrea? Dai suoi capelli scuri, dai suoi occhi dolci, dalle sue labbra carnose, le quali avrei voluto sentire su di me.

Ripensai al bacio sull'angolo della bocca, al suo fisico muscoloso, al suo stupendo sedere sodo. Pensai come dovesse essere fare sesso con lui, sentirlo dentro di me, vederlo godere, osservarlo mentre perdeva il controllo. Così con quei pensieri, mi addormentai.

Il mattino seguente mi svegliai sentendomi divinamente. Avevo sognato di fare sesso con Andrea ed era stato molto bello. Ovviamente lui era stato bravissimo. Mi stiracchiai e mi alzai raggiungendo la cucina. Agata era già in piedi, intenta a sfornate focaccine calde e caffè bollente.

«Mmm, che profumino», mormorai e lei si spaventò sentendomi.

«Oddio, signorina, mi ha spaventata!», ansimò portandosi una mano sul cuore.

«Mi dispiace molto», sussurrai sedendomi al tavolo della cucina.

Agata si pulì le mani nel grembiule e mi porse la tazza di caffè.

«Ecco, tenga. Se vuole le porto di là delle focaccine», mi propose con un sorriso caldo e gentile.

«Certo, mi farebbe molto piacere», risposi e alzandomi mi diressi in salotto.

Sulla soglia mi fermai. Perché dovevo andare di là e stare sola tutto il tempo? Mi voltai e tornai a sedermi al tavolo della cucina. Agata mi fissò curiosa. «Qualcosa non va, signorina?»

Scossi la testa. «Agata ti ho già detto che devi chiamarmi Tessa e, per rispondere alla tua domanda, no, non c'è nulla che non va. Vorrei solo stare un po' con te e parlare, se ti va», ammisi con lo sguardo fisso sulle mie dita intrecciate.

«Certo, sign... Tessa. Mi fa molto piacere. Mi dica.»

Presi un lungo sospiro e bevvi un sorso di caffè. «Ho conosciuto un ragazzo.»

«Davvero?», chiese lei con le sopracciglia sollevate e lo sguardo incuriosito.

«Già, si chiama Andrea è il nostro vicino di casa.»

«E come vi siete conosciuti? Se posso, ovviamente», disse sedendosi accanto a me.

«La prima sera che siamo arrivati sono uscita. Volevo vedere cosa c'era di speciale in questo posto e non ho trovato nulla. Ad un certo punto ho perso un orecchino, di diamanti, per lo più. Lui mi ha vista, mi ha chiamata e io sono scivolata, trascinandolo nell'erba con me», risi.

Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora