14-ANDREA

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Ero nella stalla. Asso nella sua cella e io lo stavo sellando. Cosa era successo prima?

Tessa si era stretta a me, il suo corpo che aderiva al mio, perfettamente. Avevo guardato i suoi occhi, perdendomi in essi. Erano straordinari. Le sue labbra mi avevano richiamato e per un solo attimo avevo pensato di baciarla.

Scossi la testa e montai su Asso. Il mio cavallo nitrì e io dandogli una dolce pacca sul collo lo incitai a correre più veloce.

Cavalcare era liberatorio, la cosa che preferivo al mondo. Poter sentire l'aria fresca sul volto, l'essere un tutt'uno con l'altro. Il mio cavallo nero era... spettacolare. Lo amavo davvero molto. Chissà se a Tessa sarebbe piaciuto cavalcare, sicuramente l'avrei scoperto. Tornai alla stalla e smontai da Asso. Lo nutrii e poi rincasai.

Appena entrai in cucina, mio padre mi raggiunse. «Andrea, allora, come vanno i raccolti? Oggi sono stato a trovare il padre di Lorella e mi ha detto che le sue fragole sono buonissime. Secondo te possiamo dire lo stesso delle ciliegie?», domandò dondolandosi sulla vecchia sedia.

Mi appoggiai alla mia, abbassai il capo in segno si assenso. «Si, credo di si, comunque è meglio aspettare ancora qualche giorno prima di dare la notizia bomba», lo presi in giro e lui scosse la testa ridendo. Per mio padre le ciliegie erano come una reliquia, perché erano le sole cose che le rimanevano di lei...

Pochi attimi dopo Elisa ci raggiunse sbattendo la porta d'entrata dietro di lei. Io e papà ci fissammo negli occhi perplessi.

«Chi diamine è arrivato, un tornado?», scherzò lui e io risi.

«Non potete nemmeno immaginare ciò che è successo!», sbraitò mia sorella raggiungendoci in cucina.

Si tolse dal collo la tracolla e la lasciò cadere a terra. Si avvicinò al frigorifero e prese il cartone del latte. «Quella grandissima antipatica di Isabella se la fa con Gianfranco, capite? Il mio Gianfranco!», gridò bevendo.

Io e papà ci lanciammo un'occhiata.

«Sorellina, lo so ma ti ricordo che tra te e Gianfranco non c'è mai stato nulla quindi...», tentai di dire ma lei mi sbraitò addosso più di prima.

«Ma non importa! A me lui piace e se lei fosse stata realmente mia amica, non se lo sarebbe mai fatto!», sostenne infuriata.

Alzai le mani in difesa e mi rintanai nella mia stanza. Mi appoggiai alla porta della camera e pensai a lei, Tessa. Rendendomi conto che per la prima volta da molto tempo non stavo pensando a Stefania, sorrisi felice.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora