49-TESSA

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Quando il mattino aprii gli occhi, mi sentii fuori posto. Non capivo cosa non andasse eppure, una stranissima sensazione si faceva largo in me. Mi voltai di lato, scoprendo a pochi centimetri dal mio, il viso di Andrea. Stava dormendo e i suoi occhi, ora chiusi erano circondati da ciglia nerissime e folte.

Andrea aveva avuto il coraggio di raccontarmi di sua madre, di ciò che era successo tra di loro e dell'inspiegabile motivo per cui era sempre sull'attenti con Elisa. Ma io? Cosa avevo fatto io? Nulla.

Gli avevo mentito come sempre. Purtroppo ero consapevole che a furia di raccontare bugie queste finiscono per intrappolarti.

 Mi alzai dal letto cercando di non fare rumore e raggiunsi il bagno. Mi sciacquai la faccia con l'acqua fredda e mi fissai allo specchio.

Mi trovavo davanti ad un bivio. Potevo raccontare ad Andrea la verità su chi fossi realmente e perderlo per sempre, oppure continuare a tacere e passate le ultime tre settimane a coccolarmi tra le sue braccia prima di tornare a Roma e ricominciare con la mia vita.

Sapevo cosa avrei dovuto fare ma... ero davvero pronta all'eventualità di perderlo?

Tornando in camera vidi il mio telefono illuminarsi. C'erano due chiamate perse: una di Luisa e l'altra di Gloria. Per prima decisi di chiamare quest'ultima.

«Pronto?», rispose dopo un paio di squilli.

«Ciao Gloria», la salutai sorridente. Avevo raggiunto il balcone e mi ero seduta su una sedia coi piedi appoggiati sul tavolino di plastica. Tra le mie dita una sigaretta.

«Wee, allora come te la passi nella capitale della Moda?»

«Tutto bene, non posso lamentarmi», ammisi espirando il fumo dalla bocca.

«E dimmi un po'... è tornato utile il mio regalo?», domandò curiosa.

Scoppiai a ridere. «Ma che tipa che sei! Comunque si, direi molto utile», ammiccai e la sentii ridere a crepapelle.

«Benissimo, sono molto contenta per te! E senti un po'... gliel'hai poi detto?»

Sospirai. «Non ancora...»

«Tessa...»

«Si lo so che dovrei, solo che non me la sento. E' tutto oggi che ho una stranissima sensazione e per il momento preferisco lasciar perdere», sentenziai.

«Certo, dico solo che più aspetti e peggio sarà. Ti voglio bene e non voglio vederti soffrire, okay?»

Annuii. «Lo so, grazie. Raccontami un po' come va lì», la spronai e lei iniziò a raccontarmi di quello che succedeva in campagna.

Dopo averla salutata, chiusi gli occhi e mi godetti il sole milanese sulla pelle. Il cellulare iniziò a vibrarmi tra le dita.

Accidenti, Luisa!

«Pronto?», risposi fingendomi allegra.

«Ah, finalmente ti degni di rispondermi mia cara!», mi rimproverò immediatamente.

Mi strinsi nelle spalle. «Scusami, hai ragione. Come stai?»

«Sto che il prossimo weekend sono da te!», m'informò.

«Ah si? E a cosa devo il piacere?», domandai poco divertita. Ultimamente avevo iniziato a riconsiderare il rapporto che avevamo io e Luisa. Fino ad un mese fa ero convinta fossimo amiche per la pelle, mentre ora iniziavo a sospettare che il suo gironzolarmi intorno non fosse altro che puro gossip. Forse grazie a Gloria avevo capito quale fosse il vero significato dell'amicizia. A lei non importava che fossi un personaggio famoso. Ciò che aveva senso erano le nostre chiacchierate durante le afose passeggiate tra i prati, oppure i cocktail a bordo piscina. Non importava che fossi Teresa Minelli. Per lei ero semplicemente Tessa e per questo l'adoravo.

«Semplice, ci vediamo e ho intenzione di farmi Yuri!», ribatté lei sicura di ogni parola.

Chiusi gli occhi per un attimo, stingendoli più che potevo.

«Va bene», acconsentii.

Era inutile dirle di no, per quello bastava Yuri e se il concetto non le era stato chiaro una volta allora era meglio farselo ridire.

Dopo averla salutata decisi di godermi il paesaggio. Milano era una grande città, ricca di palazzi, arte, negozi ma mancava qualcosa in quello scenario mozzafiato: la bellezza della natura.

Una volta ero affascinata da quel mondo, eppure, dopo aver visitato diversi posti assieme ad Andrea non ero riuscita a ritrovare le sensazioni che mi avevano regalato quei luoghi. Le vie trafficate, i negozi gremiti di gente, i palazzi antichi non destavano più in me le sensazioni di un tempo. A sostituirli invece erano state le cavalcate lungo le colline, le stellate notturne, il riflesso del sole sull'acqua. Prima di Andrea non mi ero mai soffermata a pensare alla natura come forma d'arte, invece era proprio così: l'arte più antica e strepitosa.

Chissà perché Yuri aveva deciso di andarsene quella sera... in fin dei conti Luisa era una bellissima ragazza e dalla mente molto aperta, eppure... lui nulla. Nella mia mente vagò un sospetto. E se fosse innamorato di un'altra? Già ma chi? Se così fosse, perché non ce ne parlava? Forse perché... perché...

In quel momento la porta finestra si aprì e Andrea fece il suo ingresso stropicciandosi gli occhi con le dita.

«Buongiorno», lo salutai sorridente.

«'Giorno», sbadigliò lui e poi si chinò su di me per darmi un lungo e sensuale bacio.

Prese posto di fronte a me e osservò il paesaggio con aria imbronciata.

«E' strano ritrovarsi qui», mormorò fissando l'orizzonte.

«Se c'è qualcosa che vuoi dirmi fa pure. Ti prometto che non mi offenderò», risi nervosa.

Andrea mi sorrise. «Non so se dovrei...»

Mi avvicinai a lui. «A me puoi dire tutto. Ti giuro che sono più comprensiva di quello che immagini», sorrisi. Andrea si fece serio. Mi sedetti in braccio a lui. Le mie mani strette sulla sua nuca. «Hai paura di incontrare la tua vecchia fiamma?», scherzai, più o meno.

Gli occhi di Andrea si sbarrarono e io capii di aver centrato il punto. «Il fatto è che la incontrerò per forza. È l'altra testimone. Lei e Daniele sono migliori amici», rivelò.

«Oh...», risposi semplicemente. Una domanda mi balenò in mente. «Perdonami se ti faccio questa domanda ma... perché io sono qui? Insomma è perché mi vuoi al tuo fianco oppure per pareggiare i conti?»

Gli occhi di Andrea si strinsero in due fessure. «Secondo te? Ti avrei portata qui, al matrimonio della mia migliore amica, avrei fatto l'amore con te, solo per poter pareggiare i conti con Stefania?», gridò arrabbiato.

Stefania... ecco come si chiamava.

«Dovevo saperlo...», lo rassicurai.

«Il problema è questo, dovevi

Andrea si alzò e sparì in bagno.

Che diavolo avevo fatto? Perché non ero stata zitta? Aveva ragione ad essersi infuriato visto che l'avevo accusato di avermi usata. Lo raggiunsi nella doccia.

Aprii lo sportello e mi immersi sotto il getto caldo che gli bagnava la schiena. Lo abbracciai, posandogli dolci baci sul dorso.

«Mi dispiace», sussurrai con le labbra a contatto con la sua pelle.

«Anche a me», ammise con voce roca.

Si voltò e iniziò a baciarmi con passione, mentre l'acqua scorreva su di noi.

Andrea mi baciava come se avesse fame di me e io ero stata una stupida a pensare che fosse solo un modo per rimpiazzare qualcun'altra. Lui aveva bisogno di me esattamente come io di lui.

Le sue labbra scivolarono sul mio collo e poi più in basso. La mia mente si annebbiò e io non ebbi più dubbi. Io e Andrea eravamo diventati una cosa sola.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora