12-ANDREA

492 25 0
                                    



Ero sudato.

Ero sporco.

Ero stanco.

Dopo una mattinata di intenso lavoro come potevo non esserlo?

Mi ero svegliato all'alba, ero andato nel campo, avevo accompagnato mia sorella a scuola a causa dello sciopero dei mezzi ed ero andato alla stalla. Avevo nutrito Asso, promettendogli una bella cavalcata nel pomeriggio, cosa che avevo ovviamente fatto, ma solo dopo aver controllato i pomodori e le ciliegie.

Era più semplice quando ero a Milano e la sola cosa che dovevo fare era sorridere ad un obiettivo mentre stringevo al fianco una ragazza. Ogni tanto mi capitava di sistemare dei vestiti ma... non era per nulla paragonabile a questo.

Entrai in garage e mi appoggiai alla parete con le braccia incrociate, fissando la Smart. Chiusi gli occhi, perdendomi nei ricordi.

Avevo appena terminato il turno. Vedere Stefania era stata una gioia, ma scoprire che nel suo cuore e nel suo letto c'era già qualcuno era stata come una lama conficcata nel petto. Mi incamminai verso l'uscita, chiacchierando con qualche altro ragazzo su una partita dell'Armani. Non mi interessava particolarmente il basket ma non mi dispiaceva neppure.

«Chiamo Daniele, mi faccio venire a prendere», mormorò qualcuno in modo agitato e io aggrottai la fronte.

Qualcuno stava discutendo. Scossi la testa pensando che quelli non erano affari miei e scambiai due chiacchiere con Filomena, una ragazza dall'aria di chi la sapeva lunga.

«No, tu ora parli con me, non con Daniele, si può sapere perché ti sta sempre addosso? Cos'è è forse innamorato di te?», chiese il ragazzo con odio nella voce.

«Stai scherzando spero! Daniele è il mio migliore amico, non è innamorato di me, è come se fossi sua sorella! Perché invece non parliamo di qualcuno che è innamorato di te!», gridò lei.

Appoggiai la testa al muro.

«Senti Andrea se ti va magari dopo ci possiamo vedere», mi sorrise Filomena.

«Ti ringrazio ma sono molto stanco, credo che andrò a casa e dormirò», mi scusai.

Non avevo voglia di nessuno solo di... lei. Uscii dal retro e mi diressi verso la mia Smart blu. Presi le chiavi e aprii l'auto quando un riflesso sul vetro mi bloccò.

Non poteva essere, eppure...

Mi voltai e vidi Stefania accanto a me.

Gli occhi che trattenevano a stento le lacrime, il volto contratto dalla rabbia e dalla delusione.

«Andrea, scusami mi potresti dare un passaggio?», chiese agitata.

Non riuscivo a capire, cosa ci faceva lei lì? Perché non era alla festa a divertirsi? Gettai un'occhiata dietro alla sua spalla e vedendo in lontananza Neal che parlava con un tipo alto e muscoloso le aprii la portiera. Salii al mio posto e chiusi la macchina dall'interno. Era lei che litigava prima? Perché? Cosa cavolo era successo? Accesi l'auto e Neal, accorgendosi di dove fosse, ci raggiunse. Le portiere erano chiuse e i finestrini alzati, eppure riuscivamo entrambi sentirlo gridare il suo nome e supplicarla di scendere. Ero fermo, immobile, non sapevo che fare.

«Andrea, per favore, parti», mormorò e, senza farmelo ripetere due volte, alzai la frizione.

«Dove andiamo?», le chiesi una volta sparita l'immagine del suo fidanzato che correva dietro all'automobile. «Vuoi che ti porti a casa?»

Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora