9-TESSA

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Ma guarda questo?

Da dove diavolo era spuntato?

Dopo cena mi ero rotta di stare chiusa tra quelle mura e avevo deciso di fare una passeggiata intorno al casolare. Eccetto un'altra abitazione, era tutta campagna aperta e volevo godermi la fresca brezza serale sulla pelle. Mi ero cambiata e avevo indossato un paio di comode nike, per fortuna.

Mentre passeggiavo mi era arrivato un messaggio di Luisa che mi diceva che stava andando ad una festa da sballo. Che invidia...

Chiusi gli occhi ricordandomi ciò che avevo scoperto dal dottore in ospedale e li strinsi tanto da non rendermi nemmeno conto che mi stavo comprimendo così tanto la testa da farmi male. Le dita scivolarono sull'orecchio destro, sentendolo nudo.

E l'orecchino?

Presi l'Iphon e con la torcia illuminai l'erba alta. Accidenti! Era come cercare un ago nel pagliaio!

I miei orecchini di diamanti... Cartier...

Mi ero accucciata un po', sporgendomi verso la collinetta, poco alta per mia fortuna, quando una voce mi aveva chiamata e, spaventata, avevo perso l'equilibrio.

Ricordai di essermi aggrappata a qualcuno e appena riaprii gli occhi lo vidi. Era un ragazzo, moro con gli occhi scuri. Il volto era in ombra, leggermente illuminato dalla luce lunare.

Mi aveva appena chiesto qualcosa, se stavo bene.

Ma dico, era forse rincoglionito? Come potevo stare bene? Ero ridotta uno straccio!

«Posso... dove devi andare?», mi chiese osservandomi attentamente.

Alzai lo sguardo incrociando il suo. «A casa, ecco dove me ne vado», risposi secca.

Mi voltai e un dolore lancinante mi colpì la gamba. Tentai di camminare ma il solo risultato fu zoppicare.

«Lascia che ti accompagni io», mi propose questo e io lo guardai da sopra la spalla.

«Non mi serve la tua pietà», ribattei trascinandomi la gamba.

Sbuffò. «Non si tratta di pietà, ma di semplice cortesia», sostenne raggiungendomi. «Senti, mi spiace di averti spaventata e fatta cadere, tuttavia è successo e il minimo è fare in modo che torni a casa sana e salva... per quanto possibile», sostenne serio.

Fissai i suoi occhi scuri sentendomi stranamente al sicuro. Annuii.

«Bene, ora... riesci a risalire la collinetta?», chiese e io ci provai.

Mi tese una mano e io l'afferrai. Sentii una strana scossa dentro di me. Questo ragazzo aveva braccia molto muscolose e i suoi bicipiti erano... wow. Espirai l'aria nei polmoni cercando di ritrovare me stessa.

«Ce la fai?», mi sussurrò stringendo più forte la presa.

«Certo, non sono mica un'invalida!», ribattei e lui scoppiò a ridere. «Scusa mi trovi divertente?», sbottai irritata.

Scosse la testa. «No, mai pensato qualcosa del genere», rispose alzando le mani come per difendersi.

Arrivammo davanti ad una Punto bianca con la portiera del conducente aperta. Il ragazzo mi aprì la portiera e io mi sedetti all'interno di quella... macchina.

Aggirò l'automobile, sedendosi al suo posto. «Dove la porto signorina?», disse citando uno dei miei film preferiti.

Avrei voluto rispondere su una stella ma la sola cosa che volevo era una bella doccia e un letto morbido.

Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora