60-ANDREA

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Neal e Stefania se n'erano andati, lasciandomi solo coi miei pensieri.

Cosa avrei dovuto fare? Avevo fatto bene a far si che Teresa sparisse dalla mia vita? E se sì, per quale motivo mi sentivo così vuoto e solo?

Il telefono squillò e io mi precipitai a rispondere.

«Ciao fratellone! Allora come stai?», domandò Elisa con tono troppo squillante.

«Bene», mentii. «E tu? Come ti trovi? Ti piace La Scala?»

«Scherzi? È semplicemente sublime!», esclamò eccitata.

«Eli, tutto bene? Mi sembri un po' strana», le chiesi.

«E' solo che... no, nulla.»

«Va bene, me ne parlerai a casa», concordai. «Scusami.»

«Per cosa mai dovresti scusarti?»

Una lacrima mi cadde sulla guancia. «E' colpa mia se mamma non è lì con te.»

«Non dirlo nemmeno per scherzo, Andre. Non l'ho mai pensato, e nemmeno tu dovresti credere a una scemata del genere!», s'infuriò. «E' stato un incidente, non è stato voluto. Sarebbe potuto capitare a chiunque. Tu sei mio fratello e io ti voglio bene! Perciò smettila, affronta questa cosa e vai avanti!»

Sorrisi nel constatare la determinazione che aveva nella voce.

«Va bene, ci proverò.»

«Non provarci, riescici.»



Camminai fino al cimitero. Non ci andavo da un sacco di tempo. Vedere mia madre riassunta in una lapide era un dolore insopportabile per me, perciò preferivo ritrovarla nei fiori di capo, nella sua vecchia abitazione o nell'aria fresca del mattino.

Mi accovacciai davanti alla lapide e accarezzai la foto nella quale sorrideva felice.

«Ciao mamma», sorrisi nostalgico al ricordo delle colazioni fatte assieme. «Scusa se non sono venuto prima», dissi e lentamente iniziai a raccontarle tutto, Teresa compresa.

Me la immaginai al mio fianco a darmi consigli. Lei però non c'era e io ero il solo a dover prendere una decisione.



Incontrai Davide davanti al locale di Yuri.

«Allora, pronto per la laurea?», domandai e il mio amico annuì poco convinto.

«Sì, anche se spero di riuscire ad ampliarla ancora un po'», mi spiegò.

Ci sedemmo al bancone e ordinammo due birre piccole. Arrivò Gloria che prese posto accanto a noi.

«Domani vado a Roma», annunciò.

«Davvero?», chiese Davide e lei annuì.

«Si vado a trovare Tessa!»

Il respiro si fece pesante e tentai di scacciare la sua immagine dalla testa.

Parlammo del più e del meno, fino a quando, alle ore ventidue, alla televisione non trasmisero l'intervista dell'anno: Teresa Minelli.

Deglutii nel vederla nel suo vestito verde scuro coi sandali dorati. Era splendida.

La conduttrice fece diverse domande a Teresa, come le scuole frequentate e del perché era una fashion blogger.

«Dunque Teresa, sappiamo che per qualche anno hai avuto un periodo un po' travagliato, vuoi raccontarci il motivo?», le chiese la sua interlocutrice.

«Ecco... potrei dirvi un sacco di cose, come che l'esperienza di un amore sbagliato mi abbia portato a credere che morire fosse migliore che soffrire, oppure che i miei genitori hanno sempre fatto tutto per l'immagine, ma mentirei. La sola responsabile dell'accaduto sono io. Avrei potuto affrontare la questione a testa alta, cercando di affrontare gli ostacoli, invece di nascondermi dietro futilità come effettivamente ho fatto», disse seria. Era la mia Tessa e per la prima volta riuscivo a vederla realmente.

«Vedo che sei tornata la Teresa di una volta, questo cambiamento è dovuto a qualcuno?»

Il mio cuore si fermò un attimo.

«Certo», rispose Tessa.

«E possiamo sapere di chi si tratta?»

Tessa scosse la testa. «Mi dispiace, ma non posso rivelare il suo nome. Lui... è stato come il faro nella notte. Quel porto sicuro, la luce che illumina il cammino pieno di oscurità. Mi ha fatto ritrovare la me stessa del passato, quella ragazza solare e spiritosa che era scomparsa da un po'. Non solo ho trovato qualcuno da amare, ma qualcuno che mi ha aiutato ad amare di nuovo me stessa.»

I miei occhi erano fissi sul televisore, mentre la mano di Davide era posata sulla mia spalla.

«E state ancora insieme?»

«No», sussurrò Teresa. «Lui... ha sofferto molto a causa mia. Gli ho mentito su chi fossi realmente e lui si è sentito tradito. Non posso biasimarlo per questo.»

«Se lui ti stesse guardando in questo momento, cosa gli diresti?»

Il mio fiato era sospeso, in attesa delle sue parole.

Tessa fissò dritto in camera. «Se mi stai ascoltando, voglio che tu sappia che lo capisco. So perché sei arrabbiato con me e va bene così. Tu sei stato il mio faro, quello che mi ha illuminato il cammino disseminato da pericoli e oscurità. Voglio che tu sappia che io sarò sempre il tuo. La luce sarà sempre accesa per te.»

Tessa prese il microfono in mano e, a cappella, cantò il ritornello di Leave the Light on di Tom Walker.

Gloria mi afferrò la mano. «Va da lei», mi sussurrò e in quel momento capii ciò che dovevo fare.

Corsi verso la macchina e una volta avviata parti verso la mia meta: Tessa.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora