21-TESSA

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«Allora, me lo vuoi far vedere si o no questo fantomatico vicino di casa?», m'implorò Luisa dalla webcam.

Ero seduta alla mia scrivania, i piedi sul legno del tavolo e la schiena comodamente appoggiata alla sedia imbottita.

«Certo, ti inoltro l'immagine del profilo», dissi e pochi istanti dopo potei notare in diretta mondiale la faccia della mia amica che sbiancava.

«Per la miseria, ma che figo!»

«Già... ed è anche molto dolce, simpatico, altruista... Dio è l'uomo perfetto!», ammisi premendomi le tempie tra le mani.

«E lo fa bene?»

Alzai di getto la testa, fissando il suo sguardo. «Che cosa?»

«Come cosa, quella cosa... s-e-s-s-o», scandì mettendo le mano affianco alla bocca.

Spostai lo sguardo da lei e Luisa sbarrò gli occhi, scioccata.

«No! Non posso crederci! Non l'avete ancora fatto?»

«No, non ancora... se devo dirla tutta non ci siamo neppure baciati.»

«Non capisco Teresa, cosa ti ferma?», chiese con la fronte corrucciata.

Istintivamente mi portai una mano all'addome.

Perché per diversi giorni non potrò farlo, pensai.

«Nulla... pensavo solo che non ho voglia di ricadere nei miei errori del passato», confessai.

«Capisco, comunque stavo pensando che magari il prossimo weekend vengo a trovarti, che ne dici?», propose.

«Luisa sarebbe bellissimo! Si ti scongiuro, vieni!», la implorai e lei sorridente acconsentì.

Ero sdraiata sul mio letto con lo sguardo perso nel vuoto. Come ci ero arrivata fino a lì? Mi girai su un fianco e chiusi gli occhi, espirando tutta l'aria dai polmoni.

 Con la mente tornai a Neal e a tutto quello che avevo trasgredito: ero andata contro i miei genitori per la prima volta e... mi ero innamorata. Credevo di essere al top, invece ero sprofondata in un baratro appena avevo scoperto che la nostra relazione per lui non era altro che divertimento. Per un attimo avevo addirittura pensato di farla finita. Tutto quello che era importante per me era stato spezzato. Non contava più nulla. Il mio sguardo si spostò sulla minuscola cicatrice che ora era scoperta, alla vista di tutti e strinsi gli occhi ancora più forte. I miei genitori, al posto di starmi vicino, avevano preferito farsi da parte, limitandosi a pagare le persone per tenere segreta la mia pazzia. Preferivano ignorarmi e io avevo deciso di punirli. Avevo iniziato a bere, pesantemente. Luisa era la sola che mi era affianco. Con lei potevo fare ciò che volevo, essere me stessa senza dover vivere seguendo delle stupidissime regole. Poi, a furia di trasgredire avevo rischiato la vita e...

Schiusi gli occhi e mi alzai dal letto, raggiungendo la finestra, aprii i vetri e inspirai l'aria dell'estate alle porte. Ormai era già giugno. Il caldo era soffocante e il sole bruciava. Indossavo un top nero e dei pantaloni beige leggeri. Guardai verso i campi e, notando il trattore in funzione, pensai immediatamente ad Andrea.

Lo conoscevo da pochi giorni, eppure con lui mi sentivo bene.

La voglia di raggiungerlo c'era, ma non avrei precipitato le cose; Andrea era impegnato ed io l'avrei rivisto stasera. Sarei uscita con loro, o meglio... con lui. Si trattava unicamente di avere pazienza.

Scesi le scale di marmo esterne, godendomi i raggi del sole sulla pelle e raggiunsi la cucina. Quella mattina avevo parlato con Agata e con Luciano e, per la prima volta, non li avevo visti come miei dipendenti, ma semplicemente come esseri umani.

«Tessa, cosa posso fare per lei?», mi chiese Agata con un sorriso gentile.

Ce la stava mettendo tutta a chiamarmi per nome, tuttavia non riusciva proprio a darmi del tu.

«Un bicchier d'acqua.»

Agata si sporse verso la credenza e mi versò una quantità esorbitante di freschezza. Lo bevvi tutto d'un fiato sentendomi in Paradiso.

«Credi che Luciano mi può accompagnare in paese? Vorrei fare un giro.»

«Certo, glielo chiamo immediatamente.»

«Grazie, vado a prepararmi, allora!»

«Lei è già bella così», mi sorrise.

Rimasi ferma, immobile. Mia madre non mi aveva mai fatto un complimento. Nessuno me li aveva mai fatti, o meglio, non disinteressati.

«Grazie.»

Salii in camera mia e cambiai maglia, indossando una Tshirt nera incastonata da lacci oro, mantenendo gli stessi pantaloni. Ai piedi infilai un paio di scarpe in tinta con la maglia. Mi spazzolai i capelli lisci acconciandoli in una mezza coda. Dopo essermi truccata, scesi le scale, raggiungendo Luciano, il quale era già sulla soglia con le chiavi dell'auto in mano.

«Mi raccomando, si diverta.»

«Certo Agata, lo farò», dissi poco prima di partire.

Il viaggio non durò molto, solo dieci minuti, proprio come la sera prima con Andrea.

Il panorama che mi circondava era davvero meraviglioso. Già, proprio come diceva la canzone che stavano trasmettendo alla radio. Il mondo era pieno di cose belle, uniche e stava solo a noi rendercene conto.

Scesi dall'auto promettendo a Luciano di chiamarlo appena volessi rincasare. Vidi la BMW sparire oltre la discesa e mi voltai verso il paesino. Strinsi la mia shopper nera e mi avvicinai lentamente al centro. Mi sentivo osservata, giudicata ed ero letteralmente terrorizzata. Mi avevano riconosciuta?

Inforcai gli occhiali da sole e afferrai il mio Iphon X. Controllai la mia pagina Facebook e le notizie di Gossip su di me. Secondo il resto del mondo, mi trovavo sdraiata sotto il sole in un isola dei Caraibi, in realtà ero sperduta nella campagna toscana. Entrai in un negozio di vestiti o meglio, nell'unico negozio di vestiti. Era piuttosto piccolo e retrò, coi muri a mattonelle e le vetrate ad arco. Dietro al bancone c'era una ragazza che avrà avuto più o meno la mia età. Era bionda, riccia e dall'aria molto intelligente. Appena puntò i suoi occhi scuri nei miei, mi sorrise. «Buongiorno, posso aiutarti?», chiese aggirando la cassa, raggiungendomi.

Mi voltai e notai che due anziane sparlavano di me, probabilmente.

La giovane commessa lanciò uno sguardo dietro la sottoscritta e corrucciò la fronte. Probabilmente doveva essersi accorta del mio imbarazzo. «Tranquilla, non sei tu, fanno sempre così quando arriva qualcuno di nuovo in città.»

«Davvero?», domandai poco convinta.

«Certamente!»

La ragazza si guardò intorno. «Allora, come posso aiutarti...»

«Tessa.»

«Tessa? Che bel nome! Io sono Gloria.»

«Grazie, è un piacere», mormorai stringendole la mano. «A dire il vero non saprei, cercavo un vestito. Sai stasera dovrei uscire...»

«Allora è un appuntamento galante!», mi canzonò lei ma io scossi la testa ridendo.

«No, non direi galante, esco con tre ragazzi.»

Gloria mi squadrò scioccata. Capii che poteva suonare male così alzai le mani in difesa. «No, non in quel senso! Sono solo... amici», spiegai e lei scoppiò a ridere.

«Certo, avrei dovuto immaginarlo.»

Ci spostammo verso gli abiti e me ne fece provare tre. Il primo era un tubino bianco e nero, il secondo uno rosa, molto attillato sui fianchi e l'ultimo era stile impero, morbido, nero con la cintura in vita. Li acquistai tutti e tre, optando per l'ultimo per l'imminente serata.


Come il Faro nella Notte (5- The Lovers Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora